I falchi di Mussolini

copertina libro I Reparti da caccia dell’Aeronautica Repubblicana 1943-1945 /Marco Mattioli ; Roma: IBN Editore;2011 - ISBN 9788875651077 - Serie Aviolibri Records n. 11

Testo e foto di Gabriele Luciani

 

Ancora oggi è radicata nell’opinione della maggioranza degli italiani la convinzione che, in seguito alla proclamazione dell’armistizio , l’8.9.1943, tutto l’ordinamento nazionale sia venuto repentinamente meno come se fosse stato attivato una sorta di interruttore che abbia tolto all’improvviso l’energia allo stato per poi riaccenderla altrettanto all’improvviso al termine della guerra, facendo risorgere il Regno d’Italia come un’araba fenice... Questa generalizzazione è infondata in quanto l’armistizio è stato un coacervo di avvenimenti, spesso immani tragedie, sia nella penisola che al di fuori della stessa, con molti apparati statali italiani che hanno continuato ad esistere senza soluzioni di continuità, non solo da un punto di vista giuridico, operando altresì concretamente sia pure con enormi difficoltà, sino alla fine del conflitto ed anche dopo. Ad esempio i Carabinieri hanno svolto funzioni di pubblica sicurezza anche dopo il settembre del 1943, sia nel Regno del Sud, malgrado la quasi inesistente sovranità del governo badogliano, sia nei territori italiani occupati dagli alleati che dai tedeschi, ed anche nella Repubblica Sociale ! Rimanendo nel campo delle forze armate, non furono pochi i reparti che non si sbandarono, alcuni rimanendo compatti nelle proprie caserma in attesa degli avvenimenti (come la X M.A.S.), altri continuando a combattere senza interruzione contro gli alleati oppure resistendo pure bravamente alle aggressioni tedesche (in Puglia ci fu il luminoso esempio a Bari del Generale Bellomo del Regio Esercito che coinvolse addirittura nella difesa della città le Camicie Nere della locale Legione della M.V.S.N – mentre ufficiali accademini del R.E. rimanevano inerti! - ed ancora nel Salento il Colonnello di Complemento Antonio Amantea della Regia Aeronautica, asso leccese della prima guerra mondiale, comandando con la sua usuale fermezza e decisione i suoi avieri, difese l’aeroporto di Galatina che rimasto così intatto ed in mani italiane, divenne dopo l'armistizio la più importante base per i reparti della Regia Aeronautica). Bisogna poi inquadrare questi avvenimenti nel contesto di un paese che era ben diverso da quello attuale: la televisione italiana era appena nata, gli apparecchi radiofonici erano scarsamente diffusi e l’economia era basata sull’agricoltura con una settore manifatturiero ancora al livello del “padrone delle ferriere”, situazione protrattasi fino alla fine degli anni 50…Stante le condizioni dei mass-media non solo italiani e del periodo, le notizie  giungevano in ritardo e in modo frammentarie: l’inferno dei lager nazisti ad esempio era misconosciuto anche per le organizzazioni ebraiche statunitensi per lo meno fino al 1942 e quindi i militari italiani che scelsero di non cambiare alleato (usanza invece abastanza inveterata nei secoli in casa Savoia…), spesso lo fecero in perfetta buona fede e convinti di difendere il territorio nazionale da un invasore straniero, pur facendo una scelta storicamente sbagliata.  Bisognerebbe però rammentare che per tre anni il Regno d’Italia combatté a fianco della Germania nazista : se chi ha scelto di combattere a Salò dovrebbe essere colpevolizzato, che dire allora di chi ha combattuto fianco a fianco dei tedeschi dal 10.6.1940 fino all’8.9.1943? La maggior parte dei militari in servizio era composta poi da una intera generazione nata, cresciuta ed educata (meglio dire condizionata) sotto un regime totalitario che ha controllato ininterrottamente per 25 anni un intero paese…Chi vuol permettersi di giudicare quindi chi ha militato nelle forze armate della Repubblica Sociale Italiana, farebbe bene a tenere in considerazione tutto ciò e a comportarsi da storico più che da politicante…Questa lunga premessa è purtroppo doverosa ogni qual volta si affronta il tema delle Forze Armate della R.S.I. , anche quando si deve presentare un recente libro inerente lo stesso argomento, ritenuto per anni “scabroso”…A questo si aggiunge un ulteriore problema, ovvero che i reduci della R.S.I. sono stati ghettizzati per decenni e sono ancora oggi restii nell’aiutare chi vuol procedere oggettivamente alla ricostruzione delle vicende belliche che li hanno coinvolti, anche perchè le rare volte in cui hanno concesso questa possibilità spesso si è fatto agiografia, spesso di parte, e non storia. Oggi un metodo di ricerca idoneo che prevede il confronto fra più fonti documentali, spesso ridimensiona di molto il ruolo avuto dai militari della R.S.I. specie di quelli appartenuti all’Aviazione Nazionale Repubblicana.

