BLOHM UND VOSS Bv.222 “Wiking” da kit revell in scala 1/72

Il nostro amico Ivano Dimastrogiovanni ci presenta un lavoro completo dove il soggetto principale è un immenso idrovolante tedesco della IIWW ma il corollario intorno copre vari settori del modellismo, dai mezzi militari, ai figurini ed alla dioramizzazione. Scopriamo insieme come lo ha realizzato.

Diorama, Testo e foto di Ivano Dimastrogiovanni

Scheda Tecnica.

BLOHM UND VOSS Bv.222 “Wiking”

Modello:         Revell N°04383 Blohm & Voss BV 222 V-2

Scala:              1/72

Modello:         Esci N°8052 Opel Blitz with 2 cm flak 38

Figurini:          Airfix N°A01755; Preiser N°72509; Preiser N°72527

Accessori:       dal modellismo navale della ditta Amati ho preso le bitte e le barche (scialuppe) di diverse misure, listelli di legno mm. 3 x 0,5

Materiali:        Polistirene, das, gesso legno, filo di cotone e... tanto colore

Autore:           Ivano Dimastrogiovanni

Genesi di un modello

Guardo gli scaffali zeppi di modelli, non c'è logica in questo accantonamento che viene rovistato ogni volta che cerco qualcosa, che so di avere o, peggio ancora, di aver comprato e mai aperto, e so che è in mezzo a questo deposito che ora ho di fronte. In mezzo a tutte queste scatole alcune gloriose (ho ancora alcuni Esci) lo sguardo si posa per un attimo su una grande scatola schiacciata dalla pila di scatole che la sovrasta, credo che giace li sepolta e soffocata da almeno dodici o tredici anni, ricordo ancora che quando la acquistai pensavo tra me e me “questo bestione non lo farò mai...” invece.... Da qualche mese ho fatto amicizia con dei modellisti dei dintorni che due volte l'anno organizzano, presso una palestra, una manifestazione modellistica. Non avevo mai esposto i miei modelli prima dell'autunno precedente, così guardando il bestione mi viene in mente di preparare qualcosa per la prossima manifestazione o al massimo per l'altra ancora, qualcosa che venga subito notato anche dai non appassionati, non c'è niente di meglio di un BV222, grande, con tanti motori, con le insolite postazioni sull'ala, acquatico, insomma un mix di singolarità che non può non riuscire nell'intento. Prima ancora di cominciare ho dovuto consultare mia moglie, la nostra casa non è piccola ma diciamo che i modelli non mancano, ci sono vetrine dappertutto e insomma aggiungerne uno che occupa una superficie di 70cmx70cm senza, quantomeno, conoscere il suo parere non mi faceva stare con la coscienza tranquilla. Alla fine ho negoziato uno spazio in cantina, dove il gigante imbachecato rimane dormiente per uscire alla luce del sole durante le esposizioni, ovvero, due volte all'anno.

Credo di non essere l'unico ad avere una grande biblioteca che ogni anno annovera nuove riviste e qualche nuovo libro a tema, tuttavia sono veramente molto rari i modelli per i quali mi documento approfonditamente prima di cominciare e, le dimenticanze e le piccole inesattezze posso dire che non mancano mai, pazienza... nessuno è perfetto. Nonostante questa mia pessima abitudine credo che il BV222 sia venuto bene, perché i tempi di montaggio e colorazione sono compatibili con i tempi di studio delle foto e relative ricerche storiche.

Un po' di storia

Il Bv.222 fu il più grande idrovolante entrato in servizio nella seconda guerra mondiale. Il progetto rispondeva ad una specifica della Deutsche Lufthansa per un idrovolante a grande autonomia da impiegarsi sulle rotte atlantiche con 24 passeggeri. Il progetto (guidato da Richard Vogt) cominciò nel 1938 e, il primo prototipo compì il primo volo il 7 Settembre 1940. La guerra era appena iniziata, pertanto il prototipo del Wiking (questo era il nome di battesimo del Bv.222) fu immediatamente militarizzato, furono rimossi gli allestimenti interni (di lusso) per lasciare libera una grande fusoliera vuota, ottima per trasportare diversi materiali. In questa nuova veste il grande idrovolante era capace di trasportare 92 soldati equipaggiati o circa 70 feriti barellati raggiungendo un peso massimo al decollo di 49100 kg spinto da sei motori BMW 323 R-2 radiali a 9 cilindri da 1000CV ciascuno. Con struttura metallica e configurazione a scafo centrale e galleggianti di stabilizzazione alle estremità era anche soprannominato la nave volante. La produzione complessiva fu di 13 esemplari di cui gli ultimi quattro della versione C, studiata espressamente per la ricognizione marittima, ruolo, questo, mai congeniale al grande aereo che dopo essere stato testato in atlantico munito di radar di ricerca, fu ben presto ricondizionato per tornare ad espletare il compito per cui era nato, il trasporto.

