MARTIN BALTIMORE Mk IV
PARTE SECONDA

 

Di Andrea Vignocchi

 

Nella seconda parte di questo articolo tratteremo per esteso la colorazione, l’invecchiamento e l’ambientazione del modello.
Colorazione: Terminato il montaggio, ( non dei più semplici che abbia fatto….) è finalmente tempo di iniziare le mie fasi preferite, la verniciatura e l’invecchiamento, questi passaggi sono fondamentali per la buona riuscita di un modello. Io sono convinto che sia inutile aprire vani e superdettagliare tutto, se poi la colorazione e l’invecchiamento non sono all’altezza del resto.
Sicuramente un modello realistico, con una bella colorazione ben ombreggiata e invecchiato con “arte” e senso della misura ma senza vani aperti o motori in vista è da preferire a modelli zeppi di resine ma colorati male o montati con stuccature approssimative. Questo non toglie che quando si abbinano superdettaglio e colorazione ben realizzata, il risultato sarà certo spettacolare!
Al lavoro: Per cominciare si mascherano i trasparenti, poi si spruzza una mano di grigio chiaro Tamiya come fondo, in pratica il grigio è quasi un bianco, con dentro qualche goccia di grigio XF 66. Uso il colore Tamiya perché permette, una volta ben asciutto, di essere carteggiato  delicatamente per uniformare le superfici ed eliminare tutti i più piccoli difetti, come graffi e imperfezioni.( foto 1)

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Foto 1

Nel caso del Baltimore, il colore molto chiaro del fondo aiuterà al momento di stendere il colore bianco delle superfici inferiori e delle fiancate, dato che il bianco è una tinta poco coprente.
Le prese d’aria dei motori si sovrappongono sulle carenature delle gondole, creando un leggero rilievo sulla zona di giunzione; un ottimo sistema per fare zone in rilievo sul modello, ( gli Short Run non sono come i Tamiya e certe cose bisogna farsele in casa…..) consiste nel mascherare con nastro adesivo intorno alla zona che vogliamo fare in rilievo, (foto 2) poi spruzzare abbondantemente un fondo tipo Tamiya oppure un colore acrilico normale. (foto 3,4)
Togliendo la mascheratura avremo la zona in rilievo, una delicata carteggiatura eliminerà poi tutte le imperfezioni. (foto 5)

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Foto 2

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Foto 3

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Foto 4

 

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Foto 5

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Foto 6

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Foto 7

Tutte le parti bianche hanno ricevuto prima della colorazione una preombreggiatura con un grigio medio. (foto 6, 7)  Ora si stendono alcune mani leggere di bianco opaco Aeromaster 1012, lasciando trasparire la preombreggiatura .(foto 8)
Inizia un lungo lavoro di mascheratura delle parti che rimarranno bianche. (foto 9) La linea ondulata caratteristica dei velivoli del Coastal Command è realizzata tagliando con un cutter a lama girevole il nastro Tamiya in modo irregolare, come si vede sul profilo e in alcune foto dei Baltimore greci. (foto10)

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Foto 8

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Foto 9

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Foto 10

 

