Semoventi d’artiglieria Italiani anni 50: Sexton 88/27 ed M7 105/22 scala 1/35
Andrea Pellandra ci ha abituato ad ammirare belle riproduzioni dei mezzi del nostro Esercito in tutte le epoche. Dopo i recentissimi mezzi mutuati dall'esercito americano ed impegnati nei teatri delle missioni di peace keeping oggi scopriamo due mezzi sempre forniti dali USA ma nel dopoguerra con particolari caratteristiche trattandosi dei Semoventi d’artiglieria anni 50 Sexton 88/27 ed M7 105/2. Buona lettura.
Modelli, testo e foto di Andrea Pellandra
Notizie storiche:
M7, 105/22:
Nel gennaio del 48, vennero consegnati i primi semoventi d’artiglieria al gruppo semovente della Prima Brigata corazzata creata in Italia nel dopoguerra. Si trattava di semoventi M7. Le dotazioni venivano da recuperi dei mezzi, rimasti in Italia dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale , oppure ceduti dagli Stati Uniti in “ conto aiuti militari”. Lo scafo deriva da quello del carro Sherman, e venne dotato di un affusto da 105/22. Lo scafo è costituito da lamiere saldate, ed è suddiviso in due compartimenti, motore( posteriormente), ed equipaggio ( anteriormente), con posto di pilotaggio in basso. In Italia se ne utilizzarono varie versioni, che differivano nel treno di rotolamento, nella prua, che poteva essere fusa in un unico pezzo o no, la posizione dei fari e del “ pulpito”( l’alloggiamento circolare che ospitava il mitragliere). Il mezzo non aveva protezioni superiori per l’equipaggio, ma lo si poteva ricoprire con un telone ed appositi archi. Vennero introdotti anche dei parafanghi laterali, in modo da poter utilizzare dei cingoli di maggior ampiezza. L’M7 fu in dotazione a tutta l’artiglieria corazzata e all’artiglieria da campagna. La gittata massima superava di poco i 10600 e la protezione antiaerea era riservata alla sola 12,7. Il numero di cartocci proietto invece era di 69 pezzi. I reggimenti di artiglieria semovente erano anche equipaggiati con la versione posto comando, che era caratterizzata dall’assenza dell’obice e la feritoia era chiusa con un'unica piastra oppure con varie piastre. Classe ponte , 25. Le maglie di riserva per i cingoli erano contenute in scatole poste nell’anteriore del mezzo.
SEXTON 88/27:
Versione dell’M7, inglese, armato con un pezzo da 88/27 (25PR S.P.). Differisce per l’assenza del “pulpito” sulla destra, per il posizionamento dell’obice che è centrale ( leggermente a sinistra), con posto pilotaggio a destra e sistema di mira a sinistra. La parte bassa e il motore sono le stesse dell’M7. Il pezzo invece è quello in uso presso le nostre artiglierie. Anche in questo caso abbiamo due vani, motore e personale, a differenza dell’M7, il munizionamento è stivato sotto la pedana del vano di combattimento (105 colpi in totale). Come per l’M7, ne furono adottate diverse versioni e a seconda dei lotti di produzione le differenze erano più o meno come nell’M7. Nel 1959, venne dotato il mezzo di un obice da 105/22, che portò però ad una riduzione della gittata ( da 12200mt. a 10600 mt.) Anche per il Sexton, esiste la versione posto comando. I cingoli di riserva erano sistemati sull’anteriore del mezzo, o orizzontalmente, nelle versioni con prua in unica fusione, oppure nelle versioni più tarde, attaccate verticalmente sulla prua. L’armamento secondario era costituito all’inizio da due mitragliatrici Bren, che poi furono sostituite con una da 12,7.
