YP-80A Shooting Stars a Lesina (Foggia) gennaio 1945 da kit monogram 1/48

yp.80a Nel dicembre 1944 arrivarono in Puglia, due esemplari di pre-serie del caccia Lockheed P-80A che, basati sull'aeroporto di Lesina, divennero i primi aviogetti a solcare i cieli italiani: con il buon vecchio kit Monogram, in scala 1/48, sia pure relativo alla versione C, è possibile riprodurre uno di questi velivoli.

Modello, testo e foto di Gabriele Luciani

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Il 27.8.1939  l'Heinkel He.178 decollava da terra divenendo il primo velivolo a getto in assoluto della storia: i tecnici tedeschi erano abbastanza avanti nello sviluppo tecnico ed operativo di questo tipo di aeroplano, seguiti unicamente dagli inglesi che solo il 15.5.1941 riuscirono a far decollare il Gloster E.28/39, secondo velivolo a reazione della storia . Malgrado il ritardo accumulato però, i britannici erano più progrediti nella costruzione di motori a reazione tanto che gli statunitensi per far volare il loro primo velivolo a getto, il caccia Bell P.59 (primo volo 2.10.1942) usarono appunto dei propulsori inglesi. Il Bell P.59 però si rivelò un caccia dalle prestazioni inferiori a quelle dei coevi velivoli ad elica realizzati in U.S.A. e la sua produzione fu perciò limitata a soli 66 esemplari, tutti rimasti in patria ed utilizzati a scopi addestrativi. Lo sviluppo di un caccia a reazione made in U.S.A. fu quindi affidato alla Lockheed agli inizi del 1943, con un velivolo cui era destinato il motore britannico De Havilland Goblin, un ottimo motore che sarà utilizzato per il De Havilland DH-100 Vampire, e nel dopo guerra anche dal primo velivolo a getto italiano, il FIAT G. 80 (primo volo 9.12.1951). Una scossa alla realizzazione del P.80 fu data nella primavera del 1943 dalla scoperta da parte dei servizi segreti alleati dell'esistenza del bireattore Messeschmitt Me.262 e finalmente l'8.1.1944 il prototipo del velivolo della Lockheed  (denominato XP-80 e battezzato con il nickname Shooting Stars) decollò per la prima volta. Lo sviluppo dell'aereo proseguì celermente anche se non fu esente da problemi ed incidenti anche mortali, con i successivi due prototipi  (XP-80A) molto ingranditi rispetto allo XP-80 e dotati di una versione costruita su licenza del motore inglese. Il passo successivo fu la produzione di una preserie di 12 velivoli ovvero gli YP-80A, con motore General Elettric J-33-GE9 o J33-GE11 ed esternamente simili ai due XP-80A. Oramai nel corso del 1944 gli anglo-americani avevano progressivamente conquistato la superiorità aerea alleata su tutti i cieli d'Europa : in Italia solo i due gruppi caccia della A.N.R. (entrambi attivi per lo più nella prima metà dell'anno) e pochi altri reparti tedeschi cercavano con immani sforzi di contrastare le formazioni di bombardieri americani che colpivano obiettivi nella Penisola o che attraversavano l'Adriatico e i Balcani per attaccare i pozzi petroliferi rumeni e le Alpi per arrivare in Germania. Ma se i velivoli italo-tedeschi ancora operanti nel teatro mediterraneo e nei Balcani erano esclusivamente caccia con motore a pistoni, ben diversa era la situazione sui cieli tedeschi dove la presenza dei caccia a reazione Messeschmitt Me.262, operativi nella Lufthwaffe dal giugno 1944, costituiva un vero e proprio incubo per gli aviatori dell'United States Army Air Forces di base nel Regno Unito e nel meridione italiano,  tanto che il comandate generale della stessa aviazione statunitense, Henry H. Arnold, ritenne opportuno attivare nell'inverno del 1944 il progetto Extraversion i cui protagonisti principali sarebbero stati appunto i nuovi velivoli della Lockheed. Venne stabilito quindi di  inviare quattro degli esemplari prodotti di YP-80A in Europa, suddividendoli a coppie, per delle ulteriori valutazioni ma soprattutto per dare un supporto morale agli equipaggi dei bombardieri statunitensi: gli Shooting Stars erano a tutti gli effetti ancora dei velivoli sperimentali,  erano molto pochi e  certo non potevano  competere a livello operativo con i Me.262, tanto che in questa trasferta gli stessi XP-80A vennero accompagnati dal personale tecnico della stessa Lockheed che curava la manutenzione tecnica...I quattro velivoli prescelti erano i S/N 44-83026,27,28,29 ( rispettivamente i c/n 1005,6,7,8),  furono tutti quindi smontati ed inviati per nave, giungendo alle loro destinazioni nel dicembre 1944, rispettivamente  i primi due  in Inghilterra e gli altri due in Italia, questi ultimi assegnati al 1° Fighter Group di stanza a nord di Foggia . Il tavoliere dauno, per via della sua configurazione piatta ed estesa, nonchè della sua posizione geografica proiettata anche verso i Balcani, già nei primi anni 40 era stato costellato di decine di aeroporti, piste d'atterraggio e di poligoni, usati dapprima dalla Regia Aeronautica, poi anche dalla Luftwaffe e dal settembre 1943 dall'USAAC (cfr. L’aeronautica militare a Foggia ed in Capitanata di Luigi Iacomino, Edizioni Il Rosone). Con l'arrivo degli americani lo sfruttamento ed il numero di tali sedimi aumentò notevolmente anche per via dell'utilizzazione del sistema delle grelle metalliche  (PSP - Pierced Steel Plaking ): vennero basati così diversi reparti di bombardieri B.17 e B.24 ma anche di caccia di scorta fra cui il 1° Fighter Group che venne dislocato l'8.1.1944 a Salsola una pista realizzata con le PSP a nord di Foggia. Il reparto dotato di P.38J ricevuti nella primavera del 1944, aveva il compito principale di scortare i bombardieri del 42 Bomb Wing, spesso ingaggiando furiosi combattimenti con i caccia IAR 80 romeni a difesa dei pozzi petroliferi di Ploesti. Ai primi del 1945 venne trasferito a Lesina , ancora più a nord di Foggia ma sempre una striscia aeroportuale dove erano state usate le citate grelle metalliche: è su questa pista che i due YP-80A vennero presi in carico dal reparto, in quanto destinato ad essere dotato successivamente dei jet della Lockheed .