Passiamo alla mimetica superiore: lo Slate grey è uno dei colori più “indefinibili” che conosco, una sorta di grigio-verde, che esposto al sole sui ponti delle portaerei, prende una tonalità tipo “ Olive Drab “ americano. Per ottenere la tonalità che mi sembrava giusta per il mio modello, ho fatto una miscela di Slate Grey 1119 Aeromaster e U.S. Yellow 1051 in percentuale di 7 a 1 .(foto 11)  Dopo aver steso la prima mano di colore, il mio Baltimore sembrava un B-25 americano, ma niente paura, dopo l’invecchiamento, la tonalità sarà perfetta!
Il colore è stato ombreggiato e schiarito con miscele molto diluite, più scure per le linee di pannellatura e più chiare per il centro dei pannelli. Il lavoro è stato fatto su tutte le superfici superiori prima di applicare le mascherature. (foto 12)
Le mascherature delle zone che rimarranno in Slate Grey, sono ricavate dalla pellicola a bassa adesione per grafici Frisket, e sono state fissate con attenzione sul modello migliorando l’adesione nei punti critici con nastro Tamiya. (foto 13, 14)
Ora si può dare il secondo colore della mimetica, Exta Dark Sea Grey 1118, questa volta la tinta è utilizzata pura, dato che la tonalità è perfetta. (foto 15)
Lo stesso procedimento di ombreggiatura e schiaritura è applicato anche a questo colore. (foto 16)
Finalmente è il momento di togliere le mascherature, e se avremo lavorato bene avremo un modello ombreggiato in modo uniforme anche con colori differenti.(foto 17, 18)
Dopo aver tolto ultime mascherature, appare anche il bianco, (foto 19) in questa fase il contrasto tra il bianco e gli altri colori è molto vivo, ma dopo i lavaggi e l’invecchiamento, quest’effetto si smorzerà. Inizia la fase dei trasparenti: per primo si applica il lucido, (foto 20) che prepara le superfici alla posa delle decals. (foto 21)

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Foto 11

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Foto 12

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Foto 13

 

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Foto 14

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Foto 15

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Foto 16

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Foto 17

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Foto 19

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Foto 20
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Foto21

Una giornata d’attesa, una seconda mano di trasparente lucido Aeromaster, un altro giorno per essere certi che tutto sia asciutto, e si passa ai lavaggi: il colore è stato differenziato a secondo della tinta di base; sul bianco è stato usato un grigio medio, mentre sui colori scuri ho usato la classica miscela di Terra di Siena Bruciata e nero, uniformando in seguito le linee di pannellatura con Drybrush  e velature. (foto 22)
Terminati gli ultimi ritocchi alla colorazione si passa una mano di trasparente opaco, sempre Aeromaster. (foto 23)
Gli ultimi passaggi in cui si usa l’aerografo sono la pittura dei fumi di scarico e delle armi ed alcune velature con i colori della mimetica, fatte per ridare vivacità alla colorazione, spenta
dal trasparente opaco.
Ora arriva il momento che ogni modellista aspetta con impazienza, si tolgono le ultime mascherature dalle parti vetrate e si può finalmente ammirare il modello quasi terminato! (foto 24, 25)

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Foto 22

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Foto23

 

 

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Foto 24 
                                                                       
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Foto 25

 

Siamo arrivati all’ultima fase del lungo processo di invecchiamento: con una miscela di alluminio Humbrol 56 e grigio chiaro matt 127, si dipingono le scrostature sulle zone più soggette ad usura. Lo scopo della miscela di alluminio e grigio è di avere un colore chiaro, ma non troppo brillante da contrastare con la finitura opaca dell’aereo, evitando di dovere passare una seconda mano di Opacizzante.(foto 26)
Per finire, con un pennello piatto si creano le colature dai tappi dei serbatoi e striature chiare e scure sulla mimetica, sempre nel senso dell’attrito dell’aria, a mio giudizio il sistema migliore per avere effetti fini, adatti alla scala 1: 72, rimane il Drybrush. (foto 27)
Ecco come si presenta il Baltimore al termine dell’ invecchiamento .(foto 28, 28 bis ) Il montaggio prosegue ora con il motore destro e le eliche (foto 29), i carrelli (foto 30), la torretta e Il portello di accesso inferiore.

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Foto 28

 

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 Foto 28 bis

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Foto 29

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Foto 30

I due lunghi corrimano sulla fusoliera, di spessore eccessivo, sono stati rifatti in filo di rame e fissati solo al termine, data l’estrema fragilità. (foto31)
Il modello si completa con i fili delle antenne in sprue stirato a caldo, con gli isolanti fatti con una goccia di colore bianco denso.
I portelli della cabina e del muso, con le tendine parasole in pellicola d’alluminio alimentare, saranno incollati al termine del montaggio. (foto 32, 32 bis )

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Foto 31

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Foto 32

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Foto 32 bis

Ambientazione e collocazione storica:  Il 13° squadron “FREE GREECE” operò in Egitto dalla base di Gambut, prima con gli Avro Anson, poi con i Blenheim mk 4 e infine dal 1943, con i Martin Baltimore, in questo periodo gli aerei greci erano ancora inquadrati nella RAF, e l’unico accenno ai colori nazionali sul modello è rappresentato dai mozzi delle eliche.