Una produzione così esigua fu rappresentata, di fatto, da macchine uniche, un velivolo differiva fatalmente da un altro ed ogni esemplare fu soggetto ad una sequela di modifiche campali e non, che rendono difficile, se non impossibile, la definizione della giusta configurazione in uno specifico periodo della vita operativa della macchina.

Gli esemplari furono inquadrati in un reparto speciale, la Lufttransportstaffel See 222; le sette macchine che entrarono in servizio a partire dal luglio del 1940 riuscirono nel corso dell'anno a trasportare complessivamente 3496 tonnellate di rifornimenti, 37500 soldati e 5169 feriti, numeri sicuramente notevoli per un numero così esiguo di aerei ed equipaggi. In questo periodo i Wiking prestarono servizio prevalentemente nel mediterraneo rifornendo l'Afrika korps di Rommel, le missioni diurne misero in luce la vulnerabilità dei grandi idrovolanti (che volavano senza scorta), infatti due esemplari furono abbattuti ed uno gravemente danneggiato. Si decise di operare soltanto di notte e di potenziare l'armamento difensivo dell'aereo. Fino alla fine del conflitto i grandi aerei si diedero da fare, trasportando ogni genere di materiali per i vari fronti di guerra e dando speranza alle migliaia di feriti rimpatriati dai lontani fronti di guerra.

La produzione dei Wiking fu bruscamente interrotta per ordine del ministero dell'aria agli inizi del 1944 tanto che i quattro esemplari in avanzato stato di completamento furono demoliti in loco. La Blohm und Voss non doveva distogliere risorse e materiali dalla produzione di caccia ben più necessari a quel punto del conflitto. Tre esemplari sopravvissero al conflitto il C-011;C-012 ed il C-013, il primo e l'ultimo furono portati negli USA ed il C-012 in Inghilterra. Tutti i velivoli furono a lungo testati ed alla fine dei programmi di sperimentazione furono demoliti, nessun Bv,222 è giunto ai giorni nostri.

Il modello oggetto di questo articolo è rappresentativo del secondo esemplare in servizio nel mediterraneo. Una foto che lo ritrae di profilo in ammaraggio nelle acque del porto di Tobruk ha rappresentato una valida guida durante le fasi di montaggio e verniciatura.

Costruttore: Blohm und Voss Schiffswerft Abteilung Flugzeugbau

Progettista: Richard Vogt

Tipo: Trasporto

Anno: 1940-1945

Motori: N°6 B.M.W. 323 R2 radiali a 9 cilindri eroganti 1000CV ciascuno

Apertura alare: m 46,00

Lunghezza: m 36,50

Altezza: m 10,90

Peso max al decollo: 49100 Kg

Peso a vuoto: 30715 Kg

Velocità massima: 310 Km/h

Quota massima operativa: m 6500

Autonomia: Km 7000

Equipaggio: 11 persone

Armamento: 3 mitragliatrici, 3 cannoni da 20mm

Carico utile: 92 soldati equipaggiati

Una montagna di idee

Appena apro la scatola mi vengono in mente tantissime idee, penso subito che per esporre il BV222 è necessario allestire un diorama... grande. Le due semifusoliere occupano la lunghezza totale della scatola e la loro altezza non è da meno, il modello ha dimensioni veramente notevoli per essere un “piccoletto” in 1/72. L'ambientazione del modello è, nei primi giorni, un pensiero fisso, immagino le varie configurazioni ed alla fine mi concentro su un numero abbastanza ridotto di immagini. La prima ipotesi ad essere scartata fu quella di autocostruire il carrello di alaggio ed adagiare il Wiking su di esso, parcheggiato sulla banchina di un ipotetico porto del mediterraneo. Questa idea la scartai subito perché avrebbe aggiunto un altro aereo alla mia collezione con al posto del carrello un carrello posticcio, avevo in mente di posizionare il BV222 nel suo elemento naturale, ovvero in acqua.

