Torpedine Semovente Rossetti "Mignatta" S-2 Regia Marina , Pola 31.10.1918 da kit Italian Kit scala 1/35
Nella notte fra il 30.10.1918 e il 1.11.1918 nel porto di Pola, due ufficiali della Regia Marina, affondarono la corazzata austrica "Viribus Unitis" usando un particolare ordigno, la Torpedine Semovente Rossetti: con il kit in resina di Italiankits è possibile riprodurla in 1/35 .
Modello foto e testo di Gabriele Luciani
Ancora oggi scarsamente note sono le vicende del blocco navale messo in atto dal Regno d’Italia e dai suoi alleati, nella strettoia del Canale d’Otranto, contro il traffico austriaco durante la Grande Guerra: l’importanza di quanto avvenuto nel Mare Adriatico emerge chiaramente constatando che, nel 1918, pur essendoci ancora vaste zone del territorio francese occupate dai tedeschi, la sconfitta finale degli Imperi Centrali fu principalmente dovuta al loro crollo economico, scaturito a sua volta dall’isolamento continentale degli stessi, risultato ottenuto col predominio non solo dell’Oceano Atlantico ma anche del Mediterraneo da parte degli Anglo-Americani e della Intesa. Nel contesto nella guerra in Adriatico c’è poi da considerare la volontà di rivalsa dei vertici della Regia Marina nei confronti della Kriegsmarine asburgica , con i primi desiderosi di riscattare la dolorosa sconfitta di Lissa del 1866, con un grande scontro navale che però non si ebbe mai in quanto la minaccia costante dei sommergibili (già nel mese di luglio del 1915 gli austriaci affondarono due incrociatori italiani) e la sempre maggiore efficienza degli aeroplani sia quelli basati a terra che gli idrovolanti, costrinse ad una quasi totale inattività le unità di superfice più importanti delle due flotte. Con le navi più grosse trincerate nei rispettivi porti, al di là del modesto scontro del 14.5.1917 fra austriaci ed anglo-francesi al largo di Otranto, furono svolti in questo specifico settore tutta una serie di azioni condotte da naviglio minore e da velivoli (dopo il 1916 la supremazia aerea in Adriatico divenne sempre più appannaggio di quelli italiani), contro il litorale avversario (al punto tale che in Italia vennero organizzati treni armati con cannoni anche di grosso calibro che si muovevano sulle linee ferroviarie più vicine alla costa). A lungo andare però, la flotta austriaca come il resto delle forze armate dell'impero austro-ungarico, soffrì di una sempre maggiore e drammatica penuria logistica al punto tale che molte sue navi letteralmente cadevano a pezzi e l'attività della Kriegsmarine nel tempo scemò sempre più arrivando negli ultimi mesi di guerra a cessare quasi del tutto . Da parte della Regia Marina vennero usati anche dei motoscafi, inquadrati in varie flottiglie, concepiti inizialmente per contrastare i sommergibili nemici, motoscafi denominati M.A.S. e che ben presto vennero impiegati per la loro velocità e le ridotte dimensioni, contro le navi avversarie pure nelle volte che queste uscivano in mare aperto. Fino alla fine della guerra questi “gusci di noce” si resero protagonisti di epiche imprese, entrate di diritto nella storia della marineria bellica italiana ma a quei tempi, i comandanti delle varie flottiglie di motoscafi, nell'intento di stanare le navi nemiche alla fonda nei loro porti, si industriavano per realizzare delle incursioni contro le basi austriache dell’Istria e della Dalmazia, ideando mezzi navali idonei a scavalcare le ostruzioni poste a difesa degli stessi porti .Fra questi , due ufficiali, il Magg. G.N. Raffaele Rossetti e il Cap. M. Raffaele Paolucci, senza sapere nulla delle rispettive iniziative, stavano concependo un nuovo tipo di attacco contro le navi austriache, non più in superfice ma al di sotto : il primo già nel 1915 pensava ad un mezzo con il quale portare nelle vicinanze di una nave nemica un carico di esplosivo, il secondo si stava allenando per penetrare a nuoto in una base avversaria anche lui portandosi una carica o un siluro… Raffaele Rossetti, nel 1916 era stato autorizzato ad utilizzare e modificare dei siluri del tipo B57 conducendo delle sperimentazioni nel golfo di La Spezia fino a quando agli inizi del 1918 lo stesso ufficiale ritenne opportuno di realizzare un altro ordigno costituito sulla base di un siluro Schneider modello A.115/450 dotato di serbatoi d’aria compressa di maggiori dimensioni.
