AMX 12 E.I. LXIII Btg. Cor. D.f. Mantova 1970 da kit Heller scala 1:35

Andrea Pellandra ci sta ricostruendo la storia recente della parte meccanizzata del nostro Esercito tramite una serie di interessanti modelli anche di soggetti poco noti come quello che presentiamo di seguito. Vediamo come ha realizzato il trasporto truppe AMX utilizzato in maniera marginale anche dal nostro esercito.

Modello, testo e foto di Andrea Pellandra, foto storiche fornite dall'autore ed inserite al mero scopo di documentazione e discussione. Ogni diritto riservato degli autori.

 

Nel proseguire la costruzione del parco veicoli ruotati e cingolati dell’Esercito italiano, mi sono imbattuto in questo esemplare di Trasporto truppe, ai più sconosciuto. Ho cominciato così la ricerca di informazioni sul mezzo, e sulla scatola di montaggio di per se molto rara. In rete esiste molto poco relativo all’utilizzo da parte del nostro esercito, ma informazioni e fotografie importanti le ho reperite nel volume quarto de “ Gli autoveicoli da combattimento dell’esercito italiano” pubblicato dallo SME, e dalla pubblicazione Storia Militare Dossier, volume secondo “ Mezzi corazzati e blindati dell’Esercito italiano” del 2016.

La scatola di montaggio invece, dopo quasi un anno di ricerca, sono riuscito a reperirla presso un negoziante Francese.

In rete all’epoca trovai anche un lavoro precedente, di questo mezzo in versione italiana, sempre in scala 1:35, che se pur ben fatto, non mi entusiasmava molto e subito ho cominciato a lavorare di testa per porre rimedio ai difetti riscontrati ed alle migliorie che secondo me andavano fatte per ovviare alle carenze del kit, descritte dall’autore.

CENNI STORICI E DATI DEL VEICOLO

Il veicolo fu scelto verso la fine degli anni 50, per sostituire gli oramai superati mezzi trasporta truppe, in dotazione al nostro Esercito e tutti risalenti al secondo conflitto mondiale, anche per adattarsi meglio ai nuovi scenari bellici esistenti all’epoca.

Il mezzo deriva da un dal carro armato legger, AMX 13, francese. Rispetto ai mezzi dell’epoca, era protetto da una corazza più spessa, poteva contenere un numero maggiore di personale armato, che poteva anche fare fuoco dall’interno del mezzo.

Il mezzo fu presentato per la prima volta nel 1958, con alcune modifiche rispetto alla versione francese, che riguardavano la parte meccanica e dell’armamento del mezzo. La versione francese era dotata di una torretta chiusa, con una mitragliatrice che poteva essere azionata dall’interno, mentre nella versione italiana, la torretta si presentava completamente diversa e come arma veniva posta la mitragliatrice da 12,7 sul cielo della torretta. In totale ne vennero ordinati 500 esemplari. L’AMX 12 è spinto da un motore SOFAM da 254 CV ( poteva raggiungere una velocità su strada di 60 Km/h), che trova posto nella parte anteriore del mezzo, a destra, mentre il posto per il pilota è a sinistra , sempre nella parte anteriore. La casamatta invece è situata posteriormente, e poteva contenere 12 uomini equipaggiati. Sempre a sinistra, nella casamatta, subito dietro il pilota è situata la torretta con la mitragliatrice. La caratteristica fondamentale di questo mezzo è che la casamatta è dotata di 4 ampi portelloni, apribili a libro, e sui quali erano poste le feritoie ( come nei nostri VCC1 e VCC2, per poter far fuoco con le armi individuali). L’accesso avveniva dalla parte posteriore mediante due grandi porte.

I primi esemplari furono consegnati nel 1961 in conto al Mutual Assistance Defence Program e poi distribuiti a tutti i reparti di Fanteria, Cavalleria ed Artiglieria, oltre alla versione trasporta truppe, vennero consegnate anche le versioni Posto Comando e Trasporto materiali.

Verso al fine degli anni 60 il mezzo, che nel corso degli anni aveva avuto parecchi problemi di affidabilità e difficoltà di manutenzione, venne gradualmente sostituito dall’M113, anche se la mobilità era superiore a quella dei mezzi Statunitensi, facendo passare i mezzi AMX 12 dall’esercito di campagna a quello territoriale, per poi venire radiati gradualmente dal servizio.

KIT e MONTAGGIO

La scatola in se è molto voluminosa, se si pensa alla pochezza del mezzo, infatti in essa sono contenute molte parti in più per farne una versione diversa dal Trasporta truppe, non menzionata nel foglio istruzioni, comprese varie parti con figurini. Il foglio istruzioni in un primo momento sembra complicato da leggere perché è pieno di numeri, che indicano il numero del pezzo ed il colore relativo, non semplicissimo è il reperimento dei singoli pezzi sulle Sprue, sono in ordine più o meno progressivo, ma spesso bisogna cercare……e bene.

