FIAT G. 55 “Centauro” Serie I°
2° sq. 2° gr. ct. ANR - Cascina Vaga (Pv) – Maggio 1944
kit Flyng Machines scala 1/48 – cat. No. 48005
testo e foto di Gabriele LUCIANI
Si ringrazia la Flyng Machines per il modello gentilmente fornito in recensione
LEAD Technologies Inc. V1.01

La ditta italiana Flyng Machines, distribuita dal noto negozio milanese Mister Kit,  continua la collaborazione con il gruppo ceco MPM e , dopo aver realizzato un kit in scala 1/72 del FIAT G.55 S (vedi in questo sito il mio articolo relativo), è ritornata sul “Centauro”, proponendo in scala 1/48 un nuovo e valido stampo sempre in plastica iniettata short run.  
Negli anni ’60 il primo modello in ”scala grande” è stato quello della  veneziana Artiplast in 1/50: commercializzato poi dalla cecoslovacca SMER, non era tanto male, malgrado le rivettature in rilievo e lo scarno dettaglio degli interni. A metà anni 90, uscì il primo in scala 1/48, un bel modello in resina da parte della milanese RCR che si assemblava con relativa facilità, non aveva decals, alcune incisioni sulle ali erano un po’ tirate via e riproduceva un prima serie con il timone direzionale con becco di compensazione alto. Per avere un lusinghiero giudizio sul kit della RCR basta vedere quanto scritto da Maurizio Di Terlizzi sul fascicolo dedicato al FIAT G.55 edito dalla IBN di Roma. Nel 2000 fu proposto dalla Classic Airframes un kit in 1/48 del G.55, in plastica tipo short run, con gli  interni però più simili a quelli di un Me.109 oltre ad alcuni errori dimensionali. Un altro modello in resina, dedicato alla versione silurante del G.55, fu anche proposto dalla Vintage, in buona sostanza un RCR migliorato negli interni e nelle pannellature.


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Questi modelli non sono più prodotti ma il  kit della Flyng Machines non li fa rimpiangere. La copertina della confezione del kit è identica a quella della scala 1/72 ma lo stampo è diverso ed è relativo alla versioni silurante e “serie I”, con il becco di compensazione del timone direzionale di tipo basso e lungo, variante più diffusa nei reparti della Aviazione Nazionale Repubblicana della R.S.I., i maggiori utilizzatori del Centauro. Molte parti del modello sono comuni a quelle del kit che la Special Hobby (firma del gruppo MPM) dedica al G. 55 sottoserie 0. Nella confezione della Flyng Machines troviamo quatto stampate in plastica del migliore tipo short run (ottime incisioni ma senza perni interni di riscontro per l’unione delle parti), parti in resina, foto incisioni, decals ed un chiaro foglio istruzioni.  

    
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La prima stampata in plastica è relativa alla fusoliera e si nota subito la scomposizione della stessa studiata per poter sfruttare questo stampo per poter realizzare da parte della Special Hobby un kit del G.55 sotto serie 0 e forse anche un futuro kit del G.59. Infatti i cofani motore superiore ed inferiore sono due pezzi separati: la  sotto serie 0 aveva tutto l’armamento concentrato nella fusoliera del velivolo con i due cofani con le scanalature per le quattro mitragliatrici da 12,7 mm (due sopra e due sotto la parte anteriore della fusoliera) oltre al cannoncino da 20 mm sparante attraverso il mozzo dell’elica. Il G.55 serie 1 aveva solo le due mitragliatrici sopra, sempre il cannoncino da 20 mm in fusoliera e due altri dello stesso calibro nelle ali. Il cofano motore inferiore era quindi diverso nelle due versioni e tale differenza è stata considerata da chi ha realizzato lo stampo di questo kit.     L’allineamento dei cofani motore però, costituirà la fase più impegnativa di tutta la costruzione del  modello. Altro particolare poco piacevole è la scomposizione longitudinale della presa d’aria del motore. Ci sono anche della parti in plastica che riproducono le pareti del vano pilota con la relativa strumentazione  ma andranno tutte sostituite dalle analoghe e più dettagliate parti in resina. Sulle pareti interne delle semi fusoliere ci sono dei residui degli estrattori in fase di stampa del modello: vanno eliminati con una decisa carteggiatura altrimenti saranno ostativi all’inserimento delle parti in resina che riproducono la strumentazione posta sui lati dell’abitacolo. Sulla stessa stampata poi troviamo delle piccole parti che riproducono le bugnette che erano presenti sul cofano motore: il loro distacco dal telaio di stampa va fatto con maggiore accortezza e va studiata la loro posizione, esaminando le foto del particolare velivolo che si intende  riprodurre.