Il magg. Rossetti ottenne così un mezzo capace di navigare quasi al pelo dell’acqua, rivestito da uno scafo costituito da assi di legno e armato con due cariche esplosive, ognuna da 175 chili, poste sul davanti, da applicare allo scafo della nave nemica e da far esplodere con un innesco a tempo; l’intenzione era poi quella di usare lo stesso mezzo per la fuga. Il Magg. Rossetti chiamò questo apparato "Torpedine Semovente", realizzandone due esemplari (S-1 e S-2) ed insieme al Cap. Paolucci (i vertici della R.M. ritennero opportuno di associare i due ufficiali) si esercitò nella Laguna Veneta in strutture fatte costruire a somiglianza di quelle austriache: si constatò che il siluro, ribattezzato “Mignatta”, anche se funzionava abbastanza, non poteva portare agevolmente due operatori in contemporanea se gli stessi vi si ponevano sopra a cavalcioni, in quanto tendeva ad affondare di coda. Quando i due ufficiali riuscirono comunque ad avere una buona padronanza della Torpedine Semovente, la sera del 31.10.1918, un gruppo navale, composto da due torpediniere e due motoscafi armati siluranti, partì da Venezia alla volta di Pola, trasportando il siluro S-2 e il Magg. G.N. Raffaele Rossetti e il Cap. M. Raffaele Paolucci. Arrivati alle 20.00 , nei pressi di Pola, presso le isole Brioni, uno dei motoscafi, quello al comando del capitano di Vascello e M.O.V.M. Costanzo Ciano (già protagonista il 10.2.1918 della “beffa di Buccari”), si distaccò dal resto della squadra e, trainando la “Mignatta” alle 22.00 arrivò in prossimità della prima ostruzione del porto, consentendo cosi ai due ufficiali e all’S-2 di addentrarsi nel porto di Pola.
Sia pure con molte difficoltà, dopo ben cinque ore di una sofferta navigazione anche a causa di alcuni malfunzionamenti del siluro, il Magg. G.N. Raffaele Rossetti staccò la prima carica dalla “Mignatta” e dopo ben quaranta minuti di tentativi, riuscì a farla aderire allo scafo della corazzata “Viribus Unitis” mentre il Cap. Paolucci lottava contro la corrente per non far allontanare se stesso e il siluro dal collega. Verso le ore 5.30 del 1.11.1918 , i due ufficiali italiani vennero scoperti dai proiettori della medesima corazzata: prima di essere catturati dagli austriaci, decisero di affondare l’S.2 e prima di abbandonarlo lo rimisero in moto…Portarti a bordo della “Viribus Unitis” il Magg. G.N. Raffaele Rossetti e il Cap. M. Raffaele Paolucci constatarono che anche su questa nave l’impero Asburgico sta vivendo i suoi ultimi giorni di vita e che la gran parte dell’equipaggio rimasto era di nazionalità slava in quanto sembrava molto probabile che la flotta austriaca in previsione dell’imminente sconfitta sarebbe stata di una nuova entità statale…I due ufficiali italiani hanno ordini ben precisi ma ritenendo opportuno salvare molte vite, decisero di riferire al comandante della corazzata di aver minato la stessa. Alle 06.30 circa la carica posta sotto la Viribus Unitis esplose con un immenso fragore seguita ben presto dall’altra carica rimasta sulla Mignatta: la torpedine aveva continuato a navifare arrivando ad arenarsi nella insenatura di Vergarolla e l’innesco della seconda carica la fece esplodere in vicinanza di un grosso piroscafo di 16.000 tonnellate, il “Wien” che affondo pure lui il tutto a dimostrazione dell'altissimo rapporto costo –efficacia dell'ordigno concepito da Raffaele Rossetti !