La qualità della plastica fa risaltare all’occhio che non è delle migliori e anche il dettaglio della stampa dei pezzi lascia parecchio a desiderare. Per quanto riguarda le maglie cingoli, che sono in plastica, non si possono nemmeno guardare, per cui ho optato per quelli in metallo della Friul Model, ottimi sia come fattura che come velocità di montaggio.

La prima cosa da fare se si vuole realizzare il mezzo italiano è procurarsi molte immagini, raffrontarle con le istruzioni del kit e selezionare le aree da modificare. Io di solito procedo in questa maniera, e sul foglio istruzioni, mi appunto le modifiche da fare o l’immagine da prendere come riferimento. In rete si possono trovare varie immagini importanti, ma bisogna fare attenzione, perché il mezzo è stato utilizzato anche da altri eserciti e per anni a seguire rispetto al nostro, per cui si possono notare particolari assenti sui nostri mezzi o parecchie migliorie.

La base è formata da 4 pezzi che presentano vari fori, per il successivo incollaggio degli organi di sospensione. I fori passano da parte a parte per cui ho provveduto ad obliterarli ( nella parte che guarda verso l’interno del mezzo) per rendere la superficie uniforme.

Nel mio caso ho voluto realizzare anche gli interni ( per questo ho obliterato i fori), mediante una parte di pezzi presenti nel kit ( tutta la parte delle panche e qualche aggeggio extra), e per fare ciò, ho utilizzato come spunto il montaggio di un AMX 12 francese, in quanto gli interni non erano diversi. Sul tettuccio ho ricostruito i pannelli paracolpi con del plasticard, sagomato pezzo per pezzo, così come i porta oggetti presenti davanti alle file di panche. Per le rastrelliere porta armi, le cinghie, i maniglioni di sostegno, ho utilizzato, filo di rame, lamierino e pezzi d’avanzo di fotoincisioni. Sul piantone interno, dove poi poggeranno i portelloni posteriori, ho inserito due maniglie, che da foto, risultano sfalsate e poste a 45° verso l’interno.

Nella costruzione delle panche per movimentare un po’ le linee, visto che quelle fornite dal kit sono lisce lisce, le ho ricoperte con un sottilissimo strato di carta presa da una confezione di vetrini per microscopio, ho quindi inumidito le panche con acqua e vinavil, e poi ho fatto aderire la carta tamponandola leggermente. La stesura risulta così non uniforme e si formano delle piccole pieghe che le rendono molto più naturali e gradevoli alla vista d’insieme.

Gli interni sono stati completati aggiungendo le canaline (in filo di rame), alle varie apparecchiature interne, una radio presa da un foglio di fotoincisioni e su ogni scansia di fronte alle panche ho messo tre piccole anelline, le stesse andranno poi inserite nella parte superiore, sul bordo dei portelli dei fucilieri. In queste anelle erano stesi degli elastici che fungevano da ritenzione per le attrezzature stivate. Al termine di questa fase, ho colorato tutto ed invecchiato leggermente ( non si vedrà poi molto una volta chiuso, anche se con portelli aperti).

Successivamente ho incollato la parte frontale dello scafo e qui cominciano ad emergere le magagne del kit…..enormi solchi da stuccare, rivettatura inesistente, delirio, non si poteva proprio vedere una roba simile. Per cui, dopo aver stuccato tutto con stucco liquido, fatto i rivetti con i profili esagonali da 1mm ed una volta inserita la marmitta, dopo averla colorata, l’effetto finale era disastroso, perché?...Semplicemente perché i nuovi dettagli andavano a contrastare con le stampe delle griglie del motore, semplicemente non si vedevano!

Quindi altro lavoro da fare! ma prima ho dettagliato ulteriormente alcune parti. La paratia anteriore, abbisogna di staffe, per il sostegno, che ho ricostruito con del lamierino, naturalmente dopo aver limato e stuccato la paratia interna per la presenza di due fori degli estrattori sulla plastica, e naturalmente aver inserito altri rivetti sulla parte esterna e sulle staffe di sostegno. La griglia laterale è stata modificata, con un bisturi N°15 a punta scaldata, passando dentro ogni scanalatura. Prima di fare questo, bisogna cartare la griglia con carta vetrata per ridurne lo spessore, altrimenti vi si fonderà tutto tra le dita.

