IDF Sho't kal Gimel 1982 scala 1/35 AFV Club cat. no. 35267

shot gimel Ulteriore evoluzione dello Sho't Kal, la Gimel è la prima versione di questo carro dotata di moduli esplosivi reattivi posti all'esterno del carro per una ulteriore protezione dalle armi contro carri avversarie. Sempre con un buon kit della AFV Club è possibile riprodurre uno di questi mezzi, impiegati nel 1982 durante l'operazione "Peace for Galilee"

Testo, modello e foto di Gabriele Luciani

Uno dei sistemi d'arma più letali per qualsiasi mezzo corazzato, oltre ai proiettili a cairca cava, sono certamente i temibili lanciagranate, anche essi a carica cava, ma che pure un singolo operatore, per di più privo di uno specifico addestramento militare, può adoperare con successo. Già nel corso della seconda guerra mondiale, gli equipaggi dei carri, per rafforzare la loro protezione, incominciarono a prendere delle precauzioni, addossando alle pareti esterne dei loro mezzi, sacchetti di sabbia e/o parti di cingoli. In alcuni casi vennero usate (come ad esempio in Italia sugli ultimi semoventi su scafo M 43) delle paratie metalliche aggiuntive, poste direttamente nelle fabbriche, sui lati dei blindati, a volte adoperate anche con dei tralicci metallici. Il problema di queste contro misure è che molte volte si rivelavano inidonee, in primis quelle adottate su iniziativa degli equipaggi, trattandosi in questo caso per lo più di espedienti improvvisati, invece le paratie esterne si potevano perdere durante i movimenti del mezzo; tutte comunque finivano per appesantire ulteriormente il carro su cui erano poste, limitandolo anche nei movimenti. Realizzare carri sempre più pesantemente corazzati avrebbe invece comportato altri problemi a causa del conseguente aumento delle loro dimensioni e a catena dei maggiori consumi dei loro propulsori. Nel corso della seconda guerra mondiale, i carristi che ebbero le maggiori perdite furono quelli dell'Armata Rossa a causa dei lanciagranate Panzerfaust, anche quando questi erano adoperati dai miliziani del Volkssturm, un fatto che, terminato il conflitto, in Unione Sovietica, da una parte portò allo sviluppo, sulla base del citato sistema d'arma tedesco, dei lanciagranate della famiglia RPG, dall'altra  ad un primo studio di una nuova protezione per i carri, questa volta però di tipo "attivo". Si sperimentarono cioè dei moduli espolsivi da applicare all'esterno dei corazzati, moduli che dovevano far brillare la granata lanciata contro un carro armato prima ancora che questa potesse penetrare e deflagrare all'interno della cellula di sopravvivenza dello stesso carro, ma i risultati non furono affatto soddisfacenti tanto che questi tentativi furono sospesi. Al di fuori dell'Unione Sovietica e all'indomani della guerra dello Yom Kippur  fu solo dall'esercito israeliano che fu dato un notevolissimo impulso allo studio ed allo sviluppo della protezione attiva dei mezzi corazzati proprio per quanto avvenuto nel corso del conflitto dell'ottobre del 1973. I soldati egiziani, largamente dotati dei lanciagranate RPG-7, diedero moltissimo filo da torcere ai carristi dello Zro'a Ha-Yabasha : emblematica è rimasta la foto di uno Sho't Kal colpito e messo fuori combattimento, nel punto di massimo avanzata israeliana nel centro abitato di Suez, dalle squadre c/c egiziane proprio con gli RPG-7...La sommatoria di tutte le esperienze belliche israeliane fu il carro Merkava sviluppato nel corso degli anni 70 , tenendo in primo piano la protezione dell'equipaggio, innanzitutto ponendo il gruppo motore davanti ed anche adottando delle corazze modulari.

