S.M. 82 Marsupiale Scala 1/72 – Italeri Kit. No. 1270
Testo e foto di Gabriele Luciani  
Si ringrazia la Italeri S.p.a. per il kit gentilmente fornito in recensione

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I velivoli italiani prodotti negli anni trenta-quaranta che diedero un positivo riscontro operativo furono pochi: fra questi fu certamente il trimotore S.82 della Savoia Marchetti, un aereo da trasporto voluto nel 1938 da Italo Balbo. L’ex quadrunviro, pur confinato nel dorato esilio libico sia pure come Governatore della colonia, restava comunque una delle migliori personalità del regime fascista. Dalla Quarta Sponda, Italo Balbo riusciva a vedere le ombre delle nubi di guerra che si stavano addensando in Europa e con lungimiranza pensò opportuno di far sviluppare un mezzo capace di poter operare nel vasto deserto imbarcando un plotone di fanteria equipaggiato con scorte per due giorni. Partendo da un altro trimotore da trasporto passeggeri, l’S.75 sempre della Savoia Marchetti, fu realizzata una variante militare dello stesso, la cui differenza esteriore più evidente era per lo più nella fusoliera che nell’S.82 era di forma più “panciuta” al cui interno trovava posto anche una stiva bombe.  Il prototipo volò il 5/2/1940 e alla vigilia della seconda guerra mondiale una dozzina di S.82 erano stati prodotti e se ne incominciava la distribuzione ai reparti della Regia Aeronautica. L’aereo qualitativamente si poneva ad un ottimo livello denunciando il solito tallone d’Achille dei coevi velivoli italiani: i propulsori che certo non erano dei campioni di potenza…I primissimi velivoli di serie non erano armati e furono seguiti da quelli con una torretta dorsale per un mitragliere, una cabina di puntamento retrattile, postazioni laterali per due mitragliatrici. Il timone verticale in questi esemplari avevano una massa di compensazione di un tipo ridotto che successivamente verrà poi sostituito da un tipo più grande. Mentre i primi S.82 da trasporto venivano impiegati nei collegamenti con la Libia e l’Africa Orientale Italiana, quelli armati nell’agosto del 1940 iniziarono i raid contro Gibilterra, condotti da pochissimi velivoli per volta.  L’S.82 iniziava una carriera di primo piani nei ranghi della Regia Aeronautica,   analiticamente descritta nel 9 volumetto della serie Dimensione Cielo e nella monografia n. 14 di Ali d’Italia.


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L’S.82 è quindi uno dei maggiori protagonisti della storia dell’aviazione italiana e per tanti anni è stato uno dei maggiori desideri dei modellisti che per realizzarlo si sono dovuti “accontentare” dapprima di un pessimo vac-u-form (quello della piemontese Challenge, realizzato nei primi anni 80) e poi di un altro vac-u-form più accessibile realizzato a metà anni 90 dalla statunitense Aviation USK  (la cui costruzione poteva essere facilitata con due set in resina della Italian WIngs, uno per i motori e l’altro con le due semi ali complete) entrambi in scala 1/72. A fine 2006 finalmente un degno modello in plastica iniettata, proposto dall’Italeri e relativo ai primi esemplari prodotti di questo trimotore. La ditta bolognese propone questo kit nell’ambito della sua serie PRM, contraddistinta dalla presenza, all’interno delle confezioni dei modelli, di un libretto con foto del mezzo riprodotto e con tavole tratte dal manuale di uso e manutenzione dello stesso mezzo. Insieme alla sopra citata documentazione, il libretto completa tutte le necessità per un eventuale ulteriore dettaglio del modello, anche se si deve tenere conto che una volta assemblata la fusoliera, del suo interno dal di fuori si vedrà ben poco, specie se si vuol montare i vari portelli in posizione chiusa.


