Carro armato P. 40 -  Scuola Truppe Corazzate dell’Esercito Italiano – Caserta 1947
Da kit Italeri scala 1/35  - cat. No. 6476        
Testo e foto di Gabriele Luciani   
Si ringrazia la ltaleri S.p.a.  per il kit gentilmente fornito  in recensione

LEAD Technologies Inc. V1.01

 

 SECONDA PARTE
Esame e costruzione del kit Italeri

Quando Italeri ha reso noto l’elenco delle sue novità per il 2009, fu sorprendente per me apprendere che fra le stesse c’era anche il kit in scala 1/35 del Carro Armato P.40, certo non uno dei grandi protagonisti della seconda guerra mondiale…  Molto probabilmente, il fatto che il medesimo P.40 è stato la massima espressione nel campo dei carri armati della industria militare italiana negli anni 30 e 40, deve essere stato alla base di tale scelta, oltre alla circostanza che la ditta bolognese aveva ormai riprodotto quasi tutti i più importanti mezzi corazzati italiani prodotti in serie nello stesso periodo, con l’eccezione dei Carri Leggeri ed appunto del P.40. Per di più, elemento non secondario, è stato utilizzato per lo più dalle forze armate tedesche ed ancora oggi la Germania, è uno dei mercati modellistici più appetibili...Comunque sia, il risultato è un modello che si inserisce a pieno nella gamma dei più recenti prodotti Italeri e questo lo si nota fin dall’esame della sua confezione.

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La copertina della scatola è dedicata ad un mezzo in servizio presso  la Panzerkompanie della 24 Waffen-Gerbis Brigade der SS Karstjager presente dall’estate del 1944 in Friuli al confine slavo e nell’aprile del 1945 ritiratasi in Austria; questa unità tedesca aveva 20-22 esemplari di P.40 che furono usati non solo contro i partigiani nel gennaio del 1945 ma durante la ritirata in Austria anche negli ultimi giorni di guerra vicino il fiume Torre in un breve scontro contro la 6° Armoured Division in cui furono persi due P.40. Il carro  raffigurato ha i numeri 111 rossi bordati di bianco sulla piastre anteriori della torretta mentre una nota foto di uno dei carri della stessa compagnia abbandonato intatto mostra invece il numero 121. Ma a parte questo, le indicazioni in copertina fanno presente che si tratta di un kit con foto incisioni, canna del cannone in metallo bianco ed un manuale fotografico con immagini già pubblicate su monografie e periodici editi negli anni passati ma anche con due completi walkround che hanno interessato i due esemplari ad oggi sopravvissuti del P.40, dapprima quello tenuto a Roma presso il Museo della Motorizzazione dell’E.I. alla Cecchignola e poi quello usato come monumento presso il cortile della Caserma Zappalà, sede del c.do della Scuola di Cavalleria dell’E.I. qui a Lecce: un manualetto veramente prezioso che rende difficile (ma non impossibile…) offrire qualche immagine diversa dalle foto raccolte da Italeri.

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Da evidenziare anche il retro della confezione in quanto vi sono riportate le singole foto delle quattro stampate del modello, della lastra di foto incisioni, della canna in metallo bianco, oltre ai profili a colori con indicazioni delle mimetiche degli esemplari di P.40 che possono riprodursi con il kit. Mi dispiace un po’ che l’Italeri non abbia offerto anche la possibilità di riprodurre uno dei due esemplari che sicuramente erano stati utilizzati da carristi italiani ovvero quello del Gruppo Corazzato del “Leoncello” dell’Esercito Nazionale Repubblicano di base a Milano fino all’aprile del 1945 e che venne catturato da partigiani che ebbero anche il tempo di verniciare sulla piastra frontale del carro a fianco dello sportello del pilota una falce e martello presumibilmente di colore rosso e quello in carico nel 1947 dall’Esercito Italiano, presso la ricostituita Scuola di Carrismo di Caserta, con targa E.I. 404904. Per consentire tali riproduzioni di mezzi italiani sarebbero bastate due piccole aggiunte al foglio decals… Anche il foglio istruzioni è nel nuovo tipo con foto in bianco e nero non solo delle stampate, ma delle varie fasi del montaggio dei vari pezzi, molto più chiari delle precedenti istruzioni basate su disegni, anche se la piegatura delle incisioni che riproducono i porta taniche sulle fiancate laterali del carro non è ben spiegata.

