M.T.M. "Barchino" da kit Italeri Scala 1/35

barchino  Fra le prime uscite del 2022 di Italeri , la riedizione del kit in scala 1/35  di uno dei mezzi d'assalto di superfice della marina italiana durante la seconda guerra mondiale , soprannominato "Barchino".

Modello, foto e testo di Gabriele Luciani

Motoscafo Turismo Modificato: con questo nome di copertura la Regia Marina identificava un “sistema d’arma” caratterizzato da un favorevolissimo rapporto costo-efficacia, anche se la sua utilizzazione richiedeva personale con una altissima determinazione. Si trattava di un piccolo natante (lungo 6,1 metri) che trasportava al suo interno un carico di oltre 300 kg. di esplosivo e che condotto da un solo operatore veniva lanciato alla velocità di circa 32 nodi contro l’obiettivo. Giunto ad una distanza ravvicinata dall’obiettivo, il pilota bloccava il timone e si lasciava cadere in acqua ed all’indietro aggrappandosi ad un galleggiante che durante la precedente navigazione, fungeva da paratia posteriore del posto di guida. Mentre l’operatore cercava di stendersi sul galleggiante per evitare le conseguenze dell’onda d’urto della deflagrazione della carica del M.T.M., questo andava ad impattare contro il bersaglio e, grazie ad un congegno di piccole cariche che detonando squarciavano lo scafo, si inabissava trascinando con sé la carica principale che non esplodeva subito ma solo dopo essere scesa alcuni metri sotto il livello dell’acqua, in modo tale da arrecare il maggior danno possibile. Questo mezzo era l’evoluzione del precedente Motoscato Turismo a sua volta lungo 5,25 metri e che era stato concepito già dalla metà degli anni 30 dall’ingegnere del genio Navale Capitano Guido Cattaneo: era l’epoca della conquista italiana dell’Etiopia a causa della quale i rapporti con l’Inghilterra si temeva si guastassero al punto tale da dover arrivare uno scontro armato fra le due nazioni europee. Stante la superiorità navale inglese, si pensò di ricorrere a delle piccole imbarcazioni esplosive “usa e getta”, certo di più facile realizzazione rispetto al tradizionale naviglio di superficie: vennero realizzati alcuni prototipi ma la conclusione della guerra in Africa Orientale fece sospendere tutto il progetto fino al giugno del 1940: fu infatti solo dopo l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale che la Regia Marina realizzò concretamente i Motoscafi Turismo che ben presto si rivelarono molto economici (erano realizzati in legno) e particolarmente insidiosi stante anche altre loro peculiari caratteristiche come il basso profilo, il pescaggio minimo e l’elevata velocità.