Fatto questo, con una fresa, ho scavato tutte le griglie presenti sul cofano. Anche a bassa velocità la plastica si scioglieva e lo spessore era pure elevato, per cui ho dovuto fare molta attenzione a non creare delle fusioni troppo evidenti. Le griglie le ho poi sostituite con pezzi di fotoinciso, sagomato e ritagliato. Siccome è un lavoro post incollaggio, per sostenere le griglie ho inserito delle piccole staffe, sporgenti meno di un millimetro, in modo da non vederle all’osservazione dall’alto. Per dettagliarle, oltre alla rivettatura, ho inserito delle cerniere in fotoinciso e per quanto riguarda la griglia della ventola, ho inserito per tutta la circonferenza un tondino da 0,05 mm, che lo rendeva molto simile a quello presente sul mezzo reale.

Per differenziare il mezzo italiano da quello francese, la torretta va interamente ricostruita. Le foto a disposizione ed il dettaglio di esse non è per niente soddisfacente, per cui ho cercato di fare del mio meglio per renderla più simile al mezzo reale.

Come base ho usato il pezzo fornito dal kit ( quello che va inserito nel apposito foro circolare tanto per intenderci), mentre per la parte superiore sono partito da una botola di un M113, prendendo spunto dal lavoro visto in rete precedentemente. Ho tagliato i periscopi e gli iposcopi, dalla botola, ho limato la parte inferiore fino a raggiungere la superficie dell’anello interno, successivamente sul foro circolare ho inserito un cerchione preso dalla ruota di un mezzo ruotato ( che fortuna ha voluto combaciasse perfettamente), salvaguardandone uno spessore di circa 3 mm. I periscopi tolti in precedenza, sono stati poi ridotti in dimensione di qualche millimetro, ed incollati all’anella dell’M113 poggianti contro il cerchione incollato all’anella stessa. Il passo successivo è quello di lavorare di stucco, per ricreare la bombatura della botola ed andare a chiudere tutti i buchi. La parte superiore è ricostruita con plasticard sagomato, al quale prima ho disegnato il portello e prima di incollarla ho ritagliato il portello con un bisturi, ricostruita la bolla sul portello con stucco, ed il bordo, stuccato con stucco liquido.

La botola però non è finita qui, quindi ho aggiunto il contrappeso posteriore fatto con stucco, le cerniere della botola fatte con pezzi di avanzo di altri kit e tutto il sostegno per la 12,7, ricostruito con plasticard, tondini di plasticard, lamierino e pezzi di fotoincisione d’avanzo. Per ultimare il tutto la 12,7 è stata posizionata sul suo carrello e lateralmente ho inserito il faro per il tiro notturno, preso dal kit ( il quale è stato scavato con una frese e la lente ricostruita con della plastica trasparente tagliata con un punch da biopsia da 6mm) e poi montato su una staffa di fotoinciso e collegato al suo bel cavetto di alimentazione. Sulla parte posteriore infine, sopra la casamatta, ho inserito un foglio di lamierino, che sarebbe la spalla di protezione alla botola.

Fatto tutto ciò, direi che mi sono sentito abbastanza soddisfatto del risultato, credo che sia molto molto simile alla torretta reale, anche se a posteriori, avrei dovuto limare un poco di più la base della botola dell’M113 di quasi un millimetro ancora.

Per quanto riguarda i portelloni dei fucilieri, questi ho deciso di sistemarli in parte aperti ed in parte chiusi, questi ultimi con le feritoie aperte. Per dettagliarli, bisogna ricostruirgli le maniglie e rifare i tondini di scivolamento del portellone, per fare questo ho usato del filo di rame sagomato, prima del montaggio e della colorazione, bisogna provare bene gli incastri, perché non sono completamente a misura.

Valutando alcune foto, ho poi notato che tra il parafango e la casamatta c’è il relativo sostegno. L’ho ricostruito ritagliando una striscia sottile di plasticard, della stessa lunghezza del parafango, ed applicato con la relativa rivettatura da entrambe i lati. Qui ho fatto un errore, andava piu sottile, però mi sono reso conto a posteriori di aver usato un foglio da 1 mm e non da 0,5mm.

Le rivettature andranno eseguite ulteriormente sui dischi delle prese d’ari, ai lati della casamatta e passando alla parte bassa dello scafo vanno rifatti anche tutti i rivetti delle ruote tendicingolo e delle ruote motrici, in quest’ultimo caso, ho aggiunto anche un tondino da 0,5 mm sulla circonferenza esterna ed una volta attaccato, ho pareggiato il tutto con carta abrasiva fine, questo perché la ruota fornita dal kit è completamente liscia, ma in realtà non lo è. I braccetti di sostegno delle ruote tendicingolo sono molto delicati, e per rinforzarli, visto che successivamente dovranno sostenere il peso del mezzo, aggravato del peso dei cingoli, ho inserito nella parte non visibile, posteriore, dei rinforzi di plastica ricavati dalla sprue, tagliati molto fini ed incastrati tra il braccetto e la paratia laterale dello scafo. A lavoro ultimato non si vedranno per niente.