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Come si vede dalle date su indicate, è infondata la tesi che vuole l'invio di questi due velivoli in Italia al fine di contrastare la presenza dei ricognitori Arado AR.234 del Sonderkommando Sommer, presenti sull'aeroporto di Osoppo, in provincia di Udine, solo a partire dal 24.2.1945 ma operativi dal 15.3.1945 (Gli AR.234 in Italia) : fra i due eventi non c'è correlazione in quanto programmati in tempi diversi, il progetto Extraversion partì addirittura nell'autunno del 1944. Spetta quindi ai due YP-80A dell'U.S.A.A.F., con i S/N 44-83028 e 44-83029 ( rispettivamente i c/n 1007 e 1008), il primato di essere stati i primi velivoli a reazione a solcare i cieli italiani, già alla fine del 1944 con il loro arrivo in Puglia, di essere anche  stati i primi jet ad effettuare voli operativi in quanto fin da subito il Maggiore Ed LaClare eseguì almeno due puntate verso il fronte alla ricerca di velivoli nemici. Al loro arrivo in Italia, i due YP-80A furono fotografati sulla base di Lesina da James Bertoglio, fotografo ufficiale di uno dei reparti U.S.A.A.F. basati in Italia: l'aspetto dei velivoli inizialmente era in un totale grigio chiaro lucido, ovvero il Pearl Grey (Aircraft Grey ANA 512 corrispondente al F.S. 16473) ed oltre alle insegne di nazionalità e i s/n sulla deriva verticale non avevano altre particolarità...I due XP-80A furono poi fotografati più volte, anche in volo, con una famosa foto che ha come sfondo il Vesusio, mentre una foto presa da un B.25 sopra Lesina dall'alto dei due velivoli consente di capire che sulle ali degli stessi non erano segnate le walksvay nere vicino alle radici alari.  Lo stesso James Bertoglio li fotografò ancora in un momento successivo quando cioè gli stessi aerei ricevettero delle strisce a chevron sulla deriva con la cancellazione dei s/n, un'altra striscia in fusoliera trasversale di colore scuro che partiva dalla radice  bordo d'uscita verso l'abitacolo, il musetto venne dipinto di un colore più scuro e il 44-83028 venne contraddistinto da una lettera A sul muso, il 44-83029 dalla lettera B, tutti particolari che non sono di sicura identificazione per le loro rispettive tonalità di colore: anche per questo, quando ho deciso di riprodurre uno degli YP-80A "foggiani" ho preferito farlo nella uniforme ma originaria livrea...I due Shooting Stars furono impegnati anche in esercitazioni di finta caccia con i P.38 del 1° Fighter Group e dopo il termine del conflitto rientrarono negli U.S.A. il 16.6.1945, uno venne perso per un incidente il 2.8.1945 mentre l'altro venne usato come aereo bersaglio radiocomandato...Molte delle informazioni su questi velivoli mi sono state fornite via mail dal ricercatore italo-americano Pete L. Zanella che voglio ringraziare di cuore per il prezioso ed indispensabile aiuto datomi.