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Il resto del parco carri israeliano nella metà degli anni 70 era ancora costituito da centinaia di carri M-48 ed M-60 ma anche dell'intramontabile Sho't Kal che in campo aperto, nell'ottobre del 1973 aveva dato un'ottima prova di sè sull'alture del Golan  contro i corazzati siriani. Per via delle nuove tattiche di combattimento adottate dagli eserciti arabi e dei consistenti rifornimenti dei più recenti carri sovietici, Israele venne costretto a sottoporre i suoi corazzati più anziani a diversi programmi di aggiornamento che coinvolsero meccaniche ed armamenti ma anche l'aumento dell'efficacia delle protezioni degli equipaggi, ivi comprese la consistente adozione di moduli esplosivi reattivi (in inglese E.R.A.) realizzati sotto forma di elementi di forma scatola da installare per lo più sul frontale degli scafi e sulle torrete dei carri armati , mentre, similmente a quanto accaduto durante la seconda guerra mondiale, i trasporto truppe M.113 erano rivestiti con delle paratie supplementari ma di tipo passivo. Per gli Sho't Kal, dopo un primo intervento di ammodernamento delle mecaniche interne di controllo della torretta (Sho't Kal Bet), si passò anche all'adozione dei moduli E.R.A. .

sho't kal gimel

La variante venne denominata Sho't Kal C o Gimel, termine che nella lingua ebraica identifica la terza lettera dell'alfabeto, in quanto questa è la terza versione israeliana del carro Centurion.  Le protezioni vennero installate sulla piastra frontale dello scafo, ai lati dello stesso ed anche in torretta. Il primo ed efficace impiego dei Gimel  si ebbe nel corso dell'Operazione "Peace for Galilee" quando l'Ugdah 36 equipaggiata  oltre che con i Merkava, appunto anche con gli Sho't Kal Gimel , al comando del Brigadiere Generale Avigdor Kahalani, alle ore 11.00 del 6.6.1982, entrò in azione investendo dapprima la cittadina libanese di Nabatiyah e le colline di Arnoun, puntando subito verso Sidone e la costa mediterranea, raggiunta il giorno successivo, dopo aver guadato i fiumi Litani, Zaharani. Gli scontri nei centri abitati, portati avanti dai terroristi arabi incuranti della popolazione civile ma che anzi approfittavano delle opportunità date loro dagli edifici, videro squadre di controcarri con i lancia granate RPG-7 e razzi Sagger: durante questi combattimenti e più in generale nel corso delle operazioni in Libano del 1982 le protezioni ERA si rivelarono, secondo le fonti militari israeliane, letteralmente "an astounding technological success"...Al di là della propaganda, e comunque ad oggettiva conferma della validità delle protezioni in questione, va rilevato che dal 1984 i sovietici dotatorno massicciamente i loro carri di protezioni ERA e si scatenò conseguentemente una gara di cervelli nell'ambito dell'industria militare fra i progettisti dei sistemi d'arma contro carri e quelli dei nuovi mezzi corazzati.

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L'AFV Club, importata in Italia dalla Astromodel di Genova, ha fatto del Centurion uno dei punti di forza della sua gamma di modelli in scala 1/35 ed ha preso in considerazione tutte le versioni realizzate in Israele: in pratica sul palinsesto dei kits delle precedenti varianti, e con l'aggiunta di ulteriori stampate, quasi una stratificazione di pezzi, la ditta cino nazionalista con il kit contraddistinto dal numero di catalogo 35267 offre una ottimale riproduzione dello Gimel.

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Nella confezione troviamo stampate con la riproduzione delle mattonelle ERA, ma anche della cupola della postazione del capocarro che nei Gimel venne modificata. Un'altra caratteristica di questa versione era la presenza in torretta di un mortaio, di una Browning da 12,7 coassiale al cannone principale da 105/51 oltre all'altra mitragliatirce già all'interno della torretta , di due altre mitragliatici pesanti.

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Sul frontale della torretta vennero posti anche due lanciafumogeni con 10 artifizi ciascuno; inoltre sempre all'esterno della torretta poteva essere collocate armi individuali come Uzi e Galil: era chiaro l'intento di dare anche all'equipaggio di questi carri e nei contesti urbani una buona dose di autonomia contro gruppi armati e squadre contro carri, senza aspettare il supporto della propria fanteria: tutti questi particolari sono riprodotti quindi dalle nuove stampate e caratterizzano perfettamente la versione in questione. Questa volta non ho usato il set suppeltivo della stessa AFV Club, ovvero l'AC 35009 "Mantlet cover" in quanto parte del mantello in tela che è alla base del cannone nel carro reale  questa volta è già presente nella confezione del kit in quanto nel mezzo reale il resto della scudatura del medesimo cannone è occupato da piastre suppletive . 