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Il modello è contenuto in una scatola di generose dimensioni c'è anche un cartoncino che ripropone anche nelle dimensioni la “box art” senza i marchi della Italeri. Il kit è composto da cinque stampate in plastica di cui una per i trasparenti. Quella contrassegnata dalla lettera A è relativa alla fusoliera, riprodotta da due grandi semi fusoliere che hanno anche la parte fissa del timone verticale; nella stessa stampata trovano posto parte degli interni, il gruppo motore centrale e i portelli del vano bombe. La stampata B contiene le ali con i flaps separati, il resto degli interni di fusoliera e vano piloti. Le due stampate C sono identiche fra loro e completano il modello con i vani, le ruote e le gambe del carrello principale, i timoni orizzontali, i motori laterali con le loro gondole, l’armamento di caduta. L’ultima stampata è per i trasparenti: parabrezza, cupola superiore e gondola inferiore, finestrini laterali; tutte le stampate sono pulite e senza ritiri o sbavature malgrado le generose dimensioni del kit: si deve però porre attenzione in generale al distacco dei pezzi specie di quelli più sottili. Le pannellature esterne sono tutte riprodotte con incisioni: quelle sulle ali appaiono un po’ più profonde di quelle sulle ali; in generale forme e dimensioni appaiono rispettate anche se purtroppo almeno due errori si notano. Si tratta delle gondole motore e dei trasparenti anteriori del parabrezza che non rispecchiano al meglio quelli   reali: sarebbero entrambi da sostituire ma solo per i primi c’è un set di dettaglio adeguato… Il foglio istruzioni è ampio e chiaro con anche l’indicazione degli schemi mimetici dei tre esemplari proposti dal foglio decals del kit (sul libretto i profili di questi schemi  sono ripresi a colori). Questo ultimo è di ottima qualità: colori saturi e a registro, adesività eccezionale con i liquidi emollienti (ottimo il Mr.Softer della Gunzze Sangyo) tanto da sembrare di avere a che fare quasi con dei trasferibili !

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Due dei soggetti proposti dal foglio decals sono tratti da altrettanti profili a colori pubblicati sulla monografia n. 14 della serie Ali d’Italia. Il primo è un velivolo della 205 sq. del 41° gr. del 12 st. B.T. di base a Gadurrà (Rodi) ed impiegato, quale capo formazione  (i due rombi bianchi sulle ali servivano ad essere identificato da altri tre S.82) nel raid del 18/10/1940 contro le raffinerie di Bahrein nel Golfo Persico, con mimetica a bande trasversali a tre colori tipica dei primi esemplari costruiti e con la M mussoliniana bianca sul timone verticale, ripresa anche dalla box art; non sono però riuscito a trovare una corrispondenza fotografica a questa opzione ma anzi le foto a pag. 14 del n. 9 di Dimensione Cielo e a  pag. 8 del n. 14 di Ali d’Italia, identificano questo velivolo con il timone verticale con il becco di compensazione allungato tipico dei velivoli di serie successivi. Il secondo  velivolo proposto è il rosso 2 della 604 sq. del 145 gr. trasporti in Libia nell’agosto 1941:  o è quello della pagina in formato  A 3 e a colori del n. 14 di Ali d’Italia e di una foto a colori pubblicata sempre sul n. 14 di Ali d’Italia che assevera la sua appartenenza alla primissima serie e la sua mimetica “puntiforme”, con la insegna alare visibile (fasci neri su fondo bianco) con piccole obliterature. L’ultima opzione, quella che poi ho scelto per il mio kit, è l’esemplare Y del 32 st. B.T. basato a Decimonannu nell’agosto del 1940, impiegato con un altro S.82 (esemplare K) in un raid contro Gibilterra nella notte del 20 agosto e sopravvissuto a tale missione. Questo trimotore è stato oggetto di un profilo a colori edito sul n. 9 di Dimensione Cielo certo non di qualità eccelsa…Per via della stampa il bordo alare nel profilo laterale sembra avere un colore uniforme e lo schema mimetico sembra a piccole macchie gialle su fondo verde. Il foglio istruzioni del kit Italeri riprende questo profilo ma in realtà, la foto di questo S.82 , apparsa a pag. 7 del  n. 14 di Ali d’Italia, pur confermando la configurazione della massa dinamica di compensazione del timone verticale di tipo corto, indica che la colorazione è quella a grosse macchie verde mimetico 53192 (F.S. 34227) e marrone mimetico 53193 (F.S. 30140) su fondo giallo mimetico  3 (F.S. 33434), tipica dei velivoli Savoia Marchetti dell’epoca (S.79 ed S.84):  vedi notiziario C.M.P.R.  n.  1/90 ed il relativo articolo sugli S.79 . Non credo proprio che ci fosse la citata banda nera e, considerato il periodo d’impiego di questo S.82 del 32° st., le insegne alari erano con fondo bianco mentre la parte anteriore delle eliche e le ogive delle stesse erano in celeste chiaro.


