JU-87 B2/R2 "Stuka" in scala 72 da kit Italeri n° 1292

Fabio Consolandi ha iniziato a fare modelli da relativamente poco tempo ma in ogni pezzo che ha realizzato ha subito dimostrato un livello molto elevato, cura dei dettagli ed esecuzione di ottimo livello. Ci presenta un classico dei classici, il mitico Stuka in una versione assai accattivante tratta dal kit Italeri in scala 1/72.

Modello, Testo e Foto di Fabio Consolandi

Sono presenti nel testo foto storiche ed un profilo reperiti sul Web fornite dall'autore dell'articolo e delle quali non è stato possibile risalire alla fonte. Tale materiale è inserito nel testo a scopo informativo e di discussione ed ogni diritto di copyright rimane ad appannaggio dei di detto materiale.

Quella mattina mi trovavo a Roma per un esame diagnostico. Come mia  abitudine, passeggiavo nei pressi dello studio medico con largo anticipo rispetto allíorario prestabilito, osservando intorno e godendo delle antiche vestigia romane.
Il mio sguardo, lievemente abbagliato dal bel sole di tarda primavera, si soffermò su un piccolo negozio in ombra, dallíaltro lato della strada. Aveva qualcosa di interessante in vetrina, ma in lontananza, non riuscivo a mettere a fuoco con efficacia per capire cosa destasse il mio interesse. Attraversai, deciso a comprendere meglio e mi ritrovai  in una zona di transito veloce, con un sottile marciapiede davanti. Una piccola serranda aperta a metà, segnava il confine fra una realtà nella quale mi ritrovavo adulto e pieno di pensieri, ed un'altra entro la quale mi vedevo come un bambino curioso ed entusiasta...era un bel negozio di modellismo, piccolo, ma molto fornito e accattivante, grazie ad innumerevoli kit di montaggio di ogni genere, accatastati cosÏ bene da coprire letteralmente ogni centimetro quadrato delle sue pareti interne. Entrando, il gentile esercente con un elegante gesto della mano, mi invitò ad osservare quel mosaico verticale di scatole, con un gran sorriso e senza proferire parola aveva già compreso le mie intenzioni, osservando la meraviglia mista alla gioia sul mio volto, diventato ormai di bambino appena varcata la sua soglia. Osservavo confuso dall'entusiasmo, in modo caotico, le centinaia di piccole immagini stampate sui fianchi in vista delle scatole, spostandomi da uno scaffale all'altro, senza avere in mente uno specifico modello da trovare in quello che, per me, era diventato un caleidoscopico piccolo "santuario" del modellismo. Improvvisamente, cosÏ come il mio sguardo aveva individuato il "negozietto", si fermò sull'affascinante livrea desertica disegnata sulle ali a gabbiano di uno "Stuka". Amore a prima vista. Liberato il kit dalla pila sovrastante di modelli con un gesto veloce e deciso, la portai sotto la luce, ed ecco fra le mie mani un JU-87 B2/R2 in 72 della Italeri (numero 1292).

Non pensandoci due volte, abbracciai la scatola, incantato dalla boxart raffigurante lo "Stuka" in virata, con il muso leggermento verso il basso, mimetizzato alla perfezione con il deserto sottostante che si estende all'orizzonte... Arrivato al banco, il gentile esercente mi guardò (sempre sorridendo...) pronunciando delle esigue ma profetiche parole: "Bel modello... Ma gran bel grattacapo!". Solo più avanti, passata l'euforia "del primo abbraccio" ne avrei compreso il significato.
Il kit viene realizzato con due stampate, del classico color grigio chiaro Italeri, dove gli elementi sono ben distribuiti e nomeclati. Sulle superfici esterne dei pezzi, quelle "a vista" una volta concluso il modello, sono state realizzate delle efficaci panel lines in negativo. Incise molto bene, a mio avviso, tali da non rendere strettamente necessarie particolari e laboriose correzioni.  Ad accompagnarle, un'altra stampa contenente i tre trasparenti, un bel foglio decals (fra le quali una che porta in seno un piccolo "mistero") ed un foglio di istruzioni pieghevole contenente ben dieci facciate. Cinque delle quali, illustrano in maniera molto efficace la sequenza di montaggio ed il display numerato dei pezzi inseriti all'interno di frames, a loro volta indicizzati da lettere, per un'individuazione più granulare ed immediata della loro posizione.