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La prima delle quattro stampate, contraddistinta dalla lettera A, è quella relativa principalmente alle pareti della parte bassa dello scafo del carro e di alcune di quelle relative al vano equipaggio : non ci sono “indecisioni” nei vari pezzi come segni di estrattori di stampa o sbavature, anche se si deve però prestare attenzione al distacco di alcuni pezzi come i nn. 2 e 3 relativi alle pareti laterali dello scafo, in quanto i punti di contatto fra queste parti ed il telaio di stampa sembrano non avere soluzioni di continuità. Mentre le superfici che rimarranno all’esterno hanno presenti le bullonature del carro, quelle rivolte all’interno sono del tutto lisce non essendo prevista la riproduzione degl’interni sia per il vano equipaggio che per quello motore da parte di questo kit. Attenzione poi al telaio di questa stampata in quanto sullo stesso c’è un evidente rigonfiamento che dovrà servire per modellare gli scudi delle marmitte che sono riprodotti con parti foto incise.

 

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La stampata B è presente in due esemplari ed è relativa al treno di rotolamento con alcuni

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cingoli, quelli che dovranno poi essere posti sulle ruote motrici e su quelle di rinvio, separati maglia per maglia. Molti dei pezzi richiamano alla mente quelli analoghi e comunque di buona qualità dei kits sempre Italeri dell’M 13/40 (rectius M 14/41) e del 75/18 su scafo M 41 (idem c.s.)  come i “galletti” di ritegno di un contenitore esterno, mentre altri come la maggior parte delle sospensioni sembrano quelli degli altri kits Italeri ingranditi, in pratica lo stesso percorso effettuato dai tecnici dell’Ansaldo…

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La ruota motrice presenta le lettere FIAT ANSALDO ma le stesse oltre ad avere la N stampata alla rovescia, sembrano un pochino troppo basse mentre nella realtà erano ben evidenti…se il primo problema si può risolvere con un poco di sforzo per l’altro è veramente difficile porvi rimedio…

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Anche in questo caso si deve porre attenzione al telaio della stampata in quanto su alcuni bordi dello stesso sono riportati alcuni bulloni suppletivi (ci sono stati già dei precedenti analoghi ad esempio nei kits della AFV Club degli M 3 A 3  e degli M 5 A 1) che possono rivelarsi molto utili se durante la fase di carteggiatura del kit qualcheduno già presente sul modello “salti”; anche se non utilizzati gli stessi bulloni in più torneranno utili ad esempio in caso di qualche auto costruzione senza ricorrere a sets suppletivi in resina…

 

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L’ultima stampata è il completamento della prima per quanto riguarda lo scafo e poi vi sono i pezzi per la torretta: anche per questa non ci sono parti per l’interno e le pareti interne sono sempre lisce malgrado lo sportello (così come quello del pilota) sia fornito come pezzo a parte. Fra i pezzi ci sono anche quelli che riproducono il cannone anche se 

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nel kit è presente la riproduzione dello stesso con un pezzo unico in metallo bianco di gran lunga preferibile alle analoghe parti in plastica. La lastra di foto incisioni, oltre agli scudi delle marmitte, è relativa ai porta taniche esterni, ai sostegni anteriori dei parafanghi, al porta targa posteriore, alle staffe degli attrezzi da zappatore: mentre in precedenza Italeri usava uno spessore delle lastre di foto incisioni tale che le stesse erano abbastanza rigide (e per me questa era una qualità) nel kit del P.40 le foto incisioni sono invece un po’ troppo sottili, basta maneggiarle una volta che si piegano subito…

