JUNKERS JU.87 Regia Aeronautica
Modello, testo e foto di Michele
Foscarini
www.modelairkit.com
All'inizio
del 1939 una commissione della Luftwaffe si rec a Guidonia per esaminare i
velivoli italiani e per far conoscere i propri. In quella occasione il
personale italiano conobbe e prov per la prima volta il famoso STUKA, il nome
era la contrazione di " Sturmkampfflugzeug", cio aereo da
bombardamento in picchiata. Le prime versioni parteciparono alla Guerra Civile
in Spagna. Allo scoppio della II.WW gli stuka si resero famosi per le loro terribili
e devastanti incursioni su Polonia, Belgio, Olanda e Francia partecipando
attivamente e con successo alla "Guerra Lampo" voluta da Hitler.
L'Italia inoltr una formale richiesta al Ministero dell'Aeronautica Tedesco
(RLM) per la fornitura di almeno 100 stuka. Gli equipaggi italiani furono
inviati alla Stukaschule di Graz in Austria, dove inizi l'addestramento che,
visto l'eccellente preparazione degli italiani, termin presto e velivoli e
piloti tornarono in Italia. Ai primi di settembre del 1940 gli stuka italiani
entrarono in azione partendo dai campi siciliani per battere Malta.
Successivamente altri Gruppi furono assegnati al teatro operativo
Greco-Albanese, nei Balcani ed in Africa settentrionale. Il primo lotto di
velivoli era della serie B-2 (picchiatello), il secondo lotto di 50 velivoli
era composto da quasi tutti nella versione R-2 a Grande Autonomia, dotata
di due serbatoi subalari da 300 litri. La versione R-2 venne trasformata in R-5
con l'aggiunta di materiale di sopravvivenza nelle ali ed in cabina. L'utilizzazione
degli stuka nella R.A. si protrasse sino al 1943 con l'introduzione della nuova
versione D-3/5 con motore Jumo 211J potenziato, profilo anteriore pi
aerodinamico, profilo alare modificato, armamento aumentato a due
mitragliatrici da 7,92 mm al posto di una, carico massimo di bombe a 1820
Kg.
Il
Notiziario CMPR 2/90 riferisce di una fornitura di "almeno 46 Dora Ju 87
D-3 che vennero assegnati al 101 gr. aut. tuffatori (207 e 237 Sq.) e al 121
Gr.Aut. Tuffatori (206 e 216 sq)" anche se proprio la appena citata
pubblicazione riporta una immagine di un velivolo della serie D-5 della 216
sq., ovvero con estremit alari allungate. Dimensione Cielo vol. 6 parla invece
di 49 velivoli assegnati nel periodo aprile-giugno 1943. Dopo le note vicende dell'8
settembre 1943, nel sud Italia e nelle isole, ormai in mano agli alleati, si
costitu l'Aeronautica Cobelligerante Italiana ( Italian Co-Belligerant Air
Force, ICBAF ), che aveva in dotazione, tra gli altri, in Sardegna, degli stuka
versione D di stanza ad Oristano come 121 Gruppo Autonomo Tuffatori -
206a / 216a Squadriglia - Complessivamente, tra tutte le versioni, la
R.A. ricevette 159 esemplari.
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IL MODELLO -
Penso
che lo stuka sia uno di quei modelli che, prima o poi, in qualsiasi scala, il
modellista sogna di realizzare. Sono partito dal kit Hasegawa 1/48 codice Jt179
- Junkers 87D-8 Night Attacker - che avevo in magazzino. Complessivamente si
tratta di un ottima scatola come base di partenza. Ho deciso, come al solito,
di esporre il motore Jumo 211J ( una mia fissazione far vedere i motori) e
quindi di ambientare il modello in fase di manutenzione.
Ho utilizzato l'ottimo set di
miglioria Verlinden 1137 per la riproduzione del cockpit, di particolari vari e
sopratutto del motore che ho dovuto trasformare, essendo quello del set
verlinden la versione Jumo precedente, montata sulle versioni B, dotata
del grosso radiatore circolare inferiore e del piccolo radiatore dell'olio
superiormente, non presente nella nuova versione. Ho quindi assemblato il
motore con i suoi cablaggi e dipinto con le solite tecniche, sporcandolo
con il prodotto Tamiya acrilico X-19 SMOKE che imita alla perfezione le macchie
di olio e di grasso. Sono passato al cockpit che ho accuratamente dettagliato
aiutandomi con una abbondante documentazione di foto e disegni, come mio uso.
