Storia Militare - Dossier n. 24 - Mezzi corazzati e blindati dell'E.I. 1945-2015 Parte 1°

Presentiamo il Dossier - n. 24 del periodico Storia Militare, il primo di una trilogia di pubblicazioni dedicate ai mezzi da combattimento dell'E.I. in servizio dal dopoguerra ai giorni nostri: questo dossier copre il periodo dal 1945 ai primi anni novanta, a firma di Fillipo Cappellano e Fabrizio Esposito, con Daniele Guglielmi

 

Testo e foto di Gabriele Luciani     

Uno dei tanti e diffusi luoghi comuni sulle FF.AA. italiane è quello di ritenere che dal secondo dopoguerra e fino al 1992, le stesse abbiano condotto solo una vita di guarnigione e mirata unicamente, sotto l'ombrello N.A.T.O., alla difesa di punto della famosa soglia di Gorizia... Questa considerazione è più pervicace per quanto riguarda l'Esercito Italiano la cui esistenza dal 1945 e per diversi decenni, sarebbe stata per l'opinione pubblica nazionale, del tutto dominata dai problemi del personale di leva...C'è da dire che anche molti appassionati modellisti hanno tali opinioni,anche se parecchi non dimenticano le missioni di pace in Libano, forse per via del fatto che i mezzi in dotazione all'E.I. sono sempre stati dipinti in un uniforme verde oliva...In effetti, ci sono stati diversi e duraturi periodi in cui la Repubblica Italiana non è stata direttamente coinvolta in situazioni che avrebbero potuto o dovuto vedere l'impiego consistente  delle sue FF.AA. in conflitti o missioni all'estero, ma ci sono stati anche momenti importanti nella storia italiana che hanno segnato tappe importanti per l'E.I. ed anche per la stessa nazione...Gli anni che vanno dal 1945 al 1950 furono quelli della ricostruzione dopo la tragedia bellica, con il recupero del materiale sopravvissuto e rimasto o ritornato in mani italiane: altro luogo comune infatti è quello di pensare che dopo l’armistizio del settembre 1943, tutte le forze armate italiane siano sparite come d’incanto dalla scena per poi “magicamente” ricomparire in un non definito periodo dopo la conclusione della seconda guerra mondiale…Al contrario furono veramente tanti quelli che portarono i gladi al colletto operando  con mezzi corazzati mentre quelli con le stellette non fuono molti (vedasi Sergio Corbatti e Marco Nava "...come il diamante: i carristi italiani 1943-1945"  recensione libro ), tanto che in effetti le uniche forze corazzate italiane del periodo in questione operano nei ranghi della R.SI.”  i cui mezzi sopravvisuti al termine del conflitto e recuperati dagli alleati (come ad esempio i carri del gruppo corazzato "Leonessa" della G.N.R. ) equipaggiarono per lo più insieme ad alcune deicine di carrette cingolate e autocarri blindati di produzione inglese e canadese,  forniti ai cinque Gruppi di Combattimento nel 1944, i carri alleati (M4 ed M 3) provenienti dai campi ARAR, le poche unità blindo-corazzate italiane del Regio Esercito prima e dell'Esercito italiano sino all'arrivo degli aiuti del piano statunitense MDAP. Negli ultimi anni del decennio 40, l'E.I. ebbe più che altro una funzione di ordine pubblico e forti limitazioni dovute alle clausole imposte all'Italia dal trattato di pace, restrizioni che vennero meno quasti del tutto con l'entrata nel Patto Atlantico del 1949 anno che aprì un nuovo capitolo per le FF.AA. nazionali. Gli anni 50 infatti furono un periodo in cui non solo si raggiunse il massimo livello quantitativo ed anche qualitativo in rapporto agli armamenti dei paesi del Patto di Varsavia, ma furono anche gli anni del primo impegno all'estero in una missione di peace keaping (il governatorato in Somalia), dell'indroduzione in massa del carro M 47 nei reparti carristi dell'E.I. , della gravissima tensione con la Jugoslavia per la città di Trieste che per poco non sfociò in un aperto conlfitto ...La copiosità degli aiuti statunitensi in fatto di armamenti dilatò quasi a dismisura l'ordinamento dell'E.I. : addirittura il gettito del personale di leva sembrò ad un certo punto insufficiente e comunque rimase molto grave il problema dei mezzi logistici che avrebbero dovuto essere acquisiti autarchicamente...Dalla metà degli anni 50 si passò così ad una prima razionalizzazione dell'organizzazione dell'E.I., pensando anche al termine degli aiuti MDAP : questo ultimo fattore, unita all'obsolescenza dell'M47 in