Passiamo ora ai portelloni posteriori, il mezzo che rappresenterò avrà tutti e due i portelloni aperti, per cui, andrà dettagliato con tre maniglie ( oltre quella centrale) poste ai bordi del portellone e le leve per aprire e chiudere la feritoia per l’arma. Centralmente in alto, ho inserito un anello fatto con del filo di rame sottile che andrà a sostenere il braccio di fermo della porta, una volta aperta. Questo è stato fatto seguendo un immagine abbastanza chiara tenuta in archivio. Un anello identico va fatto sulla casamatta, sopra il bordo del portellone, dove nello stampo, sono presenti due abbozzi di plastica. Ulteriori rivetti, visto che lavoriamo sulla parte posteriore, andranno messi nelle piastre a protezione dei fanali.

Sotto di essi, ci sono dei pannelli per il fango, che ho ricostruito ( tagliando quelli presenti in plastica), con del fotoinciso a maglie fini, al quale ho applicato una striscetta di fotoinciso liscia, ho poi ricreato le piccole anelle con del filo sottile di rame. Una volta ultimati assomiglieranno molto a quelle reali e migliorerà molto l’effetto visivo, piuttosto che la stampata grossolana in plastica presente di serie, grossa e mal fatta.

Passando alla parte anteriore, sul cofano bisogna ricostruire la fanaleria e la protezione alle stesse, in quanto i fanali forniti dal kit sono errati.

Nei nostri mezzi, figura una sola luce bianca a fanale per lato ( le altre sono poste nelle casse laterali, a destra davanti alla marmitta, a sinistra sotto lo specchio retrovisore). Ho utilizzato le luci del kit, tagliando quelle in eccesso, ed utilizzando il suo supporto, mentre la protezione è ricostruita, per quanto riguarda l’arco principale, con quello di una protezione d’avanzo di un semovente M7, per gli archi laterali, del lamierino sagomato ad arco e la parte frontale, del lamierino con del filo di rame da 0,7 mm, sempre con del lamierino è ricostruita la protezione dello specchietto retrovisore sinistro, mentre per il destro ho utilizzato quello fornito dal Kit. Nelle luci è bene mettere anche il cavo d’alimentazione, perché nelle foto reali si nota bene.

Finita questa prima fase di montaggio, si piò procedere alla prima stesura di colore. Prima di tutto ho aerografato tutti i bordi con del Burnt iron al quale ho fatto seguire del red brown, per dare un alone rugginoso. Di seguito ho utilizzato il kit di colori verde nato della LIFECOLOR, utilizzando come base l’olive drab e modulando con gli altri colori del Kit, non in maniera eccessiva ( lo preferisco, in modo da ottenere un effetto più naturale, rispetto ad una modulazione spinta).

A questo punto possiamo montare i rulli, i portelloni posteriori fare i ganci di fissaggio d’apertura ricostruiti con filo di rame da 1mm, mettere gli strumenti da zappatore ( non quelli forniti dal kit, compresa la sua griglia), la cesta per la tanica posteriore ( anche questa fatta con un pezzo proveniente da un altro kit) e assemblare i cingoli in metallo.

Questi si montano molto facilmente, unico problema riscontrato è che i denti sono leggermente più stretti dei rulli, per cui questi ultimi vanno leggermente limati, quel tanto da consentire l’incastro. Una volta montati, ho applicato le decals, ricostruite partendo da una foto trovata in rete, per quanto riguarda la classe ponte ho fatto riferimento a quello scritto sul libro “ autoveicoli da combattimento dell’esercito italiano”, volume quarto.

L’invecchiamento non è stato eccessivo( a parte qualche lavaggio, per migliorare i contrasti e soprattutto nella parte inferiore, per conferirle l’aspetto sporco e leggermente rugginoso), perché i nostri mezzi erano sempre tenuti bene, o nel limite della decenza, per cui non ho osato molto con ruggine, piuttosto con del chipping, per simulare scrostature, ma nulla di più.

Per conferire al mezzo un aria leggermente più vissuta, ho utilizzato i pigmenti in polvere della mig, distribuiti sui cingoli in maniera un po’ più spessa ( ma facendo risaltare il metallizzato del pattino) sugli organi di sospensione, come depositi, ma sul mezzo, solo una leggera infarinatura. Non sono andato oltre, per non nascondere i tanti lavori fatti su questa scatola bruttina in partenza, ma che a lavoro ultimato mi ha soddisfatto pienamente, sicuramente si può fare meglio, io sono un principiante e spero che questa descrizione possa servire a qualcuno più in gamba di me, per migliorare ulteriormente questo mezzo, che alla fine anche se poco conosciuto fa la sua bella figura tra gli altri modelli della mia collezione.

Spero Vi piccia di seguito altre foto. Buon Modellismo

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