Naturalmente
ho sistemato le cinture e successivamente ho colorato il cockpit con una
base di acrilico RLM 02 e altre varie tonalit di grigi per gli apparati radio
ed altri particolari. Per finire ho passato su tutti gli interni un lavaggio
con colori ad olio nero/terra d'ombra naturale ed un successivo dry-brushing in
alluminio per evidenziare gli spigoli e superfici in rilievo. La fusoliera
finemente incisa e non ha bisogno di particolari ritocchi. Le ali sono
piuttosto corrette, purtroppo sia i flaps che gli alettoni sono dotati di
orrendi triangoli di plastica che li fissano alle ali. Devono essere eliminati
accuratamente, assieme a tutti gli attuatori.Nei punti dove erano i triangoli
dei flaps ho realizzato dei fori allungati dove ho alloggiato
i cavetti attuatori realizzati con filo di alluminio. Questo lavoro mi ha
permesso un maggiore realismo ed il posizionamento parziale delle superfici mobili
dei flaps che nel kit sono fisse. Sul bordo d'attacco ho scatolato con
plasticard fine il faro d'atterraggio dipingendolo di nero e dotandolo di un
piccolo faro tratto da un pezzo di sprue trasparente. Ho asportato dalle
carenature dei carrelli, ben fatte, le protuberanze delle sirene sul bordo
anteriore perch nessun stuka italiano era predisposto per averle. Ho
appiattito le ruote a caldo per conferire l'effetto peso.
Per
il tettuccio ho utilizzato un vacuform della Falcon perch pi sottile e
trasparente di quello hasegawa; per le dimensioni ho usato come dima quello in
dotazione al kit. Per la verniciatura del tettuccio ho usato come
mascheratura l'articolo EDUARD MASK- EX089 adatto allo stuka
versione D. Ovviamente il tettuccio stato completamente separato per
poterlo posizionare aperto ed arricchito delle antenne in metallo
bianco comprese nel kit. Successivamente ho montato il motore, facendo ben
attenzione all'allineamento, sulla paratia parafiamma con le riproduzioni
dei suoi sostegni forate e rifinite, collegando i cablaggi e rifinendo i
particolari. Ho assemblato l'elica passando una mano di alluminio sui pezzi
semi-montati.Successivamente ho montato l'ogiva colorandola parzialmente di
rosso, come dal vero. Dopo aver stuccato, carteggiato e rifinito e mascherato
con nastro Tamiya, sono passato alla fase di verniciatura. I velivoli italiani
avevano tutti lo schema di colorazione originale tedesco nei due verdi RLM 70
Schwarzgrun e RLM 71 Dunkelgrun con le superfici inferiori in celeste RLM 65
Hellblau. Ho usato i colori acrilici Lifecolor reperibili nei nuovi CAMOUFLAGE
SET della Luftwaffe che raggiungono una buona tonalit vicina al colore vero.
Sotto
le ali le grandi croci tedesche le ho cancellate con un RLM 65
schiarito. Dopo la verniciatura ho effettuato delle prime piccole
sporcature,sopratutto sulla carlinga vicino al motore. Ho applicato, dopo
attenta mascheratura, un fondo trasparente lucido. Le decal non sono
molte, sotto le ali ho appliato i fasci su fondo trasparente. Le insegne subalari
se presenti, erano del tipo con sfondo trasparente gi dal 1941. Ho dipinto con
aerografo la fascia bianca ed ho applicato la decal della croce sabauda sul
timone.Successivamente ho applicato le insegne di squadriglia. I Dora italiani
non ebbero mai insegne di reparto o personali n la numerazione individuale
sullo scarpone (entrambe prerogative dei B).Dopo aver completato l'applicazione
delle decal ho passato il trasparente opaco e ombreggiato con piccoli
lavaggi in nero/bruno ad olio molto diluito in acquaragia. L'invecchiamento
stato ottenuto passando delle polveri di colore nero e sabbia sottilissime con
un pennello morbido e asciutto. Il diorama d'ambientazione non ancora
pronto. Ho preso lo spunto da una foto d'epoca pubblicata su una rivista dove
vi sono ben 7 meccanici ed un pilota intorno al motore di uno stuka italiano,
con bidoni ed attrezzature varie. Prover a riprodurre la scena.