Nelle altre cinque si vedono rappresentate le quattro versioni realizzabili del kit:
Versione A JU-87 B-2-6/StG2 - Libia, Gennaio 1942
Versione B JU-87 R-2-6/StG3 - Creta, Maggio 1942
Versione C JU-87 B-2-7/StG77 - Francia, Agosto 1940
Versione D JU-87 R-2- Regia Aeronautica 208° Sq.- Grecia, Dicembre 1940
Nella "prima di copertina" del foglio in questione, un breve cenno storico dell'aereo e della sua attività nello scenario bellico nel quale era impiegato.


Le prove a secco di fitting lasciano intravedere qualche piccolo spiraglio fra le due semivalve della fusoliera e l'innesto ventrale con le ali, ma nulla di insormontabile: risolto con minimo uso di stucco. Il resto delle giunture del modello, combaciano molto bene e l'uso del filler Ë stato da me scelto solo per precauzione. Il dettaglio della vasca interna dell'abitacolo, ha da subito palesato la necessità di autocostruzione "massiccia".

Ho tentato, al massimo delle mie attuali conoscenze, di ricostruire il più verosimilmente possibile, sia la struttura portante che la strumentazione, attraverso l'uso del classico plasticard, fili di rame di varia sezione ed estrusi circolari autocostruiti. Divertente la colorazione ed il successivo drybrushing per cercare di rendere la vasca il più "vissuta" possibile.


Anche entrambi i carrelli anteriori hanno richiesto un minimo di attenzione. Le ruote possono essere montate solo una volta unite le due semiparti che compongono i carter aerodinamici, per abbassare il loro attrito volvente in volo. Pertanto Ë stato necessario un intervento di colorazione interna dei carter e l'inserimento delle ruote, completamente verniciate ed "usurate", prima del loro incollaggio e quindi  della verniciatura integrale del modello. Inutile descrivere la loro successiva mascheratura con nastro e patafix.


Una volta conclusa la fase di assemblaggio e rimozione dello stucco, con un piccolo trapano a mano, ho realizzato dei fori per alloggiare, al posto dei cannoni alari di plastica, presenti nel kit, degli inserti in acciaio (due spilli tagliati) per simulare meglio questi dispositivi di fuoco. Le panel lines del modello, come già precedentemente anticipato, facevano bella mostra di se a fine assemblaggio, ma ho comunque deciso di procedere con la marcatura dei rivetti sulle centine e longheroni alari (seguendo lo schema delle tavole di progetto reperite grazie al prezioso aiuto degli amici di modellismosalento.it) per dare una parvenza più realistica al modello a lavoro ultimato.

Mi sono armato di rotella dentata, calibro, matita e nastro semirigido ed ho dato il via alla "rivettatura". Operazione quest'ultima davvero non facile, che richiede davvero molta concentrazione poichè, il minimo errore Ë immediatamente visibile e infatti qualche imperfezione è scappata! Vi risparmio il dettaglio delle imprecazioni conseguenti!
Successivamente, a rivetti ultimati, Ë stato il momento di un'altra attività "molto simpatica" (per usare un eufemismo) ovvero la mascheratura dei 26 finestrini che compongono il canopy (che il kit offre) del JU-87.