Cominciai così, contemporaneamente al montaggio del kit, ad osservare diverse foto del velivolo nei porti, escludendo la classica foto che lo ritrae alla fonda legato alle boe di ancoraggio rimasi colpito da due foto, una lo ritrae al Pireo sollevato da una enorme gru, ed un'altra lo ritrae circondato, su entrambi i lati, da una banchina di legno costruita ad hoc per il carico e lo scarico delle merci e per l'imbarco e lo sbarco dei soldati. L'autocostruzione della gru del Pireo... non era alla mia portata... quindi optai per la banchina. Ricordo che durante la costruzione del diorama mi venne in mente di inserire sulla banchina un terminale ferroviario con dei pianali con un paio di panzer, quest'idea venne scartata per due motivi, uno relativo al contesto, nel Mediterraneo meridionale l'unico porto, con i binari che arrivavano al molo era quello di Siracusa, la famosa stazione marittima... perciò avrei dovuto ricostruire abbastanza fedelmente questo porto, cosa fattibile ma noiosa. L'altro motivo per cui scartai questa soluzione è quello che una realizzazione di questo tipo avrebbe causato un aumento non trascurabile delle dimensioni del diorama... con i problemi che potete facilmente immaginare. Come spesso accade a tanti modellisti i sogni faraonici pre-montaggio si trasformano via via in soluzioni più semplici e “sbrigative” e così è stato anche in questo caso, tenendo sempre presente però, la plausibilità del contesto riprodotto; per capirci meglio, non ho mai perso di vista l'aspetto dimensionale, la porzione di molo che restava nel diorama era un triangolo la cui misura massima perpendicolarmente al limitare del molo era nella realtà dell'ordine dei 20 metri, ciò vuol dire quasi niente, escludendo casi particolari del tipo isolotti greci o paesini quasi a mollo a ridosso della battigia, gli spiazzi antistanti il molo dei porti hanno normalmente (anche per i porti di pescatori tipici nei paesi del mediterraneo) ampiezze vicine al centinaio di metri, questa realtà dei fatti ha escluso la costruzione di edifici, perciò al fine di riempire uno spazio apparentemente grande ma in realtà piccolo per il contesto dello scenario, ho deciso di inserire un camion, con relativi rifornimenti, i figurini avrebbero contribuito ad animare la scena. Per quanto possibile ho preso spunto dalle costruzioni e dai porticcioli che d'estate costituiscono i miei paesaggi.

In questa fase di definizione è stato fondamentale il confronto costante con il grande amico Dario Benzi, appassionato modellista ed esperto conoscitore di fatti d'arme, persona colta, acuta ed affabile, un Amico, a lui dedico questo mio cimento.

Al lavoro...

Aprendo la scatola si resta increduli di fronte alle dimensioni, veramente grandi, dei pezzi principali, semifusoliere semiali derive etc tutto ha dimensioni che fanno pensare ad un modello in scala maggiore, poi vedendo la quantità di pezzi e di stampate si intuisce che non è un modello banale. Il dettaglio è molto curato, in ogni zona, perfino gli interni sono egregiamente riprodotti, volendo si può dettagliare ulteriormente aggiungendo gli elementi strutturali interni delle fiancate della fusoliera (io ho deciso di non farlo... non riesco a modellare per anni lo stesso soggetto, non lo porterei mai alla fine, col risultato di buttarlo nella plastica semidistrutto dopo tre o quattro anni).

Le istruzioni consentono di rendere rimovibili (grazie ad un accoppiamento perfetto) alcuni pannelli, al fine di ammirare gli interni del modello.

È possibile inoltre, rendere smontabile l'ala, semplicemente sfilando dalle proprie sedi le due semiali; i progettisti, lungimiranti, hanno reso il modello più gestibile. Con questo espediente il kit una volta finito può essere conservato occupando uno spazio decisamente minore. Ovviamente io non ho sfruttato queste caratteristiche ed ho incollato tutto.