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La seconda stampa è relativa all’ala del G. 55 serie I ed ai carrelli; un po’ antipatica la scomposizione delle due ruote in quattro pezzi: forse sarebbe stato meglio riprodurle con degli analoghi pezzi in resina con riprodotta anche l’effetto peso del velivolo quando era a terra.L’unione delle semi ali superiori a quella inferiore, richiede un minimo di assestamento nel punto limitrofo in al vano carrello ed una   stuccatura nella stessa zona: lo spessore alare  comunque è abbastanza realistico e, come quelle delle superfici esterne della fusoliera, anche le pannellature alari sono precise, basta confrontarle con i disegni in scala   realizzati dall’ing. Angelo Brioschi e pubblicati sul fascicolo (il n. 10 della serie)  dedicato al G.55 dalla collana Ali d’Italia della Bancarella Aeronautica. Posti su questi trittici le componenti esterne del kit, non si riscontra alcuna rilevante difformità.


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La terza stampa completa la riproduzione del velivolo: tutte queste stampate cono comuni al kit della Special Hobby .


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La quarta stampata è invece del tutto peculiare alla confezione della Flyng Machines ed è relativa alla riproduzione delle diverse superfici inferiori dell’ala e dei due radiatori subalari del G.55 S,  nonché del siluro che fu provato su questo prototipo.  
La qualità della stampa delle parti in plastica del kit è di buona qualità:  sono esenti da  sbavature ed è senza incertezze la definizione dei contorni dei vari pezzi e delle pannellature esterne, con solo qualche residuo degli estrattori di stampa all’interno di qualche componente. Se ci fossero anche i perni di riscontro per l’assemblaggio dei pezzi non ci sarebbe quasi alcuna differenza con i   kit in plastica di produzione industriale.


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Le parti in resina sono anche esse esclusive della Flyng Machines e riproducono tutte le componenti dell’abitacolo, parte del vano carrello, il ruotino di coda e relativa carenatura del G.55. S. Sono tutte ben fatte, senza ritiri e con poche sbavature; con un seghetto da traforo per orefice si liberano quasi tutti dai residui di stampa con relativa facilità ad eccezioni del seggiolino, della pedaliera e della closche . Ricordo sempre di proteggersi le vie respiratorie e le mani quando si lavorano queste parti in resina: quando si taglia la resina  si genera della polvere la cui inalazione non è certo salutare. Inoltre l’assemblaggio dei pezzi in resina fra loro e con i pezzi in plastica prevede l’uso di collante ciano-acrilico di cui vanno seguite con scrupolo le istruzioni d’uso.


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Ancora ci sono due lastrine di foto incisioni dedicate una per lo più alle griglie dei tipi di radiatori subalari, a quello dell’olio sotto il cofano motore, a particolari del siluro, l’altra all’interno dell’abitacolo del pilota. Sono entrambe realizzate nella Repubblica Ceca, quasi certamente dalla Eduard ma sembrano essere di qualità differente con la prima che è cosi sottile che anche solo prendendola in mano si piega. Quella relativa all’abitacolo invece merita veramente un attimo di  attenzione.


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Con questa lastra si può riprodurre al meglio la strumentazione del cruscotto con foto incisioni colorate e con addirittura riportati i quadranti degli “orologi”…Inoltre ci sono le cinghie di ritegno del pilota: quasi dispiace un po’ utilizzare queste foto incisioni tanto sono belle!