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La costruzione del modello, malgrado le generose dimensioni, scorre via senza particolari patemi partendo come al solito dagli interni: questi in buona sostanza sono sufficienti tenuto conto pure che, una volta chiuse le due semi fusoliere, di quanto c’è al loro interno si vedrà ben poco dall’esterno, specie se si chiudono tutti i portelli (i due laterali in fusoliera e quello sul tetto della fusoliera del vano piloti). Per di più c’è la riproduzione della strumentazione con decals, delle strutture tubolari sulle pareti interne delle fusoliere, quella dei due piani di carico nonché del vano bombe con la spezzoniera: per questo ultimo c’è la possibilità di lasciare in posizione aperta i relativi portelloni. Ho  ritenuto inutile quindi lanciarmi in un opera di super dettaglio ma limitarmi a poche aggiunte: se si lascia aperto il portello sul tetto del vano piloti i seggiolini risulteranno i particolari più visibili ed allora si dovrà almeno aggiungere agli stessi le cinghie; analogamente, se si lasciano aperti i portelli laterali in fusoliera, si dovranno “chiudere” i due pezzi 44 c che contornano i perni delle due mitragliatrici (o meglio ancora sostituirli con quelli del set in resina U 72-90 della ditta ceca Pavla). Ho omesso i pezzi in plastica trasparente che riproducono i vetri dei finestrini in fusoliera in quanto credo sia più semplice realizzare gli stessi vetri, a colorazione ultimata, con il Synthaglass della ditta italiana Toffano. La paratia divisoria fra vano piloti e vani di carico, e i pianali possono fungere anche da elementi che rafforzano la solidità della fusoliera una volta assemblata, evitando così il ricorso ad ulteriori rinforzi interni. La semplice chiusura delle due semi fusoliere non mi ha creato particolari problemi ma ho riscontrato un avvallamento troppo accentuato in prossimità nella zona inferiore della fusoliera immediatamente retrostante al vano bombe: è stato perciò obbligatorio ricorrere allo stucco per dare al tutto una ottimale continuità…

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Altro passaggio che ha richiesto stuccature e relative abrasioni, è l’unione alla fusoliera del pezzo trasparente 4 d. Questo raffigura il tetto della cabina dei piloti e le relative sfinestrature e come detto sopra non riproduce correttamente quelle anteriori. Queste erano, in buona sostanza, suddivise in sei  pannelli trasparenti, con quelli più esterne che erano racchiusi in una cornice rialzata rispetto ai restanti pannelli. Avevo sperato di poter ovviare a questo problema usando il canopy in acetato trasparente stampato a caldo inserito dalla Pavla nel suo set n. C 72068 ma purtroppo quest’ultimo è identico al pezzo 4 d del kit Italeri…Mi sono limitato  ad una adeguata mascheratura cercando di riprodurre la configurazione del velivolo reale ma mi auguro che Italeri prenda cognizione di questa situazione e provveda quanto prima alle necessarie correzioni.

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Un pochino problematico poi l’inserimento sempre del pezzo d 4 nel suo alloggiamento: non sono riuscito ad inserirlo se non dopo qualche colpo di lima; ho dovuto poi stuccare le zone di giunzione per dare una soluzione di continuità a tutta la zona. Un altro intervento che ho dovuto effettuare con lo stucco è stata l’eliminazione di un avvallamento che ho riscontrato sussistere subito dietro al canopy e fino alla torretta dorsale.