 

 

 

 

pagine libro

In questo contesto va inquadrata la recente monografia dell’Istituto Bibliografico Napoleone di Roma a firma di Marco Mattioli “I falchi di Mussolini: I reparti da caccia dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana 1943-1945” edita nell’ambito della serie Aviolibri della stessa casa editrice capitolina. Il lavoro dell’autore è basato in gran parte sulle precedenti monografie sull’A.N.R. di Nino Arena, edite nella metà degli anni 70, intrise pesantemente di agiografia ed aneddotica, con tanti episodi che poi sono risultati non veritieri: questa base è stata però rivista da Marco Mattioli alla luce delle diverse opere che si sono succedute dagli anni 90 ad oggi, basta guardare la bibliografia citata dallo stesso autore alla fine della monografia in questione. Marco Mattioli nel suo volume redige una dettagliata cronaca giornaliera delle vicende dei reparti da caccia della A.N.R. , principalmente dei due gruppi effettivamente operativi (il 1° ed il 2° gr. ct.) e di alcuni minori per i quali ancora oggi le fonti si riducono in pratica agli scritti di Nino Arena tranne le dettagliatissime ricerche del Dr. Giuseppe Grande sul 3° gr. ct. , ma lo fa con il metodo del confronto fra più fonti bibliografiche, italiane ed estere. Ne esce quindi un quadro tragico ben diverso dai toni esaltanti dei libri di Nino Arena, ma molto più veritiero: le perdite italiane furono elevate e non compensate da un numero adeguatamente proporzionato di vittorie. La cronaca parte dai giorni immediatamente successivi a quelli dell’armistizio, anche se si dovrebbe prima o poi esaminare le vicende di quei piloti italiani i cui comandi superiori ottusamente fecero volare (e spesso perire…) contro gli alleati nel pomeriggio dell’8.9.1943 malgrado l’avvenuta proclamazione alla radio dell’armistizio: c’è da chiedersi per quale Italia sono morti quegli aviatori della Regia Aeronautica in quelle convulse ore ? Marco Mattioli affronta quindi le vicende della nascita dei vari gruppi, costituiti da personale ex R.A. che venne richiamato in servizio quasi singolarmente e direttamente dai vari rispettivi e precedenti comandanti di reparto o che ad esempio il 12.10.1943 ebbe modo di sentire l’appello radiofonico dell’eroe M.O.V.M. Ernesto Botto la cui personalità così elevata convinse moltissimi a entrare nei ranghi della A.N.R. senza tener conto delle implicazioni politiche di questa scelta. Anzi c’è da dire che nella formula del giuramento di fedeltà alla R.S.I. da parte dei militari della FF.AA. della stessa Repubblica non c’è alcun accenno al fascismo: sotto questo punto di vista il titolo della monografia di Marco Mattioli è un po’ fuorviante, in quanto gli aviatori della A.N.R. erano forse ancora più degli altri militari della R.S.I. , lontani da coinvolgimenti ideologici ma erano tesi alla difesa del territorio nazionale dalle incursioni alleate che spesso causavano vittime nella popolazione civile in modo indiscriminato e senza alcuna necessità strategica (come il bombardamento della scuola elementare di Gorla nel milanese dove vennero uccisi centinaia di bambini !) . Da evidenziare che operativamente l’AN.R. godette fino all’estate del 1944 da parte tedesca di una libertà molto maggiore di quella concessa dagli anglo-americani alla Regia Aeronautica cobelligerante che fu praticamente “dirottata” nei Balcani; inoltre gli stessi tedeschi che pure tentarono inutilmente nell’estate 1944 di inglobare il personale dell’A.N.R. nei ranghi della Luftwaffe, nell’autunno del 1944 fornirono ai due gruppi operativi da caccia della A.N.R. anche esemplari nuovi di fabbrica di caccia Me 109 delle ultimissime versioni della serie G ed addirittura della serie K-4 mentre gli alleati fornirono alla R.A velivoli pesantemente usati (come gli Spitfire ex-jugoslavi ed i Baltimore ex-Raf ) o addirittura scartati (come i P.39 che neanche gli aviatori di colore dell’U.S.A.A.C. accettarono di usare!) . Inoltre alcuni piloti del 1° gr. ct. Dell’A.N.R. ricevettero l’addestramento iniziale al volo del caccia a razzo Me.163 alla fine del 1944 , vicende ancora misconosciute da parte di molti degli appassionati più giovani di storia e/o modellismo e che sono invece descritte nella monografia di Marco Mattioli .