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Personalmente sono sempre stato molto attratto dallo Shooting Stars fin da quando nella metà degli anni 70 vidi la bella cover box del kit Airfix in scala 1/72 dell'F-80 C (nel dopo guerra la sigla dei caccia americani cambiò da Pursuit a Figther) : questa versione  del reattore della Lockheed, prodotta in 798 esemplari nel 1948-49 dopo la P.80A e la P.80 B (versioni molto simili ai preserie), fu impiegata nella guerra di Corea dapprima come caccia ma il progresso tecnologico dei primi anni 50 nel campo dell'aviazione lo aveva fatto soprassare da altri caccia come il MiG.15 e l'F.86, tanto che nel corso dello stesso conflitto in Corea fu proficuamente passato al ruolo di caccia bombardiere. Ulteriori versioni, in particolare quella biposto poi denominata T-33 diede una nuova giovinezza allo Shooting Stars nel ruolo di addestratore con un impiego lusinghiero e molto longevo, anche nell'Aeronautica Militare italiana che ne dotò la Scuola di Amendola, anche lei in provincia di Foggia !!! Oltre al kit inglese (unico in 1/72 fino al 2010 ) , in 1/48, esisteva un raro modello Lindeberg e l'altro solo modello esistente e sempre relativo alla versione C era il buon vecchio kit della Monogram uscito nel 1977, riedito nel 1983, commercializzato negli anni con decals e confezioni differenti. Contraddistinto dal numero di catalogo 5428, oggi non è più di facile reperibilità come diversi prodotti della Monogram che in passato ha sempre deliziato i patiti della 1/48 con i suoi prodotti, spesso caratterizzati da soluzioni costruttive ed alternative molto interessanti e pure accompagnati da accessori al velivolo riprodotto inclusi nella confezione.

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Nel caso del P.80 C ci sono due opzioni: si può lasciare aperto il vano armi, con uno sportello laterale sinistro che si puo innestare in posizione sollevata ed un pezzo interno che riproduce i meccanismi di alimentazione delle tre armi (in tutto l'XP-80A aveva sei mitragliatici da 12,7 mm tutte concentrate sul muso, una ragguardevole potenza di fuoco...).

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L'altra opzione è la possibilità di lasciare in evidenza il motore in quanto tutto il tronco posteriore della fusoliera si può realizzare separata dal resto del velivolo e nel kit sono forniti alcuni pezzi che riproducono il motore ed il condotto di scarico, che comunque andrebbero un pò arricchiti di particolari...