L'azione nel porto di Pola da una illustrazione su un giornale francese dell'epoca
Il Magg. G.N. Raffaele Rossetti e il Cap. M. Raffaele Paolucci furono quindi liberati il 5.11.1918 e il 10.11.1918 Vittorio Emanuele III° “motu proprio” concesse ai due ufficiali la Medaglia d’Oro al Valor Militare, e da questo momento le loro strade prendono vie diametralmente opposte: Raffaele Rossetti fu uno strenuo oppositore al fascismo, anche quando Benito Mussolini arrivò al potere, arrivando nel 1925, ad espatriare in Francia dove divenne un alto esponente dell’antifascismo italiano; durante la guerra civile spagnola Raffaele Rossetti si trasferì a Barcellona collaborando con i repubblicani, rientrando poi in Italia dove morì nel 1951. Raffaele Paolucci divenne nel 1924 deputato del P.N.F. e fu richiamato in servizio come ufficiale medico dapprima nella guerra d’Etiopia e poi nella seconda guerra mondiale servendo come Maggior Generale medico della Riserva di Marina, rimanendo a Roma presso il ministero della Marina; dopo aver subito nel secondo dopoguerra l’epurazione, si dedicò interamente alla professione medica ed alla carriera universitaria, ritornando in politica dal 1953 dapprima come deputato e poi come senatore del Partito Monarchico Italiano sino alla sua morte nel 1958. La vicenda dell’affondamento della Viribus Unitis però ebbe ulteriori e poco gloriosi strascichi …Durante la Grande Guerra infatti erano stati stabiliti dei premi consistenti anche in ingenti somme di denaro da elargire a chi avesse causato la perdita di navi avversarie quando fu emanato il decreto luogotenenziale 21 aprile 1918 n. 615, “contenente i compensi da corrispondersi a coloro che, in azioni di guerra, abbiano distrutto navi nemiche” . Il decreto constava solamente di due articoli, concertati con il ministro del Tesoro, su proposta del ministro della Marina: Art. 1. A chiunque abbia, in un’azione di guerra, distrutta una nave nemica spetterà un compenso in denaro pari all’ammontare del 2% in lire italiane dell’Unità distrutta, quale risulta dalla tabella allegata al presente decreto…Art. 2. L’accertamento del diritto al premio, nonché la sua ripartizione fra le varie persone che abbiano preso parte all’azione di guerra che avrà dato luogo alla distruzione della nave nemica, spettano al Consiglio Superiore di Marina …; nella tabella allegata al decreto, il premio di affondamento previsto per la Viribus Unitis era di Lire 1.300000. Nei primi mesi dopo la Grande Guerra , sorse una diatriba fra vari enti ed autorità della Regia Marina e del Ministero in odine al riconoscimento o meno in capo al capitano di Vascello M.O.V.M. Costanzo Ciano di un suo eventuale diritto di partecipazione al premio sino ad un terzo dello stesso per l’affondamento della corazzata austriaca: la richiesta di Costanzo Ciano venne alla fine rigettata ma nel contempo era nata una ulteriore querelle… Nel FOM n. 61 del 4 di marzo 1919 con cui veniva comunicata la concessione dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine Militare di Savoia al Costanzo Ciano, si faceva cenno all’azione di Pola, asserendo che lo stesso c.te Ciano fosse l’ ideatore della Torpedine Semovente. Costanzo Ciano in verità si affrettò ben presto su invito di Raffaele Rossetti a smentire tale asserzione ma solo dopo un anno fu ristabilita la verità con una rettifica ufficiale del ministero della marina. Di queste vicende ne parlò poi lo stesso Raffale Rossetti in suo testo edito a Roma nei primi mesi del 1925 dal titolo “Contro la "Viribus Unitis" : le vicende di un'invenzione di guerra : note documentate” e finito subito, insieme alla stamperia, nel mirino dei fascisti che distrussero quasi tutte le copie stampate (oggi però ve ne sono ancora alcune in diverse biblioteche italiane) ma non “il piombo e parte dei clichés delle illustrazioni, tanto che il libro fu ristampato nel settembre 1925 con un nuovo frontespizio e con qualche rinuncia alle illustrazioni (forse scomparse nel trambusto dell’incendio), ma anche questa volta l’opposizione del fascismo ormai diventato Regime valse a ridurne a poche le copie effettivamente distribuite” (cfr. premessa del volume di R.H. Rainero “ Raffaele Rossetti. Dall’affondamento della “Viribus Unitis” all’impegno antifascista”, Milano, Marzorati, 1989) .