 

 

 

altre pagine

 

Come già avvenuto in campo terrestre e navale anche un reparto della Regia Aeronautica. il 154° gr. ct. di base in Egeo, l’8.9.1943 non cambiò alleanze e continuò ininterrottamente a combattere contro gli inglesi. Sempre come già avvenuto per la Regia Aeronautica, anche l’A.N.R. ebbe un reparto di arditi, il btg . Forlì, che, nato su iniziativa spontanea di alcuni piloti ed avieri ed incrementatosi nel tempo nella primavera 1944, combatté sul fronte emiliano nell’ottobre dello stesso anno fino alla resa dell’Asse in Italia nel maggio 1945: anche in questo caso la fonte documentale è alquanto agiografica e vetusta (in pratica è l’Opera di Giorgio Pisanò, Gli ultimi in grigioverde, edita nel 1967) . Questo reparto ebbe la sventura di essere l’’unica formazione militare della R.S.I. a scontrarsi nei primi mesi del 1945 con una analoga formazione militare della Regia Marina cobelligerante (il RGT. San Marco) . Il libro della IBN descrive pure le vicende di questa formazione che trovano spazio in questa monografia evidentemente per essere nate dalla costola di un gruppo caccia della A.N.R….

 

Anche dalla lettura complessiva di questo testo emerge , come riportato nelle conclusioni, che la dedizione al Dovere, un Dovere trascendente implicazioni politiche, partigiane o settarie ma riconducibile ai più alti valori militari, nonché la lealtà nei confronti dei propri colleghi e dei connazionali, degli appartenenti alla A.N.R. è stata tale che solo tre piloti della stessa forza armata disertarono, consegnandosi due al nemico ed uno si fece internare in Svizzera

La parte iconografica della monografia di Marco Mattioli è affidata, per quanto riguarda la parte alleata a foto d’archivio USAF mentre per la parte italiana si ricorre ancora al materiale già edito da Nino Arena cui quanto meno va riconosciuto il merito di averlo valorizzato per primo (anche se a volte malamente…) e da Giorgio Pisanò; nella monografia della IBN le foto sono pubblicate in una veste grafica chiara anche se un po’ penalizzate dal formato del libro (24 per 17); sono inoltre accompagnate da didascalie ora molto ma molto più esatte tecnicamente e storicamente, anche se con l’eccezione di quella del 109 12 bianco della 6° sq. …Questa è la famosa foto in cui si vede l’insegna del 51° st. sul muso del velivolo: Gabriele Valentini e Ferdinando D’Amico, nella loro ottima monografia sulle insegne e sulle colorazioni dei velivoli della A.N.R. (stranamente non citata da Marco Mattioli nella bibliografia della sua Opera che invece riporta tutte le fatiche editoriali degli stessi due autori, i primi ad esaminare con piglio scientifico le vicende della A.N.R.) hanno chiarito che si trattò di un caso isolato, quasi una insegna personale e non di reparto come indicato su I falchi di Mussolini. In altri casi (come ad es. per la foto dei C.202 a pag. 203 definiti come in carico al 3° gr. Ct. ) non c’è nessun elemento che confermi la didascalia al di fuori dell’ipse dixit riconducibile sempre a Nino Arena…

Interessanti le appendici con le tabelle degli assi della A.N.R. , anche loro sottoposte ad un preventivo riesame storico.La monografia di Marco Mattioli non apporta quindi fatti o foto inediti, ma ha certo il valore di condensare in un testo più facilmente fruibile e reperibile rispetto ai testi di Nino Arena e Giorgio Pisanò da parte di chi non ha ancora affrontato seriamente il tema, la croni-storia di avvenimenti che ancora oggi molti come detto ignorano o fraintendono ritenendo stupidamente si sia trattato solo di fatti inerenti pochi nostalgici emuli dannunziani…

Si ringrazia la IBN Editore (www.ibneditore.it) per la monografia gentilmente fornita in recensione

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