La scatola di montaggio, infatti, presenta dei trasparenti non esattamente congruenti alla realtà costruttiva dei finestrini del vero Stuka, ma considerando la scala in 72 (e la conseguente difficoltà incontrata dagli stampisti nel riprodurli)  e la volontà di realizzarlo completamente chiuso (poichè da inserire in un diorama che lo rappresenta in fase di parcheggio negli scenari deserti libici), mi ha fatto desistere dal ricostruirlo con dell'acetato termoformato. Devo dire in merito che, non essendo io troppo esigente dal punto di vista strutturale, il risultato finale non è il top della ricostruzione per veri modellisti storici, ma, a mio avviso, è comunque accettabile. Posizionato quindi il canopy "impacchettato" ho continuato con una bella mano di primer grigio chiaro (Humbrol n.1 matt), sul quale ho continuato poi con un preshade in nero (Humbrol n.33 matt) seguendo le panel lines di tutto il modello. In questa fase, su entrambe le semiali solidali alla fusoliera, ho dato una mano di allumino, per preparare il fondo che sarebbe emerso dopo la verniciatura definitiva, attraverso la tecnica del sale. Questo per realizzare l'usura della vernice, dovuta al calpestio del pilota e del mitragliere per accedere ed uscire dall'abitacolo.


Conclusa la realizzazione del livello base di  verniciatura, sono iniziate le prime difficoltà nella scelta e applicazione dei toni giusti di colore da usare per la mimetizzazione. Come raccontato all'inizio, l'amore per questo kit, è scaturito a prima vista grazie alla mimetica desertica sfoggiata dallo Stuka nella boxart. Pertanto la mia scelta Ë immediatamente ricaduta sulla versione A del JU-87 B-2-6/StG2, stanziato in Libia, nel gennaio del 1942.

Proprio la versione che applicava la mimetica che tanto ha colpito la il mio immaginario.  Il foglio di istruzioni Italeri, per realizzare tale versione, indica un RLM 71 come verde scuro, un RLM 70 come verde più chiaro e poi un RLM 79 per il color sabbia. Nessun problema per RLM 65 definito "blu pallido" per la parte sottostante del modello. Problemi invece con i verdi. Da una prima analisi delle tabelle di conversione in mio possesso, Ë emersa subito una discrepanza sulla traduzione che queste ultime dichiaravano per RLM 71 associato con l'elenco Humbrol, il quale su di una, veniva associato al n. 30 e sull'altra, più aggiornata, al matt n.241. Per quanto riguarda il verde più chiaro, RLM 91, tutte le tabelle in mio possesso lo definivano come matt n.91 (non so se si è capito, ma sono un affezionato degli smalti Humbrol, anche se proverò presto un altro brand di colori, che vedo essere capaci di ottimi risultati e molto consigliati dagli amici di modellismosalento.it).

Dopo una prova delle tonalità, mi sono reso conto che le traduzioni da me consultate non erano esatte: entrambi i verdi, teoricamente uno più chiaro ed uno più scuro, risultavano praticamente uguali dopo l'asciugatura. Pertanto, non riuscendo a trovare un valido aiuto dalla documentazione e dalle foto della specifica versione che volevo realizzare (tutte in B/N), ho deciso di seguire il cuore, trovando una tonalità del verde più chiaro, simile a quello raffigurato nella boxart, nell'Humbrol matt n.86. Un paio di prove di stesura ad aerografo e ciò che emergeva era molto simile a quell'accattivante disegno che mi aveva fatto portare a casa lo Stuka. Devo riconoscere che non Ë un comportamento molto corretto nei confronti del modellismo storico, che richiederebbe ben altro approfondimento e disciplina, ma essendo io un praticante di questo hobby soprattutto per rilassarmi, non ho saputo non assecondare la parte più bella che quest'ultimo porta in seno: ovvero il divertimento. Proprio in suo onore mi sono permesso quella che si definisce una "licenza modellistica".
Definito dunque, quali colori impiegare, ho deciso di verniciare l'aereo come veniva fatto al tempo ovvero: mimetica desertica color sabbia, aggiunta sulla già presente mimetica sottostante realizzata per gli scenari di guerra europei.


Prima di iniziare a verniciare, ho applicato del sale sulle semiali dove precedentemente avevo passato l'alluminio. Dopo la sua asciugatua ho prima eseguita una mascheratura con nastro, per demarcare la netta separazione fra i toni di verde che avevano i JU-87, e via con il verde scuro molto diluito (75%) per procedere con una serie di stesure ad aerografo, al fine di creare delle vere e proprie stratificazioni, di colore, per ottimizzare al massimo l'effetto preshade. Stessa cosa per il tono di verde più chiaro.