Basetta: L’idea dell’ ambientazione si basa su due sole certezze: sulla base di Gambut 1 la pista era in cemento ( ho visto una foto di un Blenheim mk 5 greco che lo prova).
La seconda certezza è che in Egitto c’è il deserto! Forte di tutte queste informazioni ho dato libero sfogo alla fantasia; per prima cosa ho impostato i volumi e inciso i piastrelloni in cemento utilizzando fogli di plasticard fissati alla base con Vinavil. (foto 33) la disposizione dell’aereo, dei figurini e degli accessori viene provata prima di realizzare Il terreno. (foto 34) Come al solito ho steso uno strato sottile di Dash, fissato con colla vinilica e ricoperto con polveri a grana fine tipo Tauromodel.
La principale differenza dalle altre ambientazioni che ho fatto è la quantità di rocce: infatti, ho cercato do riprodurre l’aspetto di alcune rocce affioranti dalla sabbia che vidi anni fa, durante un viaggio in Egitto. Queste rocce sono naturali e provengono dalle montagne modenesi. (foto 35) la colorazione è stata fatta preferendo i toni caldi e utilizzando lavaggi rossicci.
Le pietre sono lasciate nel loro colore naturale, enfatizzandone la struttura con un drybrush in grigio chiaro. I bidoni che creano il riparo paraschegge sono stati svuotati con una piccola fresa nella parte superiore e riempiti con terriccio. La forma e la colorazione dei bidoni è volutamente diversa, per sottolineare l’idea che si tratti di vecchi fusti di recupero. (foto 36)
Tutti i piccoli particolari che daranno vita alla scena sono colorati minuziosamente, (foto 37) e provengono da vari set in resina o sono autocostruiti (teli e portelli del motore smontati).
I figurini sono stati scelti e modificati per sottolineare il caldo e la sete che si provava sulle basi nel deserto: il personaggio in piedi che parla con quello seduto, proviene dal set Presier di carristi tedeschi sono in pratica da scatola, con lievi modifiche ai pantaloni (tasche posteriori).
Il secondo, intento a bere, deriva da un soldato africa korps Esci ristampato in resina, a cui sono state sostituite mani e testa e modificate le ghette per trasformarle in calzettoni, infine quello seduto proviene anch’esso dal set dei carristi tedeschi, si tratta del personaggio che suonava la fisarmonica, modificato nella postura di mani, braccia e testa. (foto 38)
Con la pittura ho cercato di dare ai personaggi un’aria latina, con capelli scuri e pelle abbronzata
(per fortuna questa è una rivista di aerei e spero che i figurinisti non la leggano…..) (foto 39)
Ora la scena è pronta, manca solo il protagonista…(foto 40)

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Foto 34

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Il lungo lavoro di costruzione, iniziato due anni fa e abbandonato più volte per altri progetti termina con l’incollaggio del modello alla base. La costruzione del Baltimore, anche se impegnativa, nel complesso mi ha dato molte soddisfazioni e mi ha permesso finalmente di provare la colorazione del Coastal Command, che desideravo fare da molto tempo, trovo sia la più elegante livrea di tutta la seconda guerra mondiale.

Documentazione:
Finatech nr. 1 Martin Baltimore nell’ aviazione greca
Ali Straniere d’Italia nr. 3 Martin Baltimore
Notiziario C.M.P.R. nr. 1/96
Warpaint  Martin Baltimore
Profile  nr. 232 Baltimore

Buon Modellismo Andrea Vignocchi