Le pannellature esterne sono finemente incise ed i dettagli sono piacevoli su tutta la superficie del modello. Le superfici mobili non sono staccate, ma sono comunque riprodotte molto bene, le cavità delle loro sedi sono veramente ben realizzate. Muovere alettoni timoni o flaps non è necessario, perché non ho trovato foto in cui il velivolo fermo mostra le superfici fuori dalla posizione neutra.

Prima di iniziare il montaggio ho preparato con del polistirene un piccolo scalo, ovvero una culla su cui poggiare la fusoliera durante le numerose fasi di costruzione, verniciatura etc... questo attrezzo è indispensabile al fine di riporre in sicurezza il modello durante la lunga realizzazione.

Lo studio delle istruzioni è indispensabile e può essere determinante per la buona riuscita del lavoro, il montaggio e la colorazione dei vari sottoassiemi può avvenire senza seguire rigorosamente l'ordine indicato, tuttavia è buona norma non anticipare il montaggio dei vari gruppi senza prima fare delle prove a secco. Un consiglio: conviene rimuovere immediatamente dallo sprue le cofanature dei sei motori. L'anello anteriore (il labbro per capirci) di queste è stampato insieme ai montanti del castello, ovvero due perni lunghi circa 20mm che permettono di abbozzare il castello motore, perciò consiglio di rimuovere questi pezzi dallo sprue e preservarli a parte perché sono estremamente delicati (nel mio kit ho trovato due o tre pezzi rotti, li ho ricostruiti, niente di irreparabile, ma perché allungare senza motivo un lavoro già lungo?).

Le capote dei motori ed i motori stessi sono bellissimi, ogni motore potrebbe essere lasciato in vista, non ho resistito ed ho aperto una cofanatura. Porte di accesso e vani di carico possono essere lasciati aperti, a patto di riprodurre la struttura interna in vista.

Le dimensioni generali del kit sono ben rispettate e la particolare sagoma del muso è riprodotta fedelmente e cattura inequivocabilmente le linee di questo bestione. Buoni i trasparenti, molto limpidi anche se un po spessi si accoppiano perfettamente alla loro sede (con i Revell non sempre si hanno queste fortune). Molto ben fatti i galleggianti stabilizzatori ed i loro vani.

Punto debole del kit sono le decals, risultano molto spesse, dure, opache, resistenti agli emollienti e poco adesive. Il problema dello slivering è quasi impossibile da eliminare. Credo di aver finito con l'elenco dei pregi e dei difetti del kit passiamo al tavolo da lavoro.

Ho cominciato a montare il kit dalle varie sezioni interne, ho incollato le paratie interne della fusoliera, i pavimenti; la sezione anteriore con la cabina di pilotaggio e la postazione del navigatore/marconista sono state assemblate e colorate separatamente. Il colore base degli interni è l' RLM02 io ho usato il colore Tamiya XF22 sul quale ho steso un lavaggio leggero con un terra di siena della Pebeo diluito con white spirit della Winsor & Newton. Le consolle e gli arredi interni sono stati dipinti a pennello con colori Vallejo di varie tonalità. Sulle poltrone e su alcuni accessori ho eseguito le classiche ombre e lumeggiature varie, mentre sui pannelli strumenti ho eseguito un rapido dry brush con dei grigi chiari. Non ho usato le decals dei pannelli strumenti per i problemi sopra descritti. Le poltroncine, le consolle ed i pannelli strumenti hanno un dettaglio superficiale stupefacente in rilievo e con i vari strumenti ben riprodotti, peccato che, a lavoro finito, questo modello nel modello resta completamente nascosto nella pancia dell'aereo. Non ricordo di preciso, ma credo che il montaggio e la colorazione degli interni ha richiesto quasi due settimane di modellismo serale. La chiusura delle semifusoliere è sempre un momento emozionante nel montaggio di un aereo, in quel momento si dice basta con gli interni, non perdiamo più tempo! portiamo alla fine questo kit! Così, a maggior ragione, è stato per il Wiking.