Le scatole di montaggio
M7
Si tratta di una vecchia scatola Italeri, reperita negli Stati Uniti e giunta a me in pessime condizioni di conservazione. Le fotoincisioni dedicate Eduard hanno completato il tutto. Fondamentalmente il pezzo è ottimamente fatto, anche i dettagli sono buoni. Le uniche modifiche eseguite, riguardano i fanali, che ho spostato dal basso in alto della piastra frontale e l’eliminazione degli archi per il telo di protezione, che sono stampati sulle fiancate del mezzo, per ricostruirli più verosimili. Ho aggiunto i cavi di alimentazione per i fari ed ho rifatto le saldature tra le piastre laterali e l’anteriore con dello stucco, perché dalle foto si nota che sono molto marcate, mentre nel Kit, non esistono proprio. Tutto il resto è stato montato seguendo le istruzioni dell’Italeri e dal pacchetto di fotoincisioni Eduards. Non ho trovato grosse difficoltà nel montaggio, tranne che nei cingoli, in vinile. La stampa è molto ben dettagliata, ma probabilmente sono stati conservati in un ambiente troppo caldo e mi si sono crepati dopo qualche giorno dal termine del montaggio. Sono stati poi sostituiti con dei cingoli in metallo della Friul Model tipo T48, con pattino largo in gomma, (nelle foto sono ancora presenti i vecchi cingoli, dove si nota il punto del distacco). Le decals sono autoprodotte e l’ho assegnato al 131° Rgt. Artiglieria corazzata della Divisione Centauro. Per la colorazione non ho voluto enfatizzare l’usura e il weathering, perché a mio avviso è un pezzo che va apprezzato in tutti i suoi dettagli. Ho spruzzato tutto il mezzo di un color ferro arrugginito su cui ho passato nei bordi, sulla giunzione delle piastre, ed in altri punti del Red Brawn molto diluito. A questo punto ho usato l’olive drab, sempre molto diluito e poi l’ho ripassato in maniera disomogenea schiarito per un 20%. L’effetto del colore usurato leggermente metallico l’ho prodotto con della grafite polverizzata. Tutti i dettagli poi sono stati enfatizzati con altre tecniche e prodotti ad ok.
SEXTON
La scatola di montaggio è della Dragon, contenente un gran numero di pezzi, anche per fare versioni ( lotti di produzione), diverse. Qui i lavori da fare sono decisamente maggiori, perché seppur di buona fattura, molti dettagli sono assolutamente da rifare ed altri migliorabili per sfizio. Sull’anteriore, le luci del mezzo le ho spostate. Non le ho messe anteriormente sulla prua, ma le ho poste sulla piastra frontale in alto, come sull’M7, fate attenzione anche alla versione che volete realizzare, perché i fari possono variare di molto come posizione oppure non esserci. Per fare ciò, ho utilizzato come protezioni, quelle fornite nel kit, ma tutto il resto viene da lamierino e pezzi trovati nella banca pezzi, sul lato destro, le luci sono due diverse, e va aggiunto anche una maniglia. Successivamente sono stati eseguiti dei buchi per il passaggio dei cavi elettrici. Nella prua, che è di tarda produzione, ho poi riprodotto le staffe per il sostegno delle maglie dei cingoli, che alla fine non ho messo ( spiegazione più avanti).
La linea di saldatura tra la parte verticale anteriore e la parte inclinata, andrà rinforzata e la stesa cosa andrà fatto sui lati. A mezzo terminato, andranno poi inseriti l’asta reggi portello del pilota, rifatta in metallo e andrà posizionato il cavo di traino, al quale andrà costruita una staffa ( da foto) per tenerlo teso ed aderente al pezzo il cavo di traino. Dopo aver unito le varie parti dello scafo andranno fatte delle stuccature per correggere i buchi, abbastanza evidenti ( un po’ rognoso è il posteriore, anche per la poca chiarezza delle istruzioni).