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Il foglio decals è relativo a tre esemplari della A.N.R. ma le insegne alari hanno sempre il problema di una non corretta riproduzione del senso delle lame dei fasci. Le insegne alari dei G.55 della A.N.R.  si  caratterizzavano  quando realizzate in fabbrica, anche nella colorazione a fasce tipo Herringbone, per il fondo di colore bianco e per la lama del fascio sinistro che era sempre rivolta in alto anche quando l’insegna era posta sulla semi ala destra  delle superfici superiori sulla semi ala sinistra per quelle inferiori, comunque sempre a destra di chi guarda in pianta il velivolo. Basta vedere le foto dei G.55 della A.N.R. usciti di fabbrica e nei primi periodi del loro impiego e si noterà questa circostanza, come ad esempio la foto a pag. 172 di Aerofan 95 ott.-dic. 2005 che è proprio relativa all’esemplare 5 giallo della 2°sq. del 2°gr. che è uno di quelli proposto dal foglio decals. Anche le insegne alari degli esemplari della 1°sq. del 2° gr. ct. quando riverniciati con lo schema a losanghe a tre toni, l’altro velivolo proposto dal foglio decals , potevano essere conservate inalterate (vedi Aerofan n.88-marzo 2004 pag. 29). Sugli esemplari riverniciati sul campo con vernici tedesche i fasci delle superfici superiori avevano il fondo trasparente e le lame dei fasci che a volte divenivano speculari come quelli i C.205 della A.N.R., con quelli inferiori che spesso venivano lasciati inalterati. Per il G.55 S riporto qui quanto avevo già scritto nel corso del mio articolo sull’analogo kit in scala 1/72 (vedi sempre in questo sito) ovvero che la colorazione delle superfici superiori del Silurante è difforme dagli schemi degli altri Centauro con macchie circolari ed irregolari di colore più chiaro su fondo più scuro. Nell’Opera di Ferdinando D’Amico e Gabriele Valentini, “Camouflage and Markings of the Aviazione Nazionale Repubblicana” un paragrafo è dedicato al G. 55S e vengono presentate cinque sue foto di cui due scattate nei primi mesi del dopoguerra quando l’aereo aveva ancora le insegne dell’A.N.R. Gli Autori nel descrivere la mimetica di questo velivolo riportano che le superfici sono state ridipinte in officina per via delle modifiche apportate al velivolo e suggeriscono due  schemi: macchie Grigio Azzurro Chiaro 1 su sfondo Verde Oliva Scuro 2  con superfici inferiori in RLM 76 oppure macchie Nocciola Chiaro 4 su Verde Oliva Scuro 2. Le foto dimostrano che le insegne alari erano fasci su fondo trasparente e quelli riprodotti dal foglio decals del modello  in 1/48 non vanno  bene in quanto sono con il fondo bianco …
Le insegne di reparto e la numerazione dei velivoli proposte del foglio decals appaiono corretti,ad eccezione del colore rosso del numero 1 che andava sui copri carrello del silurante  che era in realtà di colore nero, a testimonianza del fatto che questo velivolo proveniva dal 1° gr. ct. della A.N.R. . La qualità  delle decals, realizzata dalla Avioprint è molto buona per quanta riguarda lo spessore del film di sostegno e la loro adesività .
Completa il kit la cappottina del velivolo realizzata con un pezzo di plastica stampato ad iniezione: è molto sottile e quindi va maneggiata con molta attenzione per evitare di romperla o di incrinarla, un pericolo molto più di reale di quanto si possa pensare o temere nei “normali” kit in plastica a tiratura industriale; purtroppo poi i montanti laterali non sono proprio esatti al 100%, “chiudendo” un po’ troppo lo spazio di vetro trasparente: per via della delicatezza di questo pezzo non mi sono arrischiato a modificarlo ed a separare la parte mobile da quella fissa, usandolo così come era. Avevo pensato pure di sostituire questa cappottina con una presa dal kit RCR (che ne ha due per confezione in acetato formato a caldo) ma le sue misure non erano compatibili con lo scasso in fusoliera del kit Flyng Machines. Vi sono poi due piccoli trasparenti che riproducono le carenature delle luci di posizione alari.