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Sulle ali c’è da dire che anche loro le ho montate facilmente salvo che per l’unione delle gondole dei motori (pezzi 8 b e 9 b) alle loro radici sulle semi ali per via di un gradino che ho dovuto eliminare con lima, stucco e carta abrasiva…Nel contempo ho ricavato i fari d’atterraggio presenti sotto la semi ala sinistra fra gondola motore e fusoliera : il kit prevede infatti di riprodurli solo con delle decals da prelevare dal proprio foglio decals ma per me è molto meglio invece forare i due alloggiamenti dei fari ed incidere le relative cornici retrattili; anche in questo caso a colorazione ultimata si possono riprodurre i due vetri con il Syntaglass della Toffano. In un primo tempo avevo deciso di lasciare aperto il vano bombe inserendovi la riproduzione dell’armamento di caduta offerto dal kit ma anche in questo caso, a costruzione ultimata, ho notato che non si vede nulla a meno di girare a pancia all’aria il modello ! Ho preferito quindi montare in posizione chiusa i portelloni del vano bombe anche per dare così maggiore solidità al modello. Se però si opta per la posizione aperta, consiglio di farlo fra le ultime operazioni procrastinando così l’aggiunta dei pezzi 18 c che riproducono gli attuatori dei portelloni: sono molto sottili e si rompono facilmente al primo urto. Stessa soluzione per le gambe di forza dei carrelli: si possono montare tranquillamente alla fine della costruzione senza dover ricorrere ad una loro mascherature durante la colorazione del modello. 


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In alto i cofani del set Alitaliane- in basso quelli del kit Italeri

Ho anche ritenuto opportuno sostituire i cofani dei motori del kit con quelli in resina del set di Alitaliane relativo agli S.82 della Luftwaffe:  questi infatti  appaiono da subito molto più esatti in forme e dimensioni di quelli del kit in plastica: per adattarli al modello si dovrà asportare però un pochino di materiale dalle gondole motore. Utilizzando questi cofani si dovrà ricorrere anche alle “stelle” dei cilindri del set in resina che comunque sembrano essere una base migliore per una ulteriore fase di dettaglio delle stesse. Sono arrivato così all’unione delle ali alla fusoliera: qui il problema più spinoso è la giusta riproduzione del diedro alare, mentre non ritengo sia necessario inserire dei longheroni di supporto in quanto gli spuntoni presenti alla base delle radici alari in fusoliera sono abbastanza solidi. Per ottenere un risultato realistico sono ricorso al confronto con i piani in scala presenti nella monografia n. 14 di Ali d’Italia; anche in questo occasione sono dovuto ricorrere allo stucco per colmare le fessure che erano  presenti fra ali e fusoliera specie nella parte inferiore del modello. 

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Purtroppo non credo si possa sfruttare l’opzione offerta dall’Italeri in ordine alla possibilità di assemblare i due grandi flaps in posizione abbassate: questo perché quando i flaps erano estratti lo erano contemporaneamente anche le alette sul bordo alare e queste nel kit sono solo in posizione fissa…I flaps poi sono comunque troppo corti nella loro porzione più vicina alla radice alare ed ho riprodotto quanto mancava di entrambi con lo stucco epossidico a due componenti Milliput (attenzione a seguire scrupolosamente le istruzioni a corredo di questo prodotto), modellandolo sui contorni della parte dei flaps in questione.


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Poco da dire sui piani di coda: la parte fissa di quello verticale è solidale con la fusoliera e riproduce quello delle prime serie, mentre quelle degli orizzontali vogliono un filino di stucco per unirsi al meglio con le loro radici in fusoliera; per tutti ci sono le parti mobili realizzate come pezzi separati.


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Ho preferito infine lasciare aperti i portelli dei due accessi in fusoliera: almeno da queste aperture si riesce ad intravvedere qualcosa degli interni senza dover ricorrere ad angolazioni estreme ! Va evidenziato però che le porte, quando erano aperte, erano rivolte all’interno del velivolo e se si vuol montarle così si devono dipingere prima di assemblarle alla fusoliera, tenuto conto anche della colorazione esterna degli S.82 prima serie che spesso era a macchie


