FIAT C.R. 42… iracheno…
Ovvero il FIAT CR.42 in 1/48 della Classic Airframes con insegne un po’…particolari
Testo e foto di Gabriele Luciani
Si ringrazia la All in Scale per il kit gentilmente fornito in recensione

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Divenuto regno autonomo dopo la prima guerra mondiale, l’Iraq fino al 1932 rimase sotto mandato coloniale britannico, potendo poi sviluppare proprie forze armate, con una aviazione che si dotò anche di velivoli di produzione italiana come i Breda 65. Questa nazione medio orientale, malgrado la formale indipendenza, rimase sottoposta alle “influenze” del Regno Unito, in quanto le compagnie petrolifere inglesi avevano già assunto una posizione di dominanza sulle ricchezze petrolifere dell’Iraq. Nel 1941, approfittando del conflitto in corso fra le nazioni europee, ci fu un tentativo di liberarsi dal gioco straniero, richiedendo anche un aiuto militare all’Italia ed alla Germania. Le due potenze dell’Asse, forse un po’ tardivamente, inviarono in Mesopotamia con scali di passaggio in Siria, allora sotto il controllo del governo di Vichy,  alcune squadriglie di caccia, di bombardieri e di trasporti, velivoli tutti riconfigurati con le insegne nazionali  irachene ma che rimasero sempre sotto il controllo operativo dell’Asse.
La Regia Aeronautica costituì per la cd. “esigenza Iraq”, una speciale squadriglia su otto FIAT CR.42, affiancata da alcuni trimotori, fra cui un particolare S.81 con compiti di ponte radio. Il personale della squadriglia in questione venne tratto dalla 155° sq. della R.A. cui, come già successo nelle operazioni durante la guerra civile spagnola, fu tassativamente vietato l’uso di documenti ed effetti personali che potessero ricondurre alla effettiva nazionalità dello stesso personale. Basati presso Kiruk, i FIAT CR.42 vennero coinvolti in diversi scontri con velivoli inglesi subendo perdite e conseguendo anche dei successi ma tutto questo e il similare impegno tedesco non riuscirono ad impedire che le forze alleate riconquistassero in breve tempo il controllo dell’Iraq. Al terminate di queste operazioni, i velivoli italiani superstiti rientrarono nel Dodecanneso, dove  costituirono la 164 sq. Ct. .
Maggiori particolari su questa particolare e misconosciuta vicenda svoltasi in piena seconda guerra mondiale, si possono rinvenire su un vecchio numero della rivista Aerei, il 4/1974, in un articolo a firma del noto autore Giancarlo Garello che è tornato recentemente sull’argomento e sulle relazioni aeronautiche italo-irachene del primo dopoguerra, realizzando un altro articolo edito su Aerofan 96 gennaio-marzo 2006 .