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Il piccolo foglio decals che completa il kit è relativo ad esemplari di due delle compagnie tedesche che hanno utilizzato il carro, come già detto due della Panzerkompanie della 24 Waffen-Gerbis Brigade der SS Karstjager ed uno della 15°  Polizei-Panzer –Kompanie con il numero 26 che al contrario di quanto suggerito dal foglio decals sembra essere di colore rosso bordato di bianco. Un altro esemplare suggerito dall’Italeri è un P.40 ancora presso gli stabilimenti della Ansaldo ed in un uniforme verde oliva scuro. Gli schemi mimetici suggeriti dal  foglio istruzioni per gli esemplari tedeschi sono difformi fra loro mentre in realtà lo schema utilizzato sul P.40 è quello di fabbrica con macchie di forma abbastanza circolare  di verde medio e bruno rossiccio su giallo sabbia scuro , basta vedere le foto del mezzo in mani tedesche riportate dal fascicoletto inserito nel kit. Comunque per riprodurre modellisticamente le tinte in questione credo siano abbastanza idonei gli smalti Humbrol 94 per il giallo sabbia, il 149 per il verde e il 107 per il bruno rossiccio.

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C’è poco da dire sulla costruzione di questo modello: tutto si svolge senza nessun tipo di intoppo particolare e i pezzi si assemblano fra loro abbastanza tranquillamente usando ridottissime quantità di stucco, prestando però la massima attenzione alla bullonatura delle parti interessate alla carteggiatura dello stucco: ad esempio subito dopo la parete posteriore del vano equipaggio e la parte limitrofa del soffitto del vano motore.

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Uno dei pochi punti che meritano maggiore attenzione è la realizzazione delle scudature delle marmitte: queste sono riprodotte con due delle foto incisioni che vanno…arrotolate (!) intorno all’apposito rigonfiamento presente come già evidenziato su uno dei tralicci di stampa…un metodo forse non troppo ortodosso ma abbastanza efficace alla fine !

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L’unione dei pezzi che riproducono le piastre laterali della torretta fra loro e con il relativo soffitto richiede necessita di una maggiore attenzione e un po’ di stucco: nella fase di carteggiatura della zona posteriore del soffitto purtroppo non sono riuscito ad evitare di “perdere” alcuni bulloni che proprio grazie a quelli “suppletivi” presenti sugli alberi esterni di alcune delle stampate ho potuto reintegrare.

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Un altro punto che necessita di attenzione (ovvero di alcune aggiunte di poco stucco) è la giunzione della piastra anteriore del vano equipaggio con quella frontale.

 

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Si tratta in buona sostanza di piccoli interventi in un generale contesto in cui la costruzione del modello prosegue come detto senza intoppi se non per le foto incisioni che riproducono i porta taniche esterni: le istruzioni non indicano chiaramente come piegarle e capire come farlo è un po’ ostico…

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Anche l’assemblaggio dei cingoli non è un problema, tenuto conto poi del fatto che volendo si può anche evitare di utilizzare tutte le maglie del kit: i P.40 veri avevano sempre i “grembiuli” laterali che praticamente nascondono del tutto quella parte di cingoli che rimane dietro gli stessi grembiuli…Per i vetri dei fari anteriori ho preferito ricorrere al Sintaglass della Toffanol.