Sulle fiancate, ho riprodotto le staffe per la salita sul mezzo, ho fatto le asole per fermare il telo di copertura ed i cilindri per il sostegno degli archi del telo. Sul lato sinistro, ho lasciato la botola per il caricamento delle munizioni aperto ed in più ho realizzato i sostegni per gli archi. Sul posteriore l’unico grosso difetto riguarda la paratia che copre gli scarichi. Nel montaggio, infatti mi sono accorto che i pezzi delle fiancate, non combaciavano bene, e non risultavano essere in squadro. Infatti nel momento dell’applicazione della paratia questa risultava più lunga di una buona manciata di millimetri. Ho quindi dovuto tagliare a metà il pezzo, limarlo a misura, stuccare, incollare e poi limarlo per rendergli il bordo pressochè orizzontale. Sui parafanghi posteriori, vanno poi aggiunti i dischi catarifrangenti, presi dalla banca pezzi. Il vano combattimento è quello che ha richiesto più tempo. A parte l’obice che si monta discretamente bene, prima di posizionarlo va eseguito il lavoro di dettaglio del vano ( almeno per le parti visibili). Ai lati ho praticamente rifatto tutti i dettali, canaline, supporti per le armi, cavi elettrici ed idraulici, sopra il posto di pilotaggio ho poi eliminato tutti i pezzi forniti dal kit e sostituiti con altri autoprodotti o presi dalla banca pezzi. Tutto ricostruito in base a fotografia. Per quanto riguarda il box radio, non ho trovato riferimenti particolari fotografici, ho quindi eliminato la griglia fornita dal kit in fotoinciso e l’ho semplicemente sostituita con un telo di protezione, attaccato sul lato superiore del box. Sempre sopra il posto di pilotaggio, ho ricreato il supporto per la 12,7. In alcuni esemplari se ne può trovare anche uno posto nella paratia posteriore al centro. Con i cingoli invece ( la maledizione del cingolo), ho dovuto ripiegare su quelli in metallo della Friul Model. Sono gli stessi che vanno montati sui carri Sherman. Ho ripiegato su questi ultimi, perché quelli in dotazione nel kit (non ho capito con quale materiale fossero prodotti, non in vinile, ma in plastica o resina), erano impacchettati sottovuoto, con una specie di olio. Una volta estratti dalla confezione, ho notato che i denti del cingolo erano rigidi e rivolti all’interno e appena tentato di piegare la maglia, si sono letteralmente sbriciolati. Anche per la scelta del cingolo , bisogna fare attenzione a che versione si vuole fare, in quanto nei primi esemplari consegnati, le costole delle maglie, erano orizzontali, e tutte in metallo, sostituite poi nel corso degli anni perché scivolavano troppo. In questa versione sono del tipo T51. Si possono utilizzare tranquillamente anche la versione T48, come per l’M7 e sull’M7 i T51 (tutte versioni adattabili anche per lo Sherman.. La colorazione è stata eseguita come per l’M7, anche se per il Sexton ho evidenziato maggiormente l’usura della vernice, facendo trasparire molto il fondo e gli aloni di ruggine. In questo caso ho sporcato un po’ di più il mezzo, per differenziarlo dall’M7. Le decals sono sempre autoprodotte, consultando fotografie ( stessa regola in adottata in precendenza, guardare attentamente il modello, l’anno e il reparto che si vuole rappresentare perchè gli stanag e le targhe potevano avere differente posizione).
I mezzi sono poi stati fotografati assieme per il confronto.
Tutte le informazione e gran parte del materiale fotografico, altro reperito in rete, per la costruzione del mezzo e della realizzazione delle decals, sono tratte da :
Gli autoveicoli da combattimento dell’esercito italiano, volume terzo (1945-1955)S.M.E., ufficio Storico, di Nicola Pignato e Filippo Cappellano
Storia Militare Dossier, Mezzi corazzati e blindati dell’Esercito Italiano 1945-2015, parte seconda, N°25, maggio-giugno 2016, di Filippo Cappellano, Fabrizio Esposito, con Daniele Guglielmi.
Buon modellismo