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Su queste pubblicazioni fra l’altro sono riportate le matricole dei CR 42 impiegati a Kirkuk  e che erano tutti aerei nuovi di fabbrica: a corredo degli scritti del c.te Garello c’è una chiara immagine  relativa al successivo periodo d’impiego in Egeo di due di questi biplani.; in primo piano c’è   uno dei CR.42 ex iracheni, ovvero la MM.7475, e dall’immagine si può evincere che si tratta di un esemplare con impianto radio e cofani motore con griglie d’aerazione supplementari, verniciato con l’usuale schema mimetico della casa costruttrice a chiazze  verdi e marrone su fondo sabbia, con i normali segni ottici di riconoscimento del periodo ovvero fascia bianca in fusoliera e cofano motore giallo. Una foto di un FIAT CR.42 che assevera sugli stessi l’utilizzazione e la posizione in fusoliera davanti alla fascia bianca delle insegne irachene, fu pubblicata sul volume  Regia Aeronautica –colori ed insegne -1935-1945, della collana Intergest edita negli anni 70; questa immagine  purtroppo è ristretta alla zona della fusoliera dove era stata ubicata l’insegna irachena. Sul citato numero 96  della rivista Aerofan è stata pubblicata un'altra immagine di sequenza dello stesso CR.42 e che raffigura il velivo di ¾ anteriore: in questa foto si notano i travetti subalari porta bombe, il cofano motore giallo e la posizione delle insegne irachene sotto le ali. Dall’insieme di queste tre immagini, con l’ausilio del profilo di Angelo Brioschi che raffigura sempre il CR.42 MM. 7475 della 164° sq. edito sul volume n. 1 dedicato al FIAT CR.42 della serie Ali e Colori, si può realizzare una più che verosimile riproduzione in scala di uno di questi “Falco” (questo era il suo “nickname”) impiegati in Medio Oriente.
Il panorama modellistico inerente il biplano progettato da Celestino Rosatelli alla fine degli anni ‘30 e rimasto in linea per quasi un decennio, è oggi veramente ottimale sia in scala 1/72 che in 1/48 con i vari kits Italeri e, sempre per la 1/48, con il modello della Classic Ariframes del tipo short run che ho utilizzato per la riproduzione del velivolo con le insegne irachene. La ditta statunitense si fece conoscere sul mercato italiano, già alla metà degli anni 90 con il suo primo prodotto dedicato ad un velivolo italiano della  seconda guerra mondiale, ovvero proprio al C.R. 42:  ricordo ancora la delusione che provai però aprendo la confezione del kit…Mi sembrò proprio di aver nuovamente a che fare con il modello della Plastic Toys uscito negli anni 60, poi uscito con il marchio della Artiplast ed infine ripescato dalla SMER, un kit in scala 1/40 che pareva proprio essere stato ripreso e pantografato in 1/48 dalla Classic Airframes, insomma era un mediocre modello, inficiato da tanti difetti dimensionali e con le semi ali inferiori erano del tutto errate…Neanche l’uscita della prima monografia della serie Ali d’Italia dedicata al biplano della FIAT convinse la Classic Airframes a metter mano a questo stampo che rimase l’unico modello disponibile in scala 1/48 fino al 2004 quando finalmente la stessa ditta statunitense, si decise a produrre un kit sempre derivato da uno stampo a bassa pressione e a tiratura limitata ma molto più valido del precedente suo modell dedicato sempre al CR.42…

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La distribuzione della Classic Airframes in Italia è curata dalla All in Scale, ovvero ora dalla MBL Modellismo di Trento (www.mblmodellismo.it) : la confezione del  nuovo kit del CR. 42 è caratterizzata dalla nuova veste grafica della ditta statunitense, anche se il soggetto prescelto pure questa volta è sempre un velivolo di una delle squadriglie da caccia del Corpo Aeronautico Italiano in Belgio, impiegato nella Battaglia d’Inghilterra, sempre ritratto durante un combattimento contro un Hurricane della R.A.F..  Le analogie con il precedente modello per fortuna  si fermano alla cover box,  in quanto aprendo la scatola troviamo uno stampo del tutto nuovo, pur sempre realizzato nella Repubblica Ceca, con ogni probabilità dal gruppo MPM, con un ricco foglio decals, parti in resina  e ben due sets di foto incisioni che sono al tempo stesso una parte notevole del modello ma anche una delle sue componenti  meno ottimali, come purtroppo si avrà modo di constatare nel corso dell’assemblaggio del kit. Il kit medesimo è composto principalmente da due stampate in plastica iniettata a bassa pressione: le parti cioè non hanno gli spinotti di riscontro e si deve prestare una attenzione maggiore nel distacco dei pezzi dai telai di stampa. Non ci sono però sbavature molto rilevanti e basta pochissimo per partire con la costruzione.


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La prima stampata è dedicata alla fusoliera: in essa si trovano 19 pezzi raffiguranti le due semi fusoliere, la capotta motore con le caratteristiche bugnette esterne in corrispondenza

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delle testate dei cilindri, l’elica, due tipi rispettivamente di carrelli (carenati e non) e di ogive, il ruotino di coda. Notevole la finezza delle incisioni che riproducono le poche pannellature della fusoliera e le costolature della parte posteriore della stessa.