Infine, dopo la completa asciugatura dei verdi, passaggio ad aerografo del color sabbia eseguito a mano libera, cercando di ottenere un risultato il più possibile fedele al pattern mimetico presentato sul foglio di istruzioni. Successivamente capovolgimento del modello e stesura ad aerografo del "blu pallido" nelle superfici  rivolte verso il basso. Il preshade sottostante Ë emerso senza fatica regalando un buon effetto "tridimensionale" allo skin subalare. A verniciatura completata, è seguita la classica mano di abbondante lucido trasparente acrilico della Dr. Toffano (vernice che trovo particolarmente efficace, poichè non ingiallisce nel tempo, autolivellante e capace di creare uno strato molto tenace antigraffio sul modello) per preparare la strada alla stesura delle decals.

Anche per una di queste ultime ho avuto delle remore: la decals che rappresenta la "vipera" posizionata sul fianco sx della fusoliera, presentava una croce di guerra (stampa unica, vipera ed insegne fuse insieme in un solo pezzo) orfana del suo braccio verticale più alto, contorniata da un pannello di un verde molto acceso. Inevitabile l'interrogarsi in merito. Mi rigetto a capofitto sulla documentazione ma nulla di fatto: non trovo riferimenti attendibili, solo ipotesi. Invio addirittura uníe-mail all' Italeri, ottenendo come risposta che era una cosa voluta, senza però riceverne motivazione. Trovo una tavola del JU-87 che lo rappresenta proprio con la croce di guerra, sul lato in questione, con il braccio cancellato da quella che sembra usura. Ho trovato una mezza prova, ma il mistero è rimasto tale: ancora non ho capito perchè quella decal è stata stampata così. Procedo dunque nel ricreare l'usura della foto, eliminando con della carta abrasiva finissima (grana 1200) quel pannello verde acceso, mascherando il tutto con dei pigmenti color alluminio. Procedo poi con l'applicazione delle altre insegne con l'aiuto del Revell decals soft.


Il foglio di decalcomanie Italeri per questo kit, difetta dell'insegna di coda. Ho acquistato un foglio specifico dall'Inghilterra, per applicarla sul modello, che sono riuscito ad avere dopo un mese, fra svariate vicissitudini di spedizione.
A quel punto secondo passaggio di lucido per chiudere e proteggere le decals ed iniziare la fase dei lavaggi ad olio. Questi ultimi, portati a termine con del panel line accent color dark brown della Tamiya, rimosso con del petrolio bianco saggiamente consigliato da uno dei miei modellisti di riferimento. Mi sono accorto inoltre che, esagerando con i passaggi di pulizia dell'olio in eccesso, il petrolio bianco, avendo un leggero livello di aggressività, permette di creare un effetto usura molto veritiero sulle decals. Infatti basta insistere un po sulla decals da "degradare", con il cotton-fioc di turno, consumare lo strato di lucido protettivo e con pochi leggeri passaggi a "decal scoperta" questa inizia a cedere, simulando perfettamente la consunzione da usura o agenti atmosferici o... Abrasione meccanica esercitata dalla sabbia del deserto!


Dopo l'olio, lo Stuka ha preso quelle sembianze di mezzo fortemente usurato che avevo immaginato e grazie ai pigmenti weathering master Tamyia, la mia fantasia Ë diventata realtà. Ultimo passo Ë stato tendere il cavo dell'antenna e montare l'elica, con la sua ogiva gialla maculata di verde a mano con un piccolo pennello, precedentemente verniciata e "invecchiata" a dovere con del pigmento di alluminio.

Per concludere devo dire che sicuramente si può fare di meglio sempre e c'è ancora tanto, tantissimo da imparare. Infatti questo Stuka Ë stato per me una vera e propria scuola, non solo per l'applicazione delle tecniche di realizzazione, ma anche perchè è stato un mio personale e primissimo tentativo di approccio alla complessa arte del modellismo storico... Spero almeno di aver preso la sufficienza! Buon modellismo a tutti Voi. 

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