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Come altri mezzi d’assalto di natura analoga, i “barchini” (come vennero immediatamente soprannominati dai loro equipaggi) vennero assegnati alla X° Flottiglia M.A.S. costituita formalmente il 15.3.1941, dopo un lungo periodo di addestramento del proprio personale; la notte del 25.3.1941 ci fu la prima azione di sei barchini della X° M.A.S. che forzata la Baia di Suda (Isola di Creta) riuscirono a danneggiare gravemente l’incrociatore inglese York, affondando una petroliera e due navi mercantili per un totale di trentaduemila tonnellate, un successo raggiunto da solo sei uomini mentre tutta la Regia Marina non riusciva a causare danni analoghi alla flotta inglese del Mediterraneo…Non sempre però le missioni andavano così bene: il 26 luglio 1941 un attacco congiunto di barchini e Siluri a Lenta Corsa (i cd. “Maiali”) contro il porto di La Valettaa Malta fu un sanguinoso fallimento (in questa azione al comando di un Siluro a Lenta Corsa perì Teseo Tesei, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, Eroe al cui nome è intestato l’attuale reparto incursori della Marina Militare, il CONSUBIN). Sempre dal marzo 1941 venne realizzato il prototipo del tipo Modificato (sempre in legno ma di dimensioni più “corpose”) che venne poi prodotto fino all’aprile del 1945 in 180 esemplari di cui ben 140 realizzati dopo l’8.9. 1943: la maggior parte di questi barchini costruiti dopo il 1943 finì in mano tedesca ma alcune decine di M.TM. sia di nuova produzione che appartenuti alla Regia Marina furono affidati alla X° M.A.S. che non aveva accettato l’armistizio divenendo presto una delle formazioni militari della R.S.I. . I barchini della X° M.A.S., basati presso Fiumicino, nei primi mesi del 1944, insieme ad altri mezzi d’assalto di superficie, condussero sedici azioni contro il naviglio alleato operativo ad Anzio, sempre sotto il costante pericolo della superiorità aerea alleata. Dopo il giugno del 1944, i mezzi d’assalto della X° M.A.S. della R.S.I. continuarono ad operare da La Spezia fino al 16.4.1945 quando, al largo di Ventimiglia, il sottocapo Sergio Denti (sopravvissuto al conflitto) con l’M.T.M. 548 riuscì a causare gravissimi danni al cacciatorpediniere francese Trombe che non rientrò più in servizio, venendo radiato e demolito a Tolone nell’estate del 1945. Anche la Regia Marina del Regno del Sud dopo l'armistizio dell'8.9.1943 costituì un reparto analogo alla X° M.A.S. denominato Comando Mezzi d’Assalto, recuperando anche qualche M.T.M., basandoli a Taranto, non arrivando però ad utilizzarli in missioni operative. Sull’impiego di M.T.M.da parte tedesca e dopo la 2° G.M. da parte della Marina Israeliana purtroppo si sa ben poco ma il concetto di questo mezzo d’assalto è molto più attuale di quanto si pensi se si considera che non molti anni fa, dei terroristi arabi hanno gravemente danneggiato una nave militare statunitense alla fonda in un porto della penisola arabica, utilizzando con una azione suicida, un piccolo motoscafo con una carica esplosiva lanciato appunto ad alta velocità contro la nave dell’U.S.Navy…Al "Barchino" solo nella seconda metà degli anni 90 è stato dedicato un kit in scala 1/35 ed in resina realizzato dalla ditta artigianale italiana Model System Trade; dopo alcuni anni, alla cessazione delle attività della Model System Trade, i master dei suoi modelli sono stati acquisiti dalla Model Victoria ma quello del Barchino non è stato riutilizzato e comunque è stato “bruciato” dalla comparsa sul mercato nel 2007 del modello Italeri, sempre in scala 1/35, oggi da poco riproposto e che, essendo stampato in plastica iniettata e a livello industriale, sul mercato, anche da un punto economico , è certamente molto più competitivo di un qualsiasi  kit in resina…

Barchino

A differenza dell’edizione del 2007, il kit con il numero di catalogo 5623 non ha più purtroppo il manualetto di oltre 30 pagine con una breve storia del barchino e diverse foto dello stesso, sia storiche sia quelle inerenti un esemplare conservato oggi a Milano presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”. Altra differenza è costituita dalla presenza di secondo figurino di un operatore alla guida del mezzo oltre quello di un operatore in piedi da poter mettere una volta costruito il barchino a fianco dello stesso Il kit è invero abbastanza semplice come il mezzo che riproduce ma anche montato come da scatola alla fine risulta   un modello alquanto fedele del Barchino: le 43 parti   infatti sono contenute  in una sola stampata, con due grandi pezzi che riproducono le fiancate e la prua del mezzo diviso perpendicolarmente a metà; la parte superiore dell’imbarcazione è strutturata in modo tale da poter lasciare visibile la zona in cui era collocata la carica esplosiva da 300 kg. riprodotta anche essa dal kit. Oltre ai pezzi inerenti il M.T.M. ci sono anche quelli per una struttura simile a quelle usate per tenerci sopra le barche quando sono a riva.I pezzi non presentano particolari problemi non essendoci sbavature o ritiri di stampa o segni degli estrattori della stampa visibili al loro esterno. Facilissimo il distacco dal telaio di sostegno di quasi tutti i pezzi: si deve solo stare attenti alla struttura tubolare presente sulla copertura della prua. 

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L’interno dei pezzi più grandi presenta la riproduzione della struttura visibile dall’esterno in corrispondenza del vano che ospitava la carica esplosiva. Vi è anche c’è una lastra di foto incisioni per la riproduzione di alcune componenti del barchino come il cruscotto, l’elica del motore, e per lo più i “galletti” per la chiusura dei portelli di ispezione presenti sulla parte superiore del natante. 

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Completa il kit un piccolo foglio decals che più che altro è “occupato” da due scritte “didascaliche” da apporsi sulla struttura per porre il modello finito. Ci sono anche le riproduzioni agli “orologi” della strumentazione.