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Nel kit sono presenti sei pezzi per poter realizzare il carellino che serviva per poter spostare a terra il troncone posteriore della fusoliera, un accessorio che, nel corso della costruzione di questo kit Monogram si rivelerà molto utile...

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Il kit è composto da una cinquantina di pezzi in una plastica che apparentemente sembra vetrosa ma che in realtà si rivela molto facile da lavorare: la pannellatura infatti è nel classico stile Monogram in fine rilievo, caratteristica che oggi non è più facilmente accettata, ma è agevole reincidere le stesse linee della panellatura con un semplice coltellino da modellista, lavoro tedioso in quanto inerente la totalità del modello ma alla fine dannatamente appagante per il realismo che se ne consegue. Sono presenti due tipi di serbatoi per le estremità alari (i classici a goccia e le taniche del tipo Fletcher) e anche due bombe da 454 kg con relativi (e troppo massicci) attacchi subalari, tutti accessori che non dovranno essere utlizati per riprodurre un XP-80A. Le decals della confezione a mia disposizione (trovata su e-bay a poco prezzo...), sono inerenti ad un esemplare di F-80C  tutto in metallo naturale ed impiegato in Corea dal 25° FIS dell'USAF. Stante la vetustà delle decals e il fatto che comunque le stars erano differenti da quelle dell'U.S.A.A.F. (fino al 1947 erano senza le bande rosse ai fianchi del cerchio blu che contiene la stella bianca), in pratica di questo foglio non ho usato nulla...Passando alla costruzione va detto che l'F.80C rispetto agli XP-80A aveva alcune differenze esterne (dimensionalmente erano quasi del tutto identici) ma che le stesse tutto sommato risultano abbastanza facili da riprodurre, le differenze fra gli YP-80A-LO ed i P-80A-1-LO erano minime (tutte le pubblicazioni in lingua inglese parlano di "minor details") mentre l'ala in pianta e sezione è rimasta invariata dall'YP-80A all'F-94B...

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Si inizia come al solito dal posto di pilotaggio dove andrebbe inserita la  vasca dell'abitacolo fornita dal kit: questa sembra inizialmente di buon livello ma non convince fino in fondo ed ho preferito usare il set in resina di miglioria e dettaglio per questo modello Monogram, prodotto della Avionix, da cui ho estrapolato appunto la vasca dell'abitacolo ed il cruscotto molto più particolareggiati dei corrispondenti pezzi in plastica. Il seggiolino del kit non è un gran che ma in effetti quello dell'XP-80A altro non era che un "normale" seggiolino, mentre nell'F-80C era stato installato un tipo eiettabile (le versioni dotate di seggiolino ejettabile erano quelle dall' P/F-80B in poi mentre altre furono poi aggiornate come i P/F-80A-15-LO)  Ho  usato il suddetto pezzo del kit cui ho tolto la slitta posteriore per l'eiezione, il poggiatesta e le cinghie che ho rifatto con lamierino sottile. Mancando il seggilolino eiettabile, l'apertura superiore dell'abitacolo nell'XP-80A era molto più stretta e squadrata rispetto all'F-80C, con il parabrezza più spostato all'indietro: una volta chiuse le semifusoliere ho eliminato dalle stesse la riproduzione del collimatore e il relativo pianetto, chiudendo con plasticard il buco che si era creato. Infine ho stuccato e raccordato il tutto il modo tale da dare una perfetta continuità a questa zona dove andra riposizionato il pezzo in plastica trasparente che riproduce il parabrezza del velivolo.

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Ho poi riprodotto il collimatore del caccia e sono passato, dopo aver dipinto tutti gli interni nel classico Interior Green (zinc chromate) dei velivoli statunitensi del periodo, con strumentazione in nero, ad occuparmi della zona esterna dela fusoliera retrostante il seggiolino. Ho quindi eliminato dal telaio della parte mobile della cappottina il prolungamento posteriore che venne introdotto solo con gli F-80C-10 e ho tagliato la piastra del poggiatesta che negli XP-80A era invece fissata alla fusoliera; sempra dal telaio della cappottina ho eliminato la struttura retrostante al poggiatesa riproducendo quella più corta e lineare dei velivoli di preserie

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Un dettaglio importante che diversificava gli YP-80A dai P-80A-1 era la mancanza, nei primi, delle piastre di separazione dello strato limite all'interno delle prese d'aria e relativa grigliatura d'uscita superiore ed inferiore: dal modello vanno quindi eliminate dai pezzi 25L e 25R che vanno poi raccordati e stuccati per essere inseriti all'interno della fusoliera.