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L’altra stampata è relativa alle ali, ai relativi montanti, alle ruote del carrello principale ed ai timoni orizzontali. Sui montanti c’è da dire che sono realisticamente sottili ma questo loro pregio è al tempo stesso la loro debolezza: vanno perciò maneggiati con cura fin dal distacco del telaio di stampa e durante le delicati fasi dell’assemblaggio delle ali, una operazione sempre particolare in tutti i modelli che riproducono dei biplani. Da notare i pneumatici del carrello principale che riproducono già l’effetto peso del velivolo reale, un particolare che spesso non viene tenuto nella dovuta considerazione da molti modellisti. Anche in questo caso sono molto gradevoli le riproduzioni delle costolature presenti sulle superfici alari. Anche il parabrezza del velivolo è riprodotto in plastica iniettata: si deve far attenzione a non perderlo in quanto è l’unico pezzo trasparente del kit ed è quindi da solo nella confezione.
Ponendo le diverse componenti in plastica sulle tavole in scala 1/48 del C.R. 42 realizzate da Angelo Brioschi  per le monografie della serie Ali d’Italia, si nota subito la fedeltà nella riproduzione delle forme e dimensioni del velivolo reale da parte di questo modello della Classic Airframes: questa volta cioè non si dovrà ricorrere a parti correttive e il kit, anche montato come da scatola, riproduce pienamente forme e dimensioni del Falco vero .

 

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Le parti in resina sono dedicate alla riproduzione del motore, con i cilindri delle due “stelle” riprodotte singolarmente e a diversi particolari dell’abitacolo. Il distacco dei pezzi dalla colata di stampa è abbastanza semplice ma ricordo sempre di utilizzare delle adeguate protezioni per le vie respiratorie: in questi frangenti  quando si lavora sulla resina quasi sempre si sviluppa anche della polvere sottile che, se inalata, non si può certo rivelare salubre per i polmoni…
Il  complesso del motore FIAT A 74 è abbastanza ben riprodotto, con le alettature dei cilindri che sono più che discrete; gli scarichi motori sono del tipo iniziale, cioè sono senza alcuna prolunga. Con un solo pezzo poi sono stati riprodotti il pavimento e la paratia anteriore dell’abitacolo; sempre in resina sono state riprodotte altresì le diverse bombole presenti nell’abitacolo quali ad esempio l’estintore, ed inoltre la closche, il collimatore, i comandi del motore, lo schienale del seggiolino e il poggiatesta del pilota. Tutti i pezzi sono esenti da ritiri ed una volta liberati dal residuo della colata di stampa possono essere utilizzati senza problemi.

 

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Nel kit troviamo poi ben due set di foto incisioni, entrambe realizzate dalla Eduard.
 Quella più piccola ha molti dei pezzi già colorati ed è relativo a particolari interni alla strumentazione  ed alle cinghie di ritegno ed al paracadute del pilota: ad un primo esame appaiono di pregevole fattura con anche la riproduzione delle lancette dei vari “orologi” dei cruscotti. La tecnica di riproduzione della strumentazione è quella tipo sandwitch, con un pezzo di base di colore nero con il fondo degli strumenti cui si deve aggiungere un pezzo corrispondente che riproduce la cornice degli stessi strumenti.
La seconda è relativa pure essa per lo più a particolari dell’interno dell’abitacolo: ad esempio la seduta del seggiolino del pilota è così interamente riprodotta da una fotoincisione che deve essere ripiegata così come la “gabbia” che circondava il pilota. Molti sono poi i particolari veramente minuti e alla fine invero di difficile utilizzazione quali ad esempio i leveraggi delle manette motore.

 

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Il foglio decals del modello è stato realizzato dalla Microscale ed è a dir poco ineccepibile. Tre soggetti della Regia Aeronautica: oltre al velivolo del C.A.I., ci sono due esemplari uno prebellico della 367 squadriglia ed uno della scuola di Foligno; con il tricolore dell’esemplare prebellico volendo si potrebbe riprodurre anche il prototipo del C.R. 42; il quarto velivolo è uno di quelli sopravvissuti al conflitto e recuperati dall’aeronautica italiana che li utilizzò anche come velivoli da collegamento. Praticamente il foglio dà tutto il necessario per completare le riproduzioni dei velivoli proposti, compresi i numeri di matricola militare. I colori dei vari soggetti sono saturi ed il film di sostegno è quasi inesistente.  E’ quindi un vero peccato non poter utilizzare che pochissime decals per realizzare un Falco iracheno…
Terminata la disamina delle varie componenti del modello, si può passare alla sua costruzione, iniziando come al solito dall’assemblaggio dell’abitacolo. In questa fase ci si scontra subito con la scarsa compatibilità della varie parti foto incise e del pavimento in resina con le due semi fusoliere in plastica. I vari pezzi che dovranno essere inseriti all’interno della fusoliera, se lasciati così come sono, impediscono la “chiusura” della fusoliera…addirittura per quanti sforzi abbia fatto non sono proprio riuscito a utilizzare uno dei due pannelli del cruscotto, dovendo auto costruirne uno che potesse essere inserito sotto la palpebra anteriore dell’abitacolo…