confronto all'ammodernamento del parco carri dei Paesi del Patto di Varsavia, indusse lo S.M.E. a preoccuparsi della sostituzione del medesimo carro che era presente nei reparti carristi italiani in quasi 2500 esemplari ! Si arriva così agli anni 60, un decennio che aprì un periodo di stabilità in Europa, paradossalmente dovuta alla guerra fredda e alla contrapposizione dei blocchi occidentale ed orientale che almeno in superficie e nel vecchio continente, ebbe l'effetto di evitare del tutto conflitti armati...Il grande evento di questi anni nella storia dell'E.I. fu proprio la sostituzione dell'M 47 e la scelta del successore, che già dopo i primi test condotti in Sardegna nel 1964, sarebbe dovuta orientarsi in favore del carro tedesco Krauss Maffei Leopard 1,  che per le esigenze italiane era il compromesso migliore, ma inopinatamente nel marzo del 1965 venne scelto l'M-60 A 1. I retroscena di questa vicenda potrebbero essere quelli, che purtroppo hanno sempre caratterizzato in Italia l'adozione dei nuovi sistemi d'arma...forse alla base di tale decisione pesarono le compensazioni industriali offerte dalla Chrysler , la più semplice manutenzione e modalità d'impiego rispetto al Leopard , fattori che prevalsero su altre considerazioni negative come la mole e l'altezza del carro statunitense che non lo avrebbero facilitato in quello che sarebbe potuto essere il suo teatro di impiego principale ovvero il Friuli. Non si tenne però nel dovuto conto un elemento per nulla secondario ovvero il trasporto dell'M.60 A 1 sui pianali delle Ferrovie dello Stato, trasporto per il quale si doveva smontare da ogni blindato i cingoli e la ruota motrice (lavoro certo non semplice...), oltre al periscopio in torretta altrimenti il carro era fuori sagoma rispetto al pianale con le ovvie pericolose conseguenze durante il tragitto !!! Altri problemi che emersero furono la scarsa mobilità, la constatazione che i pattini in gomma dei cingoli (rimasti sempre del tipo 97E2 Early) non potevano essere sostituiti se non cambiando tutto il cingolo nel suo complesso e che il complesso delle sospensioni non era molto robusto...L'ordinazione degli M.60 A 1 venne così interrotta il 1.1.1966 ed alla fine, dopo l'arrivo di 100 M 60 A 1 forniti dalla Chrysler, solo altri 200 carri vennero prodotti in Italia: nell'arco di tempo che va dal 1965 al 1970 l'Esercito Italiano ricevette così 300 M60A1 che andarono ad equipaggiare la divisione corazzata Centauro e una compagnia dell'Ariete, oltre le scuole. Dopo nuove sperimentazioni nel 1969 in Sardegna, alla fine fu scelto il Leopard 1A1 che entrò in servizio nei reparti italiani finalmente nel 1970 ma il problema della sostituzione di tutti gli M47 non fu del tutto risolto per via delle croniche ristrettezze di bilancio, e si arrivò così all'assurda situazione per l'E.I. di avere in linea, contemporaneamente, tre tipi diversi di carri armati da battaglia !!! Gli anni 70 sono comunque il decennio dell'introduzione in servizio del Leopard 1A1 ma anche quelli della contrazione del 1975, del primo impiego fuori area in una missione di peace keaping, ovvero l'invio di un reparto di elicotteri dell'ALE in Libano nel 1976, dell'impegno a sostegno delle forze di polizia contro il terrorismo, ma anche delle prime frizioni con il governo libico che incominciarono a far capire anche ai responsabili politici che la difesa del paese non poteva essere quasi del tutto concentrata nel Nord Est d'Italia...Negli anni 80, dopo le note missioni a Beirut del 1982 e del 1983,  si incomincia a pensare infatti ad una difesa sempre meno incentrata sul personale di leva e molto più mobile, arrivando nel gennaio 1986 alla costituzione della Forza di Intervento Rapido, una difesa  per la quale si incominciò a progettare mezzi ruotati e quindi di facile spostamento sulle arterie stradali (Centauro e Puma ) che negli anni successivi ebbero ben altre utilizzazioni. Nel frattempo il parco carri dove ancora erano presenti i vetusti M 47, diveniva sempre meno efficace e sempre nel 1986 fu presentati fra gli altri, il prototipo di un carro di progettazione nazionale, il C. 1 Ariete ma tutta la organizzazione delle FF.AA. italiane subì inevitabilmente un profondo cambiamento dopo la caduta del Muro di Berlino che alla fine del 1989  segnò la fine di un'epoca...