A questo punto del montaggio cominciano le vere difficoltà, il kit è ingombrante e la manipolazione è difficoltosa, mi accorgo inoltre che la plastica delle semifusoliere nella zona dell'incollaggio è estremamente sottile, nonostante internamente nelle zone nascoste ho irrobustito con delle strisce di plasticard, bisogna maneggiare il modello con molta delicatezza senza stringere troppo la fusoliera tra le mani perché l'incollaggio tende a cedere nella zona centrale (quella dell'ala). Montando le semiali la situazione migliora leggermente, ma la manipolazione del modello resta un problema senza soluzione.

Montando l'ala ed i piani di coda il kit occupa metà del mio tavolo che sono costretto a tenere in ordine (per quanto sono capace).

Il modello è stato montato completamente ad eccezione dei galleggianti stabilizzatori, delle eliche e delle armi di bordo, dettagli che ho preferito montare alla fine.

Il montaggio dei motori e dei condotti di scarico, e la loro colorazione non ha creato particolari problematiche. I motori hanno ricevuto una base in gun metal tamiya (X10) diluito al 60 %, a colore ben asciutto ho eseguito un lavaggio con del colore nero e terra di siena ad olio molto diluito ed infine un leggero dry brush con un colore metallico chiaro. L'interno delle gondole motori è colorato in RLM02 e gli scarichi sono color ruggine. In questo caso ho utilizzato il colore acrilico Italeri 4675AP. Gli scarichi sono stati sporcati ed anneriti con dei lavaggi ad hoc.

Ho fissato con del maskol i pannelli della gondola motore che intendevo aprire, ed il pannello di prua per l'ancoraggio, unico pannello che ho deciso di lasciare aperto, ho mascherato accuratamente tutti i trasparenti. Sui frame dei trasparenti ho steso una mano ad erografo di RLM02 per simulare il colore interno dei montanti. Ora il modello è pronto per il preshading e per la colorazione esterna.

Il montaggio è corso via senza problemi particolari e, nonostante le dimensioni dei pezzi, le giunzioni sono praticamente perfette e l'utilizzo dello stucco è veramente minimo.

La colorazione

Sono convinto che una buona colorazione renda ottimo anche un modello modesto. Nella colorazione si estraggono i volumi e, l'essenza del modello. I BV222 hanno vestito la classica mimetica dei velivoli della Luftwaffe operanti sul mare, ovvero: superfici inferiori in RLM65 e superfici superiori in splinter nei due toni di verde RLM72 ed RLM73. Per un brevissimo periodo quando hanno operato in Norvegia come ricognitori vennero parzialmente mimetizzati con delle grandi macchie bianche date direttamente sui colori della mimetica, se si esclude questo estemporaneo impiego, la veste dei Wiking restò la stessa per tutta la loro vita operativa.

Finito il montaggio del kit ho pulito le superfici con del cotonfioc imbevuto nell'alcool denaturato, una volta asciutto ho eseguito un preshading ad aerografo, colorando di nero tamiya XF1, le numerose linee dei pannelli.

La verniciatura è stata eseguita ad aerografo (Badger 100, duse da 0,2; pressione 1,5/2,0 bar).

Ho cominciato la colorazione dal ventre, ho usato una miscela di 1 parte di XF23 ed 1 parte di XF2 diluito con due parti di X20A. Ho iniziato a colorare i pannelli cominciando dal centro per poi amalgamare tutta la tinta con delle passate leggere tenendo l'aerografo a circa 10/15cm dal modello. Dopo questo passaggio (non è necessario aspettare la completa asciugatura del colore base) ho schiarito ulteriormente il colore ed ho ripreso il centro delle pannellature.

Ricordo ci vollero un paio di giorni per mascherare il Ventre di questo modello!

Bene, il primo tono dello splinter fu l' RLM 73 per questo colore della mimetica ho usato il vecchio Humbrol n°149 diluito al 50% col suo diluente. Il processo di verniciatura è stato lo stesso adoperato per il ventre dell'aereo, mascherato il tutto mi son dedicato all'ultimo colore l'RLM72. Per questo colore ci son stati un po di problemi, ovvero non c'era un produttore di colori da modellismo che avesse in catalogo questa tonalità, così ho seguito i consigli di un gruppo di modellisti svedesi, ho preparato una miscela composta dai colori Humbrol: 6 parti di Hu91+2 parti di Hu189 + 1 parte di Hu3, come al solito diluito almeno al 50%. Le modalità di colorazione sono analoghe alle precedenti.

