“PREDATOR”  
General Atomics RQ-1 - Kit Italeri scala 1/72 Cat. No. 1279 
Testo e  foto di Gabriele Luciani
 Si ringrazia  la Italeri S.p.a. per il modello  gentilmente fornito in recensione


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L’Aeronautica Militare Italiana, fin dalla metà degli anni 90, ha dimostrato un interesse sempre più consistente per i velivoli senza pilota che, guidati da terra, da tempo vengono sempre più frequentemente utilizzati per ricognizione  e  sorveglianza prolungata. Questi velivoli che richiamano alla mente gli  aeromodelli volanti, sono in realtà molto meno  vulnerabili di quello che possono sembrare. Inoltre sono dotati di ottiche di alto livello e  sono contemporaneamente il fulcro ed il centro di sistemi di comunicazione molto sofisticati. L’A.M.I. ha ritenuto opportuno dotarsene, tenuto conto pure delle missioni di peace keeping che vedono impegnate le FF.AA. italiane ed ha scelto il “Predator”, nella configurazione RQ-1B, realizzato negli U.S.A. dalla ditta General Atomics Aeronautical Systems Inc.. Il Predator, già utilizzato dall’aviazione statunitense, è capace di restare in volo per oltre venti ore ed ha anche capacità offensive potendo trasportare e lanciare due missili aria-terra “Hellfires” . Nel marzo 2003 è stato costituito il 1° Gruppo Velivoli Teleguidati che nel dicembre 2004 assunse la denominazione di 28° gruppo, restando sempre inquadrato nel 32° Stormo basato ad Amendola. A tale reparto vennero assegnati i quattro Predator acquistati; nel gennaio 2005 i velivoli furono schierati sull’aeroporto iracheno di Talil dando subito un’ottima prova in un difficilissimo contesto operativo.

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A questo piccolo velivolo (l’apertura alare infatti è di circa m.17,2 e la lunghezza della fusoliera è di 8,20 metri), nel corso del 2007 è stato dedicato un kit in plastica iniettata da una ditta giapponese, la Platz, che ha raggiunto un accordo di distribuzione con l’Italeri. In base a tale intesa, il modello viene ora commercializzato in Occidente con una nuova confezione, con il marchio della ditta bolognese e con un foglio decals che comprender anche uno degli esemplari italiani. 


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Il kit è composto da due telai: in quello contrassegnato dalla lettera A trovano posto diciannove pezzi che riproducono quasi tutte le componenti del Predator, come l’ala, la parte superiore della fusoliera, il complesso dei carrelli e l’elica.     


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Nel secondo telaio c’è la parte inferiore della fusoliera con due dei timoni direzionali, la cupola dei sistemi ottici e due pezzi che servono per “tappare” due scassi presenti sotto l’ala e destinati all’innesto dei piloni dell’armamento alare, opzione non fornita dal kit.


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Le pannellature del velivolo sono incise in modo abbastanza netto e senza incertezze; lo stampo è un po’ “grasso” nel senso che in qualche aspetto appare più vicino a quello tipici dei migliori kit short run. Il distacco dei pezzi più grossi va fatto quindi con attenzione per evitare che un po’ di plastica rimanga sugli alberi di stampa.


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Per quanto riguarda la riproduzione di forme e dimensioni del Predator c’è da dire che solo le estremità delle ali non sembrano esatte al 100%, perdendo qualche millimetro in apertura. Belle le incisioni che raffigurano gli alettoni: è singolare notare come la fusoliera e l’ala, malgrado siano riprodotte su uno stesso telaio di stampa, presentino uno profondità differente. Molto chiaro il foglio istruzioni : anche in questa occasione le stampate del modello sono indicate da foto mentre le quattro fasi in cui è suddiviso l’assemblaggio sono descritte dagli usuali disegni. Sempre a dei disegni sono affidati le indicazioni degli schemi mimetici dei due esemplari proposti dal foglio decals, coadiuvati dal retro della copertina. Si tratta di un Predator dell’11° Squadrone da ricognizione dell’U.S.A.F., aviazione che li ha utilizzati sin dal 1995 sul Sud-est asiatico, in Kosovo, Afganistan ed Iraq; tutte le superfici esterne del Predator statunitense sono in un grigio chiaro che le istruzioni indicano come l’F.S. 36375. L’altro Predator è uno degli esemplari italiani, ovvero il 32-03, le cui superfici esterne sono anche loro in grigio uniforme ma in questo  caso è quello tipico dei moderni velivoli militari italiani, ovvero il F.S. 36280. 