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Terminata quindi la costruzione del modello, ho passato su tutte le sue superfici una mano di colore a smalto grigio chiaro   Model Master n. 1728 per evidenziare tracce di stuccature e per dare una migliore superficie d’appoggio per i colori con cui avrei dovuto  riprodurre la colorazione dell’esemplare da me scelto. Il colore  delle superfici inferiori di tutti i velivoli italiani costruiti sino all’estate del 1941 era il grigio mimetico (F.S. 36231) che ho riprodotto con l’Humbrol 140. Per la riproduzione dei colori delle superfici superiori, ho utilizzato degli smalti prodotti in Inghilterra a fine anni 80 da una ditta che oggi non è più sul mercato: era la DBI Compucolor che aveva realizzato con estrema precisione tutte le tinte dei velivoli italiani degli anni 1930/40. All’epoca mi ero procurato tutti i colori relativi alle tinte impiegate prima del 1942 e a distanza di tanto tempo, per il mio S.82  ho utilizzato con molta soddisfazione quelli che riproducono il verde mimetico 53192 , il  marrone mimetico 53193 (F.S. 30140) ed il giallo mimetico  3 (F.S. 33434). Gli smalti della DBI Compucolor erano in boccette di vetro chiuse con tappo a vite: dopo una buona rimescolata con delle sferette di acciaio messe dentro la loro boccetta ed una miscelazione con il diluente sintetico universale a freddo (è un ottimo ed economico diluente per tutti gli smalti, inoltre non è pericoloso  per la plastica dei modelli come è invece il pericoloso diluente nitro) li ho stesi con un aerografo Badger 150 a doppia azione.  Senza ricorrere a questi “reperti archeologici” del modellismo statico, si possono utilizzare anche le tinte Humbrol 80,186 e 63, ritenute dei discreti equivalenti in scala dei colori suddetti.


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Asciugatisi i colori della mimetica, ho passato sugli stessi una mano di trasparente lucido acrilico della Model Master: non conoscevo questo prodotto che mi è stato segnalato da Marco Kobau, direttore del centro IPMS di Legnano che non finirò mai di ringraziare per questo suo prezioso consiglio, anche se questo dovrebbe essere un usuale spirito di collaborazione fra appassionati di uno stesso hobby… Devo dire infatti che ho tratto un’ottima impressione di questo trasparente in quanto lo stesso si diluisce tranquillamente anche  con la comune ed economica acqua distillata dei ferri da stiro e si stende con estrema facilità con l’aerografo senza intasare gli ugelli di questo ultimo, cosa invece che accade purtroppo molto di frequente con i colori acrilici di scarsa qualità, anche utilizzando il loro diluente specifico ed aerografi semplici come il Badger 350 o il Paasche H (lo dico per esperienza diretta)…Le decals del kit come detto sono anche loro di ottima qualità e la loro messa  in posizione con il liquido emolliente Mr. Softer della Gunzee Sangyo è stata una operazione a dir poco piacevole !  Una mano di trasparente opaco acrilico della Model Master (per il quale valgono le stesse considerazioni appena fatte per il lucido) e sono passato ai particolari del velivolo come la colorazione ad esempio dei cofani motore e  delle eliche .


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I cofani motore avevano due “anelli” in metallo: erano quello che delimitava l’apertura frontale dei cofani e quello dei flabelli. Subito dopo il primo c’era un altro anello di colore rame.


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La parte frontale delle eliche era in celeste chiaro opaco (era una caratteristica dei velivoli italiani fino al 1941 ed è un elemento scoperto dal socio I.P.M.S. Italy Pierluigi Moncalvo, uno dei maggiori esperti sulle colorazioni dei velivoli della Regia Aeronautica) ; questo colore si può riprodurre con l’Humbrol 65; il retro delle pale era certo in nero opaco mentre ho ritenuto che in  celeste erano anche le ogive delle tre eliche. Le  gambe di forza dei carrelli vanno in alluminio.


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Terminata anche la colorazione, ho inserito tutti quei particolari del modello che avevo momentaneamente accantonato durante l’assemblaggio ed ho riprodotti i finestrini delle pareti laterali della fusoliera, passando quindi alla riproduzione degli “aerei” delle antenne radio in fusoliera e sulle ali, con un filo di nylon di adeguato spessore, un particolare che accentua notevolmente il realismo finale dell’S.82. 


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Le considerazioni finali su questo kit sono tutto sommato abbastanza positive: peccato per i trasparenti frontali del velivolo una svista che come già detto è auspicabile che la stessa Italeri risolva, magari anche nel prossimo kit che la ditta bolognese sta dedicando all’S.82 questa volta nelle versioni successive con il timone con la massa di compensazione di tipo più “corposo”. Per di più le varie stuccature che ho effettuato sono quasi fisiologiche in un modello di questa entità: a tal proposito non è fuor di luogo evidenziare che una volta finito, anche in 1/72, il modello dell’S.82 occupa uno spazio discreto: l’apertura alare è infatti di oltre 41 cm mentre la lunghezza della fusoliera è di oltre 31 cm, misure che non lo lasceranno certo in una posizione d’ombra in qualsiasi collezione di riproduzioni di velivoli italiani!
Gabriele Luciani


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