Al di la di tutte queste vicende post belliche, si può dire che la Torpedine Semovente Rossetti in pratica è stata il precursore dell’analogo sistema, il Siluro a Lenta Corsa “Maiale” ideato nel 1935 dai capitani del Genio Navale Teseo Tesei ed Elios Toschi che è stato riprodotto in resina negli anni novanta dalla Model System Trade e poi dalla Model Victoria, più recentemente in plastica iniettata di Italeri: anche la Mignatta è stata riprodotta in scala 1/35 con un kit in resina commercializzato molto tempo fa dalla Italian Kits Mail Order con numero di catalogo IKA35013. Dal marzo 2024 molti stampi della Italian Kits sono stati rimessi in commercio da Fabrizio Marini (per i vari aggiornamenti il sito è https://www.fabrimore-soldier.it/ ): e quello della Mignatta è uno degli ultimi ad essere stato riedito e che ho avuto modo di assembalre. Come ogni volta che si assembla un modello in resina, va sempre ribadita l'avvertenza che quando si lavora con questo tipo di materiale, vanno usati sempre un paio di guanti di lattice per le mani ed una mascherina sul viso, per la protezione rispettivamente della pelle e delle vie respiratorie; si deve sempre operare in ambienti ben ventilati quando si usano carte abrasive per lisciare le parti ed inoltre vanno seguite scrupolosamente le indicazioni fornite dai produttori di colla ciano acrilica che si dovrà usare nella costruzione di questo kit. La separazione dei pezzi dalle materozze di stampa è opportuno poi farla con cautela usando un piccolo archetto da traforo da orefice e per eventuali ritiri della resina si può usare lo stucco Tamiya Putty Basic Type , un prodotto molto valido anche per i kits in resina e dalla veloce essiccazione , purtroppo non più importato in Italia...
Il kit è molto semplice ma di sicuro effetto : il corpo della torpedine è scomposta in una parte principale con le due cariche esplosive anteriori riprodotte in un corpo unico e il conetto dell’elica posteriore. C’è poi una serie di piccole parti , alcune invero abbastanza sottili che ho separato con molta cautela dalle materozze di stampa e ho unito con attenzione al siluro, come le pale dell’elica, i vari fermi delle testate esplosive, il comando dell’aria compressa e i maniglioni per il trasporto.
Vi è anche una riproduzione di un trabattello in legno per il posizionamento della torpedine quando la stessa non era in acqua. Sull’assemblaggio dei pezzi facilitato dal foglio istruzioni allegato , c’è poco da dire anche perché la resina è di buona qualità senza ritiri, forse le incisioni del corpo della Torpedine Semovente sono un pochino troppo marcate, in poco tempo comunque sono arrivato alla colorazione.
Data una mano di grigio chiaro di fondo sui pezzi assemblati (ho usato nelle varie fasi sempre l'aerografo, un affidabile Paashe H-3), delle passate di nero opaco sulle incisioni per dare una pre-ombreggiatura, ho ritenuto di seguire le indicazioni delle istruzioni usando per la colorazione del siluro lo smalto Humbrol 91, un verde opaco molto scuro, che ho steso in modo non uniforme sul corpo della Mignatta mentre il conetto delle eliche e relative pale le ho dipinte con un giallo oro. Il trabattello l'ho dipinto in marrone chiaro e su questo che sulla torpedine ho effettuato delle leggere lumeggiature per dare una minima patina di invecchiamento (si tratta pur sempre di una riproduzione di un mezzo che era sempre in acqua...) .
A completamento della colorazione , su tutto ho steso una mano dell'ottimo trasperente opaco XW1 Ultra Matt della Kcolors , ottendo così un risultato finale che ritengo abbastanza soddisfacente e realistico.
Gabriele Luciani