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Le caratteristiche di questo  kit come detto, sono le stesse degli altri due  rispettivamente dedicati alla versione  Sho't Mk.5 e Shot Kal già da me presentati su Modellismo Salento. Come al solito , c'è solo un passaggio della costruzione che richiede l'uso dello stucco ovvero far sparire i segni della giunzione dei due pezzi che compongono i lati della torretta e nella sola zona posteriore degli stessi.

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Il cannone è sempre riprodotto da un bel pezzo in metallo...

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...e pure stavolta il treno di rotolamento dei cingoli e il battistrada delle ruote degli stessi cingoli sono in vinile: approfittando della presenza delle scudature laterali che mascherano tutta la parte superiore dei cingoli, ho evitato anche in questo caso il ricorso a sets afther market, cercando con colorazione ed invecchiamento di dare il maggiore realismo possibile a questi particolari. 

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La costruzione del kit non è molto impegnativa se non fosse proprio per l'abbondanza di stampate (15 grandi e quattro più piccole) ed il fatto che la facciata "part list" del foglio istruzioni le raffiguri in modo troppo piccolo...Per fortuna il resto delle istruzioni è molto chiaro e comunque va seguito pedissequamente per evitare problemi o ulteriori difficoltà nell'individuazione dei pezzi che vanno effettivamente usati.Il passaggio alla interessante fase della colorazione del kit, una volta  assemblato avviene quindi in tempi ragionevoli.

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Un'altra ottimale caratteristica dei kit AFV Club sono i rispettivi fogli decals che sono dotati di una forte adesività: in questo caso abbiamo quattro opzioni per altrettanti mezzi usati durante Peace for Galilee, tutti con una uniforme colorazione sand gray , come noto un colore  abbastanza difficile da definire tenuto conto anche della pesante e diversa usura operativa di ogni singolo mezzo. Anche questa volta ho utilizzato per la colorazione esterna e la riproduzione del suo pesante invecchiamento i colori ed i pigmenti contenuti nel set SPG01 della Lifecolor, in particolare lo UA902 per il sand gray. 

sho't kal gimel

Oltre ai pigmenti contenuti del set SPG01 ho usato i Panel Accent Line e le polveri per invecchiamento della Tamiya altri prodotti Lifecolor come i pigmenti del set SPG02 per i cingoli, i vecchi Tensocrom ma anche il pigmento LPW05 del nuovo set LP01; da notare che in questo ultimo set c'è anche un ottimo remover che ho utilizzato non solo per i Lifecolor ma anche per gli eccessi dei Panel Accent LineTamiya . Alla fine il colore di base steso all'inizio, dopo tutti questi trattamenti sembra quasi un ricordo sbiadito...

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Ho scelto l'esemplare contraddistinto dalla presenza sulle scudature laterali dei piccoli numeri bianchi 920 ripetuti sei volte, numeri che riprendono i tre finali della targa del carro . Una nota di colore che spezza l'uniformità della colorazione di questo Gimel, oltre alle insegne riprodotte dalle decals, è la sottile striscia bianca presente sul dorso del cannone, un distintivo di riconoscimento ottico per evitare a questi carri di essere colpiti dal fuoco amico dei cacciabombardieri della H.H.A. .

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Altro particolare interessante la presenza in torretta di  due drappi bianchi con un numero due: per riprodurli ho ritagliato della carta stagnola che ho verniciato con il bianco; dopo avervi applicato le decals AFV Club che raffigurano i numeri 2, ho sporcato abbastanza  anche loro prima di attaccarli al canestro posterioire della torretta.

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Per le targhe del blindato, due delle quali vanno inserite sui lati anteriori del cofano motore, nel kit  ci sono delle fotoincisioni: dipingerle però è veramente una impresa per me molto ardua ed ho preferito ricorrere alle decals...

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Le uniche aggiunte extra scatola che ho fatto sono state le riproduzioni, con del filo di rame, delle due antenne radio in torretta che in pratica hanno concluso l'assemblaggio di questo kit.

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In conclusione anche questo kit della AFV Club consente di realizzare, con poco impegno ed anche come da scatola, un modello molto realistico della terza versione dello Sho't Kal ed alla fine la voglia di assemblarne ancora un altra, proprio per le buone prerogative di questi prodotti non viene meno ma anzi si rafforza ...

Gabriele Luciani

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