Questo arco di 45 anni è il periodo preso in esame dal primo, il n. 24, dei tre dossiers  del periodico Storia Militare dedicati ai mezzi da combattimento dell'E.I. in servizio dal dopoguerra ad oggi, a firma di Fillipo Cappellano e Fabrizio Esposito, con Daniele Guglielmi, un periodo che come appena sopra esposto è tutto altro che uniforme e piatto ma anzi merita attenzione e congrui approfondimenti. Sullo stesso periodo già in passato Filippo Cappellano insieme al compianto Prof. Nicola Pignato, aveva già pubblicato due tomi (il terzo ed il quarto) dell'opera edita dall'Ufficio Storico dello S.M. E.I. "Gli autoveicoli da combattimento dell'esercito italiano" ma l'attenzione dei due valenti scrittori, si era concentrata molto di più sugli aspetti e sui principi dottrinali dell'uso dei mezzi in dotazione e sull'evoluzione degli stessi principi, con testi che effettivamente presupponevano per la loro lettura un certo impegno...Malgrado la ponderosità di questi due tomi già pubblicati, si sentiva però la mancanza di una maggiore attenzione iconografica anche alla vita presso i reparti dei vari mezzi usati nel periodo in questione e sotto questo punto di vista il Dossier n. 24 è una vera goduria! La pubblicazione è suddivisa infatti in una prima parte storica (Carri armati della Guerra Fredda) che occupa un terzo del dossier, seguita da una corposa documentazione fotografica, in molti casi con immagini inedite o poco note, alcune mai viste sino ad ora, sono di sequenza di altre già note. Moltissime sono le immagini a colori, chiaramente disponibili per i mezzi più moderni e a partire dagli M 47, con la documentazione fotografica  sezionata in capitoli separati, a seconda del carro preso in esame. Anche nella parte storica sono decine le immagini, in qualche caso di formato un pò piccolo ma sempre pubblicate con una ottima qualità di stampa. Stranemente però, nella parte storica che parte dal settembre 1943,  gli autori non fanno alcun riferimento alle formazioni corazzate dell'E.N.R. ma solo alle poche unità del Regio Esercito che dopo l'armistizio conservarono a volte per pochi mesi qualche mezzo blindato ...Il testo descrive le difficoltà della ricostruzione post bellica ma anche il successivo periodo di fortissima espansione dell'E.I. grazie agli aiuti dapprima inglesi e poi statunitensi ed è notevole lo sforzo degli autori di ricostruire il susseguirsi delle miriadi di variazioni dottrinali, delle denominazioni degli enti e dei reparti, delle circolari, dei tanti provvedimenti che si succedevano di anno in anno...segno inequivocabile che spesso i vertici del paese e di conseguenza quelli delle FF.AA. non avevano delle idee molto chiare sul sistema difesa italiano...In questo quadro chi ne fece le spese furono quasi sempre i reparti dell'Arma di Cavalleria sul cui ruolo spesso aleggiò una confusione deleteria come quella che portò questi reparti a sovrapporsi in molti casi all'impiego dei carristi e dei bersaglieri, il tutto fino all'adozione della blindo Centauro a partire dal 1993...La lettura pur impegnativa è però veramente interessante così come la parte fotografica...