Ho terminato la colorazione mascherando le zone specifiche e verniciando la banda bianca e una fascia bianca diagonale sul timone verticale. Ho recuperato una mascherina ed ho verniciato sempre in bianco XF2 il numero identificativo S2 sulla sommità della deriva.

L'andamento delle macchie mimetiche riportato dalle istruzioni è abbastanza giusto, tuttavia in certi punti è poco chiaro, consultare le foto degli aerei veri per riprodurre fedelmente lo splinter è indispensabile.

Eliche ed ogive sono state verniciate in verde scuro RLM70 (tamiya XF27).

Le decals e l'invecchiamento

Come ho anticipato le decals fornite da Revell sono scadenti, un po di anni fa per creare una superficie ottimale su cui far aderire le decals avevo scoperto la cera per pavimenti, tutt'ora nonostante uso dei prodotti specifici credo che la cera offra degli innegabili vantaggi, capirete che ho passato un ventennio a leggere sulle riviste più diverse l'uso della Future, che io non ho mai trovato, ma scoprii che la cera normalissima andava bene lo stesso.

Comunque prima di applicare le decals ho steso, a pennello, una mano di cera per pavimenti. Il prodotto è autolivellante, crea una superficie semilucida e protegge il colore sottostante da tutti i solventi che si possono usare successivamente, inoltre ha un'ottima trasparenza. Ho scontornato accuratamente le decals e le ho applicate, quindi ho dato una seconda mano di cera.

A questo punto il modello è pronto per l'invecchiamento.

La considerazione che ho fatto prima di iniziare l'invecchiamento del modello è relativa al suo contesto operativo: le acque dei porti sono molto sporche, da sempre, soprattutto nella seconda guerra mondiale, relitti e versamenti di olii erano molto frequenti, perciò ho cominciato a sporcare lo scafo centrale utilizzando i colori ad olio e stirando col pennello inumidito con il white spirit piccole quantità di colore. In questa fase ho utilizzato vari toni di marroni ed il nero. In alcuni punti ho eseguito dei leggeri lavaggi.

Con il nero tamiya XF1 diluito all' 80% circa ad una pressione di 1,5 bar ho evidenziato i fumi degli scarichi, bisogna fare molta attenzione e procedere con rapidi passaggi molto leggeri. Una serie di lavaggi col terra di siena ad olio (della pebeo) hanno simulato ulteriore sporco degli scarichi. Lavaggi con tonalità più scure sono stati eseguiti sulle linee dei portelli. Volutamente non ho rimarcato le linee dei pannelli di tutto il modello, perché l'effetto ottenuto con la verniciatura sopradescritta l'ho ritenuto sobrio e tutto sommato, piacevole. Le dimensioni del modello e l'ottimo dettaglio superficiale secondo me non richiedono altro. Lavaggi mirati sono stati fatti sulle zone di accumulo di sporco, tipo i bocchettoni di rifornimento ed intorno alle gondole motore.

Non amo sporcare eccessivamente i modelli, in questo caso specifico poi, dalle foto si evince come le macchine fossero mantenute bene ed abbastanza pulite.

Ho amalgamato il tutto con una mano di trasparente opaco testors. Il tocco finale è stato impolverando l'intero kit (la polvere c'era ed era anche abbondante) con una veloce passata ad aerografo del prodotto specifico della True-Earth TEDP03 Dust, con questo filtro ho anche smorzato il bianco delle insegne di nazionalità della banda e degli altri distintivi in questo colore.

Con il montaggio delle eliche, dei galleggianti alle estremità alari e del cavo dell'antenna il modello del Wiking è praticamente finito.

L'Opel Blitz

Si tratta di un vecchissimo kit ESCI a cui ho aggiunto il parabrezza con un pezzettino di acetato tagliato a misura ed incollato con della colla vinilica, le astine di ingombro sui parafanghi anteriori e la struttura tubolare che sorreggeva il telone, questi ultimi dettagli sono stati realizzati con un fil di ferro, mentre per i supporti dei tubolari ho usato un ago ipodermico tagliato a misura.