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Sempre nella zona anteriore della fusoliera un'altra importante modifica: gli XP-80A avevano una piccola carenatura trasparente con all'interno un faro d'atterraggio ; dai P.80A1 con serial successivi al 485020 la luce d'atterraggio venne tolta dal muso (dove al suo posto venne inserito un dielettrico che copriva l'ADF) e fu sistemata sotto forma di coppia di fari sulla gamba del carrello anteriore. Dal kit va eliminato il pezzo 18 che riproduce (male) i due faretti e ricreato sul muso l'incavo per il faro; a colorazione ultimata una goccia di liquido Syntaglass della Toffanol riprodurrà la carenatura. Fortunatamente la ruota del carrello anteriore, come riprodotta dal kit Monogram ha il cerchione con i sei settori traforati ed è perfetta per un XP-80 A .

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Le ali hanno necessità di pochissime variazioni come la riproduzione sulle tip alari degli alloggiamenti per le luci di posizione (rossa a sinistra e verde a destra, ricoperte da plexiglass incolore); sempre dalle tip alari vanno eliminate le predisposizione per i serbatoi e stuccati i buchi presenti in questa zona per l'inserimento dei riscontri dei serbatoi, analoga operazione va fatta per i buchi sulle ali per i carichi bellici esterni. Alcune differenza di forma sono riscontrabili anche nei portelli del carrello principale che andranno modificati seguendo le foto degli XP-80A.

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Tornando alla costruzione "generale" del kit va detto che le stuccature vanno fatte dei canonici punti come quello fra raccordo ali-fusoliera ma si tratta pur sempre di operazioni relativamente facili. Molto più difficile invece è allineare i due tronconi di fusoliera se si decide di assemblare le due sezioni in quanto le stesse hanno una notevole differenza di diametro...Anche la possibilità di assemblare il modello con il motore pienamente esposto è inficiata dalla scarsità dei dettagli offerti dal kit: in entrambi i casi ci si dovrebbe sobbarcare una notevole dose di lavoro e la soluzione migliore è quella suggerita da Luca Chistè e Fabio Leonelli su Aerei-Modellismo 2-1984, in un loro articolo inerente appunto l'F.80C, ovvero quella di raffiugurare il velivolo a terra in una fase iniziale di manutenzione del motore...

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In pratica è meglio assemblare le varie componenti della fusoliera lasciandole un poco separate lasciando quella posteriore sul carrellino per il trasporto ; questo ultimo ho ritenuto di dipingerlo in giallo come suggerito dalle istruzioni del kit, evitando così anche di appesantire il muso del modello con la zavorra necessaria a farlo stare sulle sue tre gambe.  Poco da dire sul resto della costruzione e dopo aver passato la mia solita mano di grigio chiaro della Testor's (il n. 17289 per evidenziare eventuali problemi e soluzioni di continuità nelle stuccature e nell'assemblaggio, ho iniziato la fase della colorazione. Ho passato su tutte le incisioni raffiguranti le pannellature del velivolo un pre shading in nero opaco prima di pensare alla colorazione definitiva. I due XP-80 basati a Lesina avevano una colorozione unifrome in "Pearl grey" ovvero l'Aircraft Gery ANA 512, corrispondente al F.S. 16473 che ho riprodotto usando il colore a smalto n. X138 ADC Grey della X-Tracolor, perfetto per riprodurre questa tinta e malgrado sia lucido, facile da stendersi ad aerografo. L'applicazione deo Pearl grey l'ho fatta in modo volutamente irregolare in modo da dare in alcune zone l''idea di un maggiore logorio della vernice, anche per evitare l'effetto "monoblocco" uniforme, senza esagere troppo considerato il carattere sperimentale di questi aerei e la loro recente costruzione...Ho voluto realizzare la configurazione iniziale dei due velivoli basati a Lesina ricavando le insegne di nazionalità ed i serial numbers in coda da vari fogli decals dedicati a velivoli statunitensi, sempre confrontandoli per le dimensioni con quelle del foglio decals del kit Monogram. 