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La costruzione del kit si può iniziare anche dalla struttura appena citata: quattro pezzi che si assemblano subito e si possono anche dipingere con un color legno, con le parti a contatto con lo scafo in grigio scuro : presumibilmente potevano essere rivestite di gomma… completa il tutto un discreto invecchiamento con lavaggi di colori ad olio nero e bianco, per poter passare così alla costruzione del barchino.

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Non è comunque che ci sia poi molto da dire sull’assemblaggio del kit: l’unico passaggio di una certa importanza è l’unione dei due pezzi più grossi raffiguranti la parte bassa e le pareti laterali dello scafo in quanto l’unione degli stessi ha necessità di un filo di stucco all’esterno per non far vedere segni di giunzione. Fortunatamente la stessa esigenza non si presenta per la zona interna delle stesse parti in quanto una volta assemblate le coperture superiori dello scafo non si vede più nulla degli interni se non quelli della zona limitrofa alla carica esplosiva la cui copertura può essere anche lasciata solo appoggiata e non incollata: anche nel secondo caso poi la presenza della riproduzione della carica esplosiva maschera la zona di unione. Alcuni dei pezzi sono dedicati a particolari interni del Barchino come le paratie per il posto di guida; la plancia della strumentazione è riprodotta con uno dei pezzi foto incisi che riporta i vari strumenti: meglio dipingere gli stessi strumenti più che utilizzare le decals del kit per un maggiore realismo.

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Prima di “chiudere” lo scafo con le coperture superiori è meglio passare una mano di vernice di fondo di colore legno e successivamente sulla stessa una di grigio chiaro (che poi è la tonalità usata su quasi tutte le superfici del Barchino)  e poi invecchiare il tutto senza esagerare troppo: questi mezzi non erano certo dei natanti da diporto ma non avevano comunque una vita operativa molto lunga dovendo operare in fin dei conti per una sola missione…Quasi tutte le unioni dei pezzi del kit non creano problemi: fanno una eccezione le carenature superiori del pozzetto di guida che andranno un pochino limate per essere inserite al loro posto.

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Anche per le superfici esterne del motoscafo è preferibile dare una mano di colore  legno seguita poi da quella di grigio chiaro seguendo in pratica quanto avveniva nella realtà: in effetti si trattava di imbarcazioni di legno verniciate di grigio…

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Sotto lo scafo e fino alla linea di galleggiamento va usato il colore nero opaco: è preferibile passare con l’aerografo alcune mani diluite di questo colore per evitare di appesantire l’aspetto del barchino con uno spessore inadeguato della vernice. In qualche punto degli spigoli della parte bassa dello scafo si può anche evidenziare qualche limitata scrostatura della vernice che lasci intravvedere il legno sottostante. Per dare una patina di invecchiamento a questo neo si può fare qualche leggerissimo lavaggio di colore ad olio bianco.

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 Su due delle coperture superiori vanno inseriti i “galletti” per la chiusura delle stesse: si devono praticare delle piccole incisioni sui punti dove andranno inseriti appunto questi galletti altrimenti c’è il rischio che saltino al primo contatto involontario.

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Per spezzare l’uniformità della colorazione e per dare maggiore tridimensionalità al modello si possono utilizzare diverse modi per riprodurre una leggera usura del mezzo: oltre a lumeggiare con qualche passaggio di colore grigio chiaro ulteriormente schiarito con del bianco. Lavaggi con colore ad olio nero per simulare lo sporco che si può depositare ad esempio fra le costolature del sedile del posto di guida o dei cofani superiori. Qualche lavaggio di colore ad olio bianco invece potrebbe servire per simulare l’effetto della salsedine.

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Le eliche del motore sono anche loro in foto incisione e prima di essere montate andranno piegate seguendo le istruzioni del modello: andranno dipinte con una tinta ottone che poi è consigliabile opacizzare.

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La costruzione termina con poche ore di lavoro e la tentazione di porre il Barchino finito in un diorama che lo raffigurino nel suo elemento naturale è molto forte: utilizzarlo insieme alla riproduzione  di un tratto di porto che è attualmente prodotto dalla stessa Italeri (kit no. 5612)  potrebbe essere una soluzione ottimale…

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Insomma un modello che si monta abbastanza facilmente e che grazie pure al suo rapporto di riduzione in scala uguale a quella di tanti altri modelli “terrestri” , rende bene l’aspetto del mezzo reale.

Gabriele Luciani

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