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Il foglio decals è molto buono: i vari soggetti hanno colori saturi e contorni netti; il film di sostegno è ridotto al minimo e l’adesività si dimostrerà a dir poco ottima ! Per quanto riguarda l’esemplare italiano va sottolineato che le insegne di nazionalità sono presenti, oltre che sui due lati della fusoliera, anche sulle superfici alari a destra e a sinistra, mentre non c’è nulla sotto le ali. A conferma di questo basti vedere i due articoli sul Predator in servizio con l’A.M.I. apparsi sui numeri 2/2004 e 1/2005 della Rivista Aeronautica. Consiglio anzi di tenere molto in considerazione questo periodico edito dall’A.M.I. : a fronte di un prezzo d’acquisto veramente molto basso, vengono infatti offerti, oltre a contenuti dottrinali, d’attualità e storici, tutti molto interessanti, dei reportage fotografici di primo ordine, spesso dedicati ad ogni uscita e  volta per volta, ad un reparto A.M.I. .  Dall’esame delle foto dei citati numeri del detto periodico, ho potuto constatare che per poter riprodurre al meglio un esemplare della nostra aeronautica le modifiche da fare al kit sono quasi irrisorie … Si tratta solo di aggiungere un piccolo quadrato di colore bianco di ridottissimo spessore poco dietro la luce di posizione verticale posta sulla presa d’aria superiore anteriore del motore (credo che nella realtà si tratti di un antenna GPS) e un condotto di altrettante microscopiche dimensioni sulla destra della fusoliera in corrispondenza della mezzeria alare. Le pale delle eliche sono di forma sbagliate e troppo sottili: andrebbero quindi sostituite con altre di forma più realistica ed attinenti a quelle del vero Predator: il problema è riuscire a trovarle di dimensioni adeguate da qualche altro kit…Alla fine sarebbe meglio autocostruirle… 


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L’assemblaggio del modello è molto semplice: una volta incollata la parte superiore della fusoliera a quella inferiore,dopo aver inserito il pezzo riproducente le ali, si è completato il 90% della costruzione… Va usato un po’ di stucco per eliminare i segni delle giunzioni fra le due parti della fusoliera nella parte anteriore del velivolo; un altro po’ di stucco  va utilizzato in prossimità della radice alare.


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Per far stare il kit finito sulle tre gambe dei suoi carrelli non è necessario inserire al suo interno un contrappeso; per eliminare gli scassi presenti sotto le ali per i piloni dell’armamento è sufficiente l’inserimento negli stessi scassi dei due pezzi 2b e3b, unendoli con  collante ciano acrilico e, poi una volta seccatosi questo, scartavetrare la zona con carta abrasiva sempre più fine.

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La costruzione quindi si completa in poco tempo ed altrettanto si può dire della fase della colorazione: il Predator italiano è come detto in un grigio uniforme F.S. 36280, colore che è steso su tutte le superfici ad eccezione della cupola dei sistemi ottici che è in bianco e di due piccole strisce di colore nero sul bordo d’entrata alare all’altezza delle ruote. I carrelli sono invece in grigio antracite molto scuro.


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Le decals come detto sono di ottima qualità e molto fedeli ad eccezione dei numeri di reparto e del velivolo: questi numeri in realtà hanno solo i contorni dei bordi esterni mentre quelli delle decals hanno una “anima” in un grigio che cerca di riprodurre quello del velivolo. In questa scala, le loro ridotte dimensioni, per fortuna, sono tali da non evidenziare molto la differenza di tonalità fra il grigio delle decals e quello del colore. Comunque , dopo aver steso il colore e averlo lucidato con un gloss acrilico Gunzee Sangyo, ho posto le decals con il liquido emolliente Mark Softer della stessa ditta giapponese: l’adesività dei vari soggetti come detto è risultata così di ottimo livello. Con un passaggio di trasparente acrilico opaco sempre Gunzee Sangyo termina anche la fase di colorazione del modello .


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Restano ancora i piccoli particolari come la cupola dei sistemi ottici che andrà in bianco opaco. Questa riproduce una sola delle tre lenti: le altre due dovranno essere quindi realizzate con una leggera passata di una piccola punta di trapano e poi dipinte di colore nero lucido. I due piccoli sensori sotto le ali sono in alluminio opaco mentre va riprodotta con vernice nera lucida la lente presente sul muso del velivolo. Per riprodurre i copertoni delle ruote del carrello è meglio utilizzare un grigio scuro. Considerata la scala, la già evidente profondità di alcune delle incisioni, il particolare tipo di velivolo, credo sia ultroneo procedere ad un invecchiamento della colorazione esterna…Almeno dalle foto dei nostri Predator non mi è parso di vedere particolari segni di usura…


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Si tratta dunque di un kit caratterizzato da un assemblaggio piacevole  senza intoppi di rilievo. Certo in scala 1/72 l’RQ-1 potrebbe sembrare non molto appariscente, ma una volta completato il modello, le forme dello stesso Predator non tardano molto a far attirare su di loro l’attenzione: magari la Italeri decidesse di riproporlo pari pari in 1/48 !


Gabriele Luciani