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Dallo stesso foglio decals Monogram avevo pensato di prendere qualche scritta di servizio e di applicarla al modello: la loro scarsa qualità generale e il mancato riscontro della loro presenza dalle foto dei velivoli, mi ha convinto in un secondo momento ad eliminarle tutte, lasciando solo le strisce di colore rosso che delimitavano i flaps (questi nel kits sono rappresentati come pezzi a parte e possono essere posizionati abbassati, grazie anche alla gradevole riproduzione della loro centinatura interna) e le scritte "no steps" . Dalle foto prese dall'alto dei  due YP-80A foggiani, si vede che alla base della radice alare non c'erano walwsway nere e quindi una passata di cera future ha sigillato il tutto mentre con una ulteriore passata  di un mix di trasparente lucido (75%) e di opaco (25%) entrambi acriclici e della Model Master's ho diminuto l'aspetto lucido del modello, conferendogli un più realistico aspetto semi-lucido.

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I vani carrelli, ruote e gambe di forza degli stessi, gli interni dei flaps e degli aerofreni vanno in alluminio; al termine della colorazione il risultato mi è sembrato molto realistico e non ho usato ulteriori tecniche di invecchiamento, passando all' aggiunta degli ultimi particolari.  

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NeI YP.80 e fino ai P.80B, il tubo di pitot era sulla deriva e va quindi autocostruito e applicato nella sua posizione poco sotto la prima pannellatura della deriva; inoltre c'era un cavo dell'antenna HD che partiva da dietro la piastra blindata del poggiatesta del pilota, attraversava la parte scorrevole all'indietro della cappottina e terminava sulla deriva. Con moltissima cautela e con una punta di un mini trapano ho quindi forato la cappottina del kit; ho riprodotto il filo dell'antenna con una bava di nylon da pesca che ho dipinto in nero ed ho fatto passare la stessa attreverso il foro. Nel mio modello il filo dell'antenna però non si poteva più collegare alla deriva in quanto ho scelto di lasciare separato il tronco di coda della fusoliera. Non credo che nella realtà, durante le operazioni di manutenzione del reattore che comportavano appunto lo sganciamento della parte posteriore della fusoliera, il filo di questa antenna fosse lasciato collegato alla deriva mentre invece non fosse subito distaccato dalla deriva: ho quindi avvolto in circolo il filo e l'ho posizionato così, poco dopo la cappottina...

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Non ricordo di ulteriori particolarità della costruzione di questo bel kit Monogram  se non che una volta terminato, ho appreso della recente uscita di un modello in scala 1/48 specificatemente destinato alla versione XP-80A !!! Chi volesse quindi dedicarsi alla riproduzione di uno dei due Shooting Star di Lesina ora può farlo in modo più...comodo ora di quanto non fosse due anni fa circa quando iniziai a mettere in cantiere questa mia "fatica" modellistica...

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Per l'ambientazione fotografica, ho posto il modello finito su due pannelli in plastica della Eduard che riproducono in 1/48 le PSP: la ditta ceca le ha realizzate già dipinte con un notevole realismo e sembra proprio di essere a Lesina nel 1945. Il risultato finale  mi ha molto appagato e soddisfatto, ho fatto delle interessanti ricerche storiche e mi sono pure molto divertito e più di così personalmente non sarei stato più contento, se non adesso nel vedere insieme nella mia vetrina le riproduzioni in scala 1/48 di questo sinuoso XP-80A con la sua grigia colorazione "soft" e del contemporaneo ma più "marziale" AR-234 di base in Friuli con la sua mimetica squadrata in verde e marrone...

Gabriele Luciani

 

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