Il kit è stato montato da scatola con gli interni colorati prima di montare i vari sottoassiemi. La colorazione è stata eseguita colorando l'intero modello con una mano di Nato Black tamiya XF69 su cui è stato dato il classico German Grey sempre tamiya XF63. Trattandosi di un porto mediterraneo ho terminato la colorazione con una mimetica realizzata con il giallo scuro XF60 tamiya (colore a detta di moli sbagliato, ma di uso generale e dal risultato garantito) diluito all'80% circa pressione di 1,2 bar. I soliti lavaggi e qualche scrostatura hanno terminato il lavoro per questo accessorio.

Il diorama

La base del diorama è costituita da un foglio di polistirene di 60 cm x 60cm e di 2 cm di spessore, incollata su un foglio di compensato di 70 cm x70 cm un telaietto in legno incornicia tutta la realizzazione. Sul legno ho dato una mano di impregnante (prodotto reperibile nei negozi di bricolage).

Sulla base polistirene ho incollato un pezzo sempre di polistirene triangolare su cui ho scolpito la pavimentazione della banchina. Per scolpire la pavimentazione ho utilizzato un vecchio pennello da cui ho strappato le setole e sagomato opportunamente con la pinza il lamierino porta setole conferendo una forma quadrangolare. Ho così utilizzato questo attrezzo come incisore sul polistirene.

Il muretto del molo è stato invece realizzato con il das.

Sulla grande base di polistirene ho scavato la sede dell'idrovolante, ho protetto il modello con un foglio di cellophane tenuto con dei pezzetti di nastro adesivo, ho preparato del gesso molto liquido ed ho usato il modello per realizzare il calco della sede. Sempre con il gesso ho modellato la superficie del mare.

Il gesso è stato lisciato con tela abrasiva di grana sempre più fine e consolidato con abbondanti spennellate di colla vinilica diluita in acqua. I pori sono stati chiusi con diverse mani di cera per pavimenti. Una volta che la superficie ha assunto l'aspetto che desideravo con l'aerografo ho colorato con diverse tonalità di blu, verde acqua e nero il fondo del mare. Il nero è stato usato in corrispondenza degli ingombri delle passerelle, del molo ed intorno allo scafo dell'idro e delle barche al fine di simulare l'ombra dell'oggetto sovrastante. La lucentezza dell'acqua è stata ottenuta con cinque o sei passaste di un prodotto per il modellismo ferroviario che si chiama “Effetto Acqua” lo avevo comperato a Torino durante una mostra mercato di modellismo. Le onde e le creste bianche (anche se con queste mi son fatto prendere la mano...) le ho realizzate picchettando con del bianco la cresta di un'onda simulata con un prodotto della Noch (cod. 60872) un gel siliconico (credo) che si riesce parzialmente a modellare. Ricordo che la realizzazione del mare ha richiesto qualche settimana perché per procedere dovevo aspettare la completa asciugatura dei prodotti (circa 24 ore) l'Effetto Acqua è stato steso in circa cinque o sei strati. Su questo prodotto ho disperso pezzi di legno, bucce d'anguria ed altri piccoli oggetti, insomma spazzatura che ancora oggi viene barbaramente gettata in mare.

Il pontile intorno all'aereo è stato realizzato incollando dei listelli per il modellismo navale, il tutto ha subito un lavaggio con del colore ad olio terra di siena, al fine di smorzare il colore del legno. Tra i figurini ho voluto usarne alcuni per rappresentare una scena di relax in piena guerra, un gruppetto di avieri si gode il mare mangiando un'anguria (realizzata col das e dipinta con colori vallejo), il set proviene da una scatola della Preiser, mentre per i tavolini ho usato i soliti listelli.

Con le ruote d'avanzo del carrello della flak presente nella scatola dell'Opel Blitz ho realizzato i copertoni posti davanti al muso dell'aereo. Le bitte e le barche della Amati completano il diorama.

La realizzazione ha richiesto circa sei mesi di modellismo, credo sia stata una delle più lunghe, tuttavia montare e colorare questo grande aereo è meno complicato di quanto possa apparire, grazie all'elevata qualità degli stampi. Il modello è imponente, insolito e molto attraente, e fa bella mostra di se durante le manifestazioni in cui è esposto. Unica nota dolente è relativa allo spazio che occupa.

Buon Modellismo

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