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 Inoltre la larghezza del pavimento in resina deve essere  limata  di diversi millimetri e

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le foto incisioni che dovrebbero costituire la gabbia dell’abitacolo, pur essendo abbastanza

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sottili non sono molto malleabili e questo è un altro piccolo problema in quanto dovrebbero

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seguire la curvatura interna della fusoliera ma bisogna forzarle un bel po’ per piegarle, prestando attenzione anche al pezzo in resina che riproduce lo schienale del seggiolino.  Anche la foto incisione (pezzo PE 1) che dovrebbe chiudere la zona immediatamente limitrofa al poggiatesta non si inserisce bene in quanto è troppo larga … A tutto questo si aggiunge la poca chiarezza delle istruzioni del kit in relazione a tutte fasi della costruzione dell’abitacolo. Insomma, sembrerebbe quasi che non ci sia stato un idoneo coordinamento fra chi ha prodotto le parti in plastica e quelle foto incise e questo  è veramente un peccato in quanto prese singolarmente le varie componenti sono in effetti di buona qualità…
Comunque una volta avuto ragione di tutte le incongruenze appena evidenziate, l’abitacolo nel complesso dà un buon colpo d’occhio una volta colorati ed assemblati i vari pezzi e chiuse le due semifusoliere. Poiché il CR. 42 non era un aereo di costruzione metallica, il suo interno ero in grigio chiaro, con la strumentazione in nero, l’estintore  (pezzo in resina

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R.11) in rosso, le due bombole dell’ossigeno (pezzi in resina R 10 ed R 12) in bianco.
La chiusura della due semi fusoliere comunque non richiede l’uso dello stucco se non in pochi punti ed in quantità risicate. Le stuccature per far sparire segni di giunzione delle parti in plastica o addirittura per colmare alcune lacune sranno invece necessarie nel prosieguo della costruzione a partire dell’unione del cofano delle mitragliatrici (pezzo in

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plastica A 16) alla fusoliera. Una  stuccatura è anche necessaria per l’unione della ala inferiore alla fusoliera, in prossimità delle radici alari sia per colmare lo spazio che rimane anche dopo tale unione sia per eliminare qualsiasi soluzione di continuità in tali zone.  Per lo meno il fatto che l’ala inferiore è in un pezzo solo (le due semi ali sono infatti già unite al pianetto inferiore della fusoliera) oltre a conferire maggiore solidità a tutto il modello elimina la necessità di porre una estrema attenzione al diedro di queste  superfici alari. Non ci sono però alla base delle ali le due prese d’aria circolari che bisognerà ricavare forando con una punta di un mini trapano le stesse radici e rifinendole con limette.
Al contrario si deve porre attenzione all’unione dei piani di coda proprio per rispettare il loro allineamento e quindi la simmetria di tutto il complesso del velivolo. Anche per loro si dovrà ricorre ad un po’ di stucco per evitare che siano visibili i segni di giunzione alla fusoliera dei medesimi timoni.

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Si passa quindi al motore che è tutto riprodotto da parti in resina ad eccezione di un pezzo in foto incisione che riproduce la raggiera delle aste dei cilindri. Una volta assemblato e

 

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dipinto, anche senza aggiunte e tenuto conto che alla fine sarà racchiuso da una cappotta, può ritenersi molto più che soddisfacente. Un particolare che le istruzioni omettono è il fatto che nel CR.42 l’asse motore aveva una inclinazione verso il basso ed a sinistra rispetto all’asse di fusoliera. Una volta inserito il gruppo motore in fusoliera si può passare alla sua cappotta motore.