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La costruzione inizia assemblando le componenti della “vasca” dell’abitacolo la cui riproduzione è affidata a parti in resina e foto incise come detto tutte di buona qualità e dal buon realismo (basti vedere il cruscotto). La strumentazione è in nero mentre il resto degli interni è in verde anticorrosione ovvero in F.S. 34558, con il seggio in alluminio. La sinergia fra le stesse parti è ben studiata ed anche il loro inserimento all’interno della fusoliera è ottimale senza alcun impedimento finale alla “chiusura” delle due parti principali che compongono la fusoliera. Lo stesso per la paratia del ruotino di coda: l’unione di questo è una fase in cui bisogna optare per la scelta della versione che si intende riprodurre con il modello in quanto questo particolare differiva nel G.55 S che aveva la gamba di forza più lunga. Avendo deciso di realizzare una esemplare della Serie I° ho quindi omesso tutti i particolari relativi al Silurante che fra l’altro sembrano abbastanza fedeli al vero. E’ necessario poi per eliminare i segni delle due semi fusoliere usare un minino di stucco specie nella zona anteriore al vano pilota.  Quando sono arriva all’unione dei cofani motore al resto della fusoliera ho riscontrato il solo grosso problema dell’assemblaggio di questo kit .


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Infatti le varie parti del modello, ali comprese, poste singolarmente sui piani in scala sono perfettamente corrispondenti ai disegni, ma le stesse una volta unite “a secco” e senza alcuna modifica non danno a tutto il complesso del muso del velivolo un aspetto convincente, specie per quanto riguarda la continuità della curvatura del dorso della fusoliera in prossimità della giunzione con il cofano motore. Per meglio ovviare a tutto ciò ho ritenuto opportuno  di posticipare la costruzione del complesso dei cofani motore e la loro unione alle semi fusoliere per  prima assemblare queste da sole alle ali. La unione ala-fusoliera richiede una minima stuccatura in prossimità delle due radici alari; quando questo complesso si è ben assestato ho proceduto all’assemblaggio due cofani motore unendo agli stessi il disco dell’elica e senza fissare definitivamente la parte posteriore dei due cofani. Ho quindi accostato i cofani motore alla fusoliera ed alle ali per constare come poter fare per unirli al meglio. Ho poi stuccato e carteggiato sopra e sotto i cofani, lisciando la parte superiore in modo da armonizzarla il più possibile e renderla del tutto uguale ai piani in scala. Chiaramente ho anche dovuto re-incidere la varie pennellature che erano presenti in questa zona.  E’   basilare possedere dei buoni trittici in scala 1/48 sul G.55 perché solo confrontando volta per volta con gli stessi disegni tutti i vari “step” di assemblaggio di queste parti del kit si può gradualmente ottenere un risultato armonioso che riproduca realisticamente la linea del Centauro. 


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Completato questo passaggio il resto della costruzione procede senza intoppi per arrivare finalmente alla fase della colorazione. Per evidenziare eventuali problemi di segni di stuccature o simili analoghe problematiche, ho passato sul modello finito una mano di grigio chiaro opaco a smalto della Testor’s.


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L’esemplare di G. 55 che ho scelto da riprodurre con il kit  della Flyng Machines è il Centauro “giallo 5” in servizio,  nel maggio del 1944, nella 2° sq. 2° gr. ct. ANR con base a Cascina Vaga (Pv) riverniciato con i tre colori tedeschi RLM 74-75-76. Foto di sequenza del medesimo velivolo sono state pubblicate nei decenni passati in modo sparso su diverse differenti pubblicazioni: sul 3° vol. dell’Opera “Gi ultimi in Grigio Verde” di Giorgio Pisanò, sul 2° vol de “L’A.N.R. “ ed. 1975 di Nino Arena e da ultimo su “Camouflage and Markings of the Aviazione Nazionale Repubblicana” di Ferdinando D’Amico e Gabriele Valentini, dove c’è anche un profilo a colori dedicato a questo velivolo. Da notare che su questo ultimo testo viene indicata un’altra immagine che viene riferita a questo velivolo (la n.395) mentre in realtà è di un altro analogo velivolo dello stesso reparto, il “giallo 9” come si può capire dalla foto su Aerofan 95/ 2005 e su un'altra edita sul testo di Pisanò.