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Assemblato come da scatola il kit cattura pienamente le forme e le dimensioni del mezzo reale: basta prendere i disegni in 1/50 del P.40 pubblicati sulla monografia “Gli Autoveicoli da combattimento dell’Esercito Italiano Volume secondo (1940-1945) di Nicola Pignato e Filippo Cappellano edita dall’Ufficio Storico dell’E.I. , fotocopiare gli stessi ingrandendoli del 143 % per portarli alla scala 1/35 e posare il modello assemblato per constatare che gli scarti con i trittici in questione sono quasi del tutto inesistenti o comunque trascurabili…

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Terminata la costruzione, ho ritenuto opportuno di passare comunque una mano di fondo con il grigio chiaro a smalto della Testors, non tanto per evidenziare problematiche inerenti le minime stuccature effettuate ma per uniformare le superfici dei tre materiali impiegati dal kit ovvero plastica, metallo bianco ed ottone. La scelta dell’esemplare da riprodurre con questo bel modello Italeri, ovvero il P.40 recuperato dall’E.I. nei primi anni del dopo guerra e utilizzato presso la Scuola Truppe corazzate di Caserta, è stata condizionata dall’aver già riprodotto, con il precedente kit in 1/35 della Cri.El.Model uno dei due esemplari sicuramente usati da militari italiani, ovvero il mezzo catturato a Milano dai partigiani nell’aprile 1945 e che in precedenza doveva essere appartenuto al Gr. Sq.Cor. del “Leoncello” (vedi la prima parte di questo articolo). La foto del P. 40 dell’E.I. (quelle molto chiare pubblicate dal prof. Pignato sulla sua monografia “I Mezzi Blindo-Corazzati Italiani 1923-1943”, ed. Storia Militare ed altre presenti sul libretto allegato al kit) asseverano che la colorazione esterna del mezzo non era quella del tempo di guerra ed era abbastanza diversa per quanto riguardo lo schema che comunque sembra essere sempre di tre colori: il mezzo quindi è stato ridipinto forse con colori probabilmente simili a quelli dello schema dei mezzi del Regio Esercito del 1943.


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Il giallo comunque mi è sembrato abbastanza chiaro tanto da richiamarmi una tinta simile all’Humbrol 93 che ho steso su tutto il modello, per poi passare le macchie di verde (Humbrol 149) e di bruno rossiccio (Humbrol 107 ).

 

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Le ruote del treno di rotolamento sono in grigio scuro opaco mentre le maglie dei cingoli in alluminio opaco.

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Pochissimo invecchiamento per riprodurre lo stato di un mezzo da poco ridipinto e comunque non tanto vissuto come gli altri mezzi in uso nello stesso periodo nella scuola (certo più utilizzati stante la loro maggiore efficienza rispetto al motore del P.40!) , solo qualche passaggio di alluminio sulle zone sottoposte al passaggio del personale e alcune sotto lo scafo, e nulla di più…

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Le uniche insegne visibili erano le targhe apposte al mezzo: i numeri della stessa erano E.I. 404904 come indicato dal Prof. Pignato nella sua seconda opera citata. Quella posteriore era apposta sulla cassetta esterna di sinistra.

 

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Quella anteriore era posta al centro della piastra frontale: entrambe erano di forma rettangolare e le ho auto costruite usando i numeri tratti dal foglio BA.FRA. D06.

 

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Completata la colorazione mi sono reso conto che ho forzato un po’ la situazione per realizzare un esemplare italiano ma le alternative come quella di riprodurre un prototipo o un mezzo ancora in fabbrica (come quello suggerito dalle istruzioni del kit) o un ipotetico mezzo del Regio Esercito (i cd. what if…) erano molto meno allettanti e certo  finire un mezzo così emblematico come il P.40 con insegne tedesche per me è quasi un abominio…

 

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Concludendo mi sento di affermare che costruire questo kit Italeri mi ha sinceramente appagato: mi sono divertito riscoprendo la vera essenza del modellismo statico, ovvero l’insieme di preventiva ricerca e studio delle fonti storiche e dell’assemblaggio del modello, il tutto senza eccessivi parossismi ma con uno spensierato entusiasmo, sensazioni che da un po’ di tempo non provavo così tanto !  

Gabriele Luciani