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Questa è divisa in due parti che andranno unite cercando di evitare al massimo l’uso dello stucco e relativa carteggia tura per non rovinare le tipiche bugnette presenti all’esterno della stessa cappotta, in particolare quelle più limitrofe alla zona di unione dei due pezzi. Il CR.42 MM. 7475 della 164° sq. aveva sull'anello superiore della cappotta motore le cinque piccole prese d’aria rettangolari tipiche dei velivoli destinati ad operare in zone caratterizzate da clima caldo: i pezzi del kit della Classic Airframes non riproducono queste prese d’aria che sarà quindi necessario incidere. Una volta assemblata la cappotta si devono riprodurre con plastica sottilissima le due coperture che tenevano in sede i meccanismi di apertura e chiusura dei pannelli centrali della cappotta: queste in realtà erano in rilievo rispetta alle altri superfici della cappotta mentre nel sono rappresentate solo con delle incisioni. Così completata la cappotta motore la stessa si può quindi inserire sul motore quasi senza problemi, tenendo sempre presente la citata caratteristica inclinazione dell’asse motore, posticipando a colorazione completata, l’unione degli scarichi motore e dell’elica, .

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Qualche attenzione (leggasi stuccature…) si deve porre all’unione del pezzo in plastica A 8 che riproduce la presa d’aria motore e relativo condotto presenti sotto la cappotta motore e la fusoliera del velivolo. Anche l’unione delle due carenature delle due gambe dei carrelli  alle semi ali inferiori necessità di un pochino di stucco e questo è il loro unico problema: in questa fase ho omesso l’unione delle ruote del carrello principale e del ruotino di coda per evitare di mascherarle durante la fase della colorazione del modello. Stranamente il kit ha omesso la riproduzione di due carenature presenti sotto le ali (la cosa buffa è che nei disegni del foglio istruzioni del modello le stesse carenature sono regolarmente raffigurate…) che vanno riprodotte seguendo i trittici di Angelo Brioschi: per questa esigenza per il mio kit ho usato lo stucco epossidico a due componenti Milliput (come per il collante ciano acrilico anche per questo materiale ci si deve attenere sempre alle istruzioni del produttore e maneggiare lo stesso stucco con le adeguate protezioni).  

 

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Si giunge così al momento cruciale della costruzione di qualsiasi kit di velivolo biplano

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ovvero l’unione dei montanti alari e dell’ala superiore al resto del velivolo.
E’ fondamentale avere prima di tutto i piani in scala 1/48 del velivolo che devono accompagnare le unioni di ogni singolo montante in quanto come già precisato fin dall’inizio, questo kit della Classic Airframes è del tipo short run e quindi non ci sono gli spinotti ed i relativi scassi tipici di un modello ad iniezione derivato da uno stampo di tipo

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“industriale” che supportino  il posizionamento in sede di questi montanti alari.

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In qualche caso inoltre si dovrà ricorrere allo stucco Milliput per raccordare qualche

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montante sia alla sua base con la superficie dell’ala inferiore che alla sua sommità con la

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superficie dell’ala superiore. Considerato che la mimetica del velivolo reale era costituita da uno schema a macchie non è conveniente in questa fase unire l’ala superiore ai suoi montanti ma solo procedere a delle temporanee unioni “ a secco” unicamente per constatare se tutto il complesso dei montanti è correttamente raccordato con le ali. Il C.R. 42 MM. 7475 oltre alle feritoie sulla cappotta motore aveva anche un impianto radio che sul dorso anti cappottata aveva un’asta per l’aereo dell’antenna radio (si può riprodurre con un sottile tondino metallico). Sotto le ali inoltre erano presenti dei travetti portabombe che possono essere ricavati dal kit del C.R. 42 di Italeri o dal set in resina della Italian Classic che dal 1997 era sul mercato per correggere i tantissimi difetti del precedente modello della Classic Airframes del C.R. 42.