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Come evidenziato da Ferdinando D’Amico e Gabriele Valentini, l’applicazione dei tre grigi RLM sui velivoli italiani era un po’ particolare in quanto il dorso degli stessi aerei era nel solo RLM 75 mentre sul dorso delle ali e dei timoni orizzontali c’erano bande dei due colori RLM 74 ed RLM 75, gli stessi che venivano utilizzati per le macchie sui fianchi della fusoliera dove era stato steso l’RLM 76 che si estendeva per tutte le superfici inferiori. Il velivolo era stato fotografato quando gli erano stati apposti in fusoliera i distintivi ottici di riconoscimento in uso nel teatro italiano: in prossimità dei timoni di coda c’era una fascia bianca ed anche un  terzo dell’ogiva era in bianco.

 

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Il cofano  motore inferiore ed il radiatore dell’olio erano in giallo. Per le insegne ho utilizzato le seguenti decals:
- tricolori in fusoliera:  dal foglio decals del G.55 in 1/72 della Special Hobby; un po’ grandi per il kit in scala “piccola” sono di proporzioni giuste per questo G.55 in 1/48…
- numero 5 giallo e diavolo rosso: da un foglio di Alitaliane sul G. 55, scala 1/48; da notare che il “cerchio” sottostante all’insegna di reparto era di colore verde oliva scura (come acclarato da Ferdinando D’Amico e Gabriele Valentini quando i G.55 della 2°sq. del 2° gr. ct. della A.N.R. vennero riverniciati con i grigi RLM l’insegna di squadriglia venne mascherata) e la   Alitaliane è l’unica a proporre l’insegna corretta;

 
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  1. insegne alari delle superfici superiori: dal foglio decals Sky Model 48-013; queste furono applicate in reparto con delle mascherature con delle interruzioni sulla cornice del quadrato: ho quindi modificato le decals per raffigurare tale circostanza. Poiché il velivolo era stato ridipinto sempre in reparto, le lame dei fasci erano in questo caso speculari, ovvero con la lama del fascio posto in prossimità dell’estremità alare  rivolta in alto per entrambe le insegne;

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  1. insegne alari superfici inferiori: ho fatto realizzare a Lecce un foglio decal realizzato a computer; i fondi delle stesse sono dei quadrato ritagliati da un foglio decal monocolore bianco della Tauromodel; come precisato sopra queste erano rimaste inalterate anche in sede di riverniciatura (forse il loro fondo bianco le rendeva più visibili da parte della contraerea italo-tedesca e comunque non doveva certo essere agevole rifarle con le maschere) ed le lame dei fasci a destra all’interno delle stesse insegne erano entrambe rivolte verso il basso (vedasi la foto del “giallo 5” a pag.1386 dell’opera di Giorgio Pisano e quella di un analogo G.55, la n. 175 del libro di  Ferdinando D’Amico e Gabriele Valentini).

Tutte le decals da me utilizzate sono state “trattate” con il Mark Softer della Gunzee Sangyo ed hanno aderito perfettamente alle superfici del  modello.


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Per l’invecchiamento mi sono limitato alla riproduzione dei fumi di scarico del motore, invero molto evidenti su tutti i G.55 riverniciati con i grigi RLM; considerato comunque il breve periodo trascorso dall’applicazione dei nuovi colori ai Centauro al trasferimento degli stessi al 1° gr. c.t. della A.N.R. (in pratica meno di un mese) ho ritenuto irrealistico   riprodurre   ulteriori segni di usura al di là di  qualche limitata ed irregolare lumeggiatura dell’RLM 75 sulle ali e del battistrada delle ruote del carrello di atteraggio .


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Ho quindi terminato la costruzione incollando i pezzi in foto incisione riproducenti i travetti alari porta bombe, quelli in plastica trasparente relativi alle carenature delle luci alari di posizione ed aggiungendo l’aereo dell’antenna radio con un sottile filo di nylon.
In conclusione sento di poter asserire che il modello finito rende pienamente l’idea della possanza di questo stupendo velivolo, peccato per i cofani motore che non vanno subito bene, problema superabile ripeto con una buona documentazione: quanto offerto dalla Fling Machines è veramente una buona possibilità di arricchire molto più che degnamente la nostra collezione di riproduzioni in scala 1/48 di velivoli italiani.
Gabriele Luciani