Classis Airframes Baltimore Bomber (Allied Air Force)
Scala 1/48 - Kit. No.4140


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Nella storia dell’aviazione militare italiana, il bimotore Martin A 30 Baltimore ha un posto di rilievo essendo stato l’ultimo “bombardiere” ufficialmente in servizio: diversi esemplari delle versioni MK 4 e MK 5 , vennero infatti impiegati dall’agosto del 1944 dalla Regia Aeronautica Cobelligerante che a metà novembre iniziava ad usarli contro obiettivi tedeschi nei Balcani fino alla fine della 2° g.m.; dopo il conflitto, i Baltimore superstiti vennero trasformati in trasporto passeggeri rimanendo in servizio sino ai primi anni 50. Si tratta perciò di un velivolo che riveste un interesse primario per i modellisti che si occupano di aerei con le insegne tricolori. Solo da poco, sono comparsi finalmente dei modelli che rendono giustizia al Martin A 30: per anni la scena è stata dominata dal solo kit Frog in scala 1/72, finalmente  pensionato dal buon stampo MPM venduto sotto i marchi Special Hobby e Azur. In 1/48 esisteva un modello in vac-u-form della Contrail, molto basico ed ostico da costruire oltre che difficilmente reperibile. Da pochi mesi la ditta statunitense Classic Airframes, distribuita in Italia dalla MBL Modellismo (www.mblmodellismo.it), ha messo in commercio un kit realizzato con la tecnica dello stampo short run, fabbricato nella Repubblica Ceca. Diverse sono le confezioni in cui è stato inscatolato il medesimo kit ma quella che è più appetibile per il mercato italiano è chiaramente quella che ha la box art che raffigura proprio un velivolo cobelligerante.


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Il modello è di buona fattura con le pannellature esterne finemente incise ed abbastanza preciso nella riproduzione delle dimensioni e delle forme del velivolo relativamente alla versione Mk 4, vista la configurazione del timone. Il kit è composto principalmente da tre grandi stampate con oltre sessanta pezzi in plastica abbastanza “pastosa” ma quasi del tutto esenti da sbavature; all’interno delle ali, dei cofani motore e delle semi fusoliere ci sono però  alcuni residui degli estrattori che in qualche caso devono essere eliminati altrimenti le parti non possono chiudersi. Non molto ortodossa la soluzione trovata per la riproduzione dei vani dei carrelli: questi sono rispettivamente affidati ad un unico pezzo che raffigura le pareti laterali e quella posteriore di questi vano; il pezzo va quindi piegato seguendo le guide sul medesimo pezzo e poi unito a quello che raffigura la parete anteriore del vano… Superate le perplessità iniziali in ordine a questa soluzione, ho notato che comunque i vani carrelli sembrano sufficientemente “riempiti”, considerando poi che alla fine ben poco si vedrà degli stessi sempre se non si voglia capovolgere il modello.  Le ali si uniscono senza problemi e senza uso di stuccature anche con la presenza delle pareti dei vani carrelli. Le due semi fusoliere sono lisce al loro interno: il dettaglio infatti è affidato ad altre parti del kit in plastica ed in resina che riproducono la postazione del puntatore, il vano pilota e quella del marconista. Quest’ultima è quasi inutile in quanto della stessa ben poco si vede dall’esterno…Le parti  trasparenti sono riprodotte con parti in plastica iniettata molto limpidi ma con alcuni problemi: il più fastidioso riguarda la cupola della torretta dorsale, nel mio kit, aveva le fessure di passaggio delle due mitragliatrici chiuse ed aprirle non è certo una operazione semplice. Inoltre, il pezzo che riproduce la parte anteriore del plexiglass del puntatore si adatta quasi linearmente con la fusoliera, la parte superiore del medesimo plexiglass è molto delicato da maneggiare mentre la cappottina del pilota va un pochino adattata alla fusoliera. Infine il distacco di tutti questi pezzi dall’albero di stampa va fatto con molta attenzione.

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Oltre alla parti in plastica sono presenti 54 pezzi in resina che riproducono fra gli altri il pannello e la strumentazione del pilota, i seggiolini del puntatore, del pilota  i due motori, le ruote del carrello principale, la postazione del marconista. Si distaccano facilmente dal residuo della stampata ma sempre facendo bene attenzione a proteggersi adeguatamente le vie respiratorie durante le fasi di questi distacchi per la polvere di resina che si sviluppa durante queste operazioni.  Belle le ruote con la scolpitura del battistrada e l’effetto peso del velivolo a terra; le alettature dei cilindri sono finemente riprodotte ed una volta assemblate le stelle dei due motori danno nel complesso un buon effetto.

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Le due semi fusoliere come le ali non hanno perni di riscontro ma assemblarle non è molto difficile; i pezzi che vanno inseriti al loro interno non creano problemi se non per quanto riguarda la postazione del mitragliere dorsale che, composta da due semi cilindri, se montati senza modifiche risultano ostative all’unione delle semi fusoliere: andrà quindi diminuito il diametro della postazione; inoltre il seggiolino del pilota andrebbe montato alcuni millimetri più in alto. Eliminare i segni di giunzione fra le due semi fusoliere non è operazione difficile e comunque l’uso dello stucco è molto limitato. Per dare poi maggiore solidità all’unione delle ali e dei piani di coda, specie per questi ultimi, è opportuno inserire dei longheroni di rinforzo facendoli passare attraverso la fusoliera; bisogna comunque fare attenzione durante l’unione delle ali alla fusoliera a riprodurre l’esatto diedro alare.

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Il foglio decals, prodotto in Italia dalla Cartograf, ha i vari soggetti con colori saturi e be definiti con un film di sostegno quasi del tutto inesistente. Il foglio è relativo a quattro esemplari: turco, greco , aviazione francese e italiano, il famoso “fiorellino”, aereo personale del Ten. Pil. Roberto Crespi. In realtà il Baltimore in questione, l’esemplare FW821, era un esemplare della versione Mk. 5, mentre il kit raffigura un esemplare della versione Mk.4  caratterizzata all’esterno dalla mancanza della massa di compensazione aerodinamica alla sommità del direzionale verticale. Se non si vuole optare per un esemplare cobelligerante del tipo Mk4 , si dovrà quindi stuccare e modificare il timone seguendo le tavole presenti sui fascicoli 1/96 e 2/96 del Notiziario C.M.P.R. (con un ottimo articolo in due puntate sul bimotore americano) o quelle della monografia N. 3 della serie Ali Straniere in Italia edita dalla Bancarella Aeronautica ed inerente sempre il Baltimore. Ritengo però che la tavola in 1/72 edita dal C.M.P.R. ,almeno per quanto riguarda la pianta alare sia più esatta nella zona inerente le estremità alari (basti vedere le foto dei velivoli prese dall’alto). Per utilizzarla con questo kit si deve fotocopiarla al 150% e si può notare che appunto le estremità alari seguono quelle dei trittici della monografia di Ali Straniere in Italia.  Ritornando alle decals per l’esemplare italiano c’è da dire che i numeri in coda che identificano il 132° gruppo dovrebbero avere anche loro il contorno all’esterno di colore rosso come lo ha il numero individuale.  Questo kit in conclusione non appare di difficile assemblaggio pur tenendo conto  della sua natura di modello tipo short run e, come già detto, può rendere molto felice chi si interessa di aviazione italiana. Va ricordato, però che le dimensioni del modello una volta finito non sono di poco conto: l’apertura alare infatti è di quasi 40 cm….
Gabriele Luciani