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Terminata quindi quasi tutta la fase della costruzione del modello, ho passato sullo stesso una mano ad aerografo di Grigio Chiaro a smalto della Testors come al solito sia per evidenziare eventuali problemi derivanti dalle stuccature sia per dare una più idonea base d’appoggio ai successivi colori che dovranno raffigurare la mimetica esterna del velivolo.
La colorazione del Falco iracheno era lo schema “classico”  della FIAT per i suoi CR. 42 delle prime serie di produzione: superfici inferiori in Grigio Mimetico (paragonabile alla tinta del catalogo Federal Standard F.S. 36239 riproducibile con lo smalto Humbrol 140) e superfici superiori in Giallo Mimetico 3 (F.S. 33434, Humbrol 63) con macchie  in Verde Mimetico 3 (F.S. 34102, Humbrol117) e Marrone Mimetico 2 (F.S. 10076, Humbrol 107).
Come molti aerei della Regia Aeronautica dipinti con i colori della serie cosi detta mimetica e comunque antecedenti all’uso di quelli della “tavola 10” usati con certezza dagli inizi del 1942, le superfici delle pale dell’elica avevano due differenti colori: quelle rivolte verso il pilota in un nero opaco mentre quelle frontali in un celestino chiaro (Humbrol 65) che in questo caso si estendeva anche all’ogiva.

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L’aereo presentava gli usuali segni di riconoscimento ottico dei velivoli italiani del periodo (a partire proprio da aprile 1941) ovvero la fascia bianca in fusoliera e la cappotta motore in giallo opaco. Le insegne di nazionalità come detto erano quelle dell’aviazione irachena, consistenti in un triangolo verde contornato di nero con il vertice superiore rivolto in alto, con all’interno un logo di colore rosso ed un piccolo rombo bianco. Queste insegne erano portate in sei posizioni (una su ogni lato della fusoliera e sopra e sotto le due ali a destra e a sinistra delle stesse). La deriva degli aerei iracheni aveva la parte mobile nei colori nazionali: c’erano quattro strisce a partire dall’interno i colori erano verde, bianco, rosso e nero. Per questo particolare Falco non esistono dei fogli decals :  la Sky Models già da alcuni anni ha realizzato due fogli in scala 1/48 contenenti decals per decine e decine di  Falco di quasi tutti i reparti italiani,anche per velivoli catturati dalla RAF, tedeschi ecc. ma quello iracheno è stato ignorato…Con la prima guerra del Golfo l’interesse dei modellisti verso i velivoli dell’Iraq si è molto accentuato negli anni 90 ed ancora oggi si possono trovare diversi fogli con le insegne triangolari.


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Io le ho recuperate da un vetusto foglio decals E.S.C.I. dedicato agli Hunter: malgrado i

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miei timori dovuti alla loro età (avevano per lo meno 30 anni!!!) non si sono spaccate una volta immerse in acqua e si sono posizionate benissimo con il liquido emolliente Mark Softer della Gunzee Sangyo. Per l’insegna sul timone non c’è stata altra soluzione se non

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quella di realizzarla con varie mascherine di nastro stendendo dapprima il bianco e poi gli altri colori. Dalle foto del velivolo reale non si notano ulteriori insegne come ad esempio numeri in fusoliera e quindi ho ritenuto limitarmi alle sole insegne nazionali del paese medio orientale. Dal foglio decals del kit ho utilizzato solo le scritte sotto i timoni di coda ed il marchio di fabbrica sulle pale delle eliche. Terminata la colorazione ho finalmente unito l’ala superiore, gli scarichi motore, l’elica, le ruote, le canne delle mitragliatrici ed il parabrezza al resto del modello, realizzando con filo di nylon sottile l’aero dell’antenna ed i tiranti dei montani più esterni delle ali. Non ho raffigurato dell’armamento di caduta perché neanche questo ho visto sulle immagini.


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Alla fine questo CR. 42 ha una aspetto che inizialmente appare “standard” ma quelle

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Insegne certo  gli danno alla fine un aspetto “esotico” non indifferente…Ho voluto poi riprodurre questo particolare velivolo per ricordare pure che ancora prima del 1991 velivoli militari italiani erano stati impegnati nei cieli dell’Iraq…Un giudizio conclusivo sul kit ? Ha oggettivamente un  grosso neo : essere nato in contemporanea con il modello Italeri che essendo di produzione industriale, malgrado un aspetto un po’ meno rifinito, è più semplice da costruire ed è più diffuso nei negozi ed è quindi più accessibile. Il kit statunitense ha poi alcuni problemi (gli interni difficili da inserire in fusoliera) ma ha dalla sua il pregio di rispettate al millimetro le forme e dimensioni del velivolo reale, un aspetto che per molti appassionati non è affatto secondario.
Gabriele Luciani