Negli altri due terzi del dossier vengono presi in esame i principali carri da battaglia dell'E.I. attraverso le immagini degli stessi in servizio con i vari reparti; non vengono descritte le caratteristiche tecniche o quelle di impiego (cosa peraltro già fatta in "Gli autoveicoli da combattimento dell'esercito italiano" ma appunto la  loro vita operativa. Ottima la scelta degli autori di analizzare singolarmente le varie foto con didascalie corpose e molto eplicative, con riferimenti tecnici esemplari, con una attenzione alla descrizione dei vari stanags che non credo abbia avuto in precedenza un livello così elevato. Sotto questo ultimo punto di vista il dossier è veramente esemplare ed andrebbe consigliato non solo ai modellisti ma anche a quei tanti "addetti al settore" in servizio e/o in pensione che hanno sempre ritenuto come secondari questi importanti simboli di identificazione dei mezzi dell'E.I...Si parte dal carro leggero Stuart che nelle due versioni M 3 ed M 5 fu presente nei reparti dell'Arma di Cavalleria negli anni 50 e fu anche impiegato in Somalia dal Corpo di Sicurezza; tocca poi al carro medio M 4 Sherman che fu il primo vero passaggio verso un concreto ammodernamento ed all'altro carro leggero , l'M-24 anche esso presente in molti reparti di Cavalleria addirittura sino ai primi anni 70...Questa triade di carri statunitensi del periodo bellico furono in pratica i mezzi su cui le formazioni blindo-corazzate dell'E.I. mosserro i loro passi dopo gli ani 40: nel dossier la quantità della documentzione fotografica offerta sugli stessi aumenta in ragione della loro...età ! Le foto degli M 24 sono infatti molte di più rispetto a quelle degli altri due mezzi e sarebbe stato auspicabile, in ragione del fatto che di sottoversioni di M 4 l'E.I. ne ha avute molte, avere qualche altra foto in più di Sherman con i colori italiani...

Con l'M.26 le unità italiane hanno finalmente in servizio e  per la prima volta nella loro storia, un carro "pesante" (anche se presto sarà declassato a medio...). Il Pershing pur essendo un mezzo imponente ha però un motore non all'altezza del peso del carro (fatto questo che porta a consumi molto elevati) ed è stato concepito durante la seconda guerra mondiale: rimane però in servizio per dieci anni sino al 1961 ed oltre a battaglioni carri, viene fornito al Reggimento Lancieri di Novara (5°); alcune torrette verrano usate come fortini interrati per la fanteria d'arresto. Si prosegue con le molte immagini degli M47 e non poteva essere altrimenti visti i numeri di impiego di questo carro tenuto in servizio sino al 1993 !  Non posso, per ovvi motivi personali (!) non evidenziare che la prima immagine pubblicata sul Patton è quella bellissima ed  a colori di un Patton di Genova Cavalleria (4°) con in torretta l'Alfiere del mio reggimento con lo Stendardo con le due M.O.V.M. per lo stesso fatto d'arme, ed anche una lancia con la Dragona del reparto...

Le gallerie di immagini proseguono con l'ultimo carro statunitense entrato in servizio con l'E.I. , ovvero l'M.60A1: si tratta di foto per lo più a colori ed anche di quelle relative ai primi periodi di impiego con il 31 rgt. cor. della Divisione "Centauro" cui furono inizialmente assegnati nel 1965 questi carri; ancora oggi c'è chi mette in dubbio tale assegnazione malgrado l'evidenza fotografica e il fatto che siano rimasti alla "Centauro" fino al 1972 ...La conclusione della carrellata storico fotografica dei mezzi da battaglia è riservata al Krauss Maffei Leopard 1A1 ed ai successivi Oto Melara 1A2 nonchè ai Leopard 1A5 ; nella didascalia della foto n. 168 inerente un mezzo di Genova Cavalleria (4°) debbo però evidenziare (e non posso evitare di farlo considerato il fatto che sono un ufficiale del medesimo reggimento...) un grave errore araldico...Il simbolo sulla piastra anteriore del carro non è una "cornetta" (che sarebbe stata poi in realta inalberata successivamente dai mezzi dei Lancieri di Treviso (28°) nati nel 1975 ) ma una Dragona di colore giallo che è sempre stata il simbolo distintivo dei carri di Genova Cavalleria...Anche i carri delle foto 179 e 181 sono sempre di Genova Cavalleria e va segnalata la foto n. 186 relativa ad uno dei reparti dell'arma di Cavalleria forse tra i meno conosciuti, ovvero i Lancieri di Milano (7°) .

Conclude il dossier un capitolo dedicato alle immagini di vari mezzi cingolati considerati di "seconda linea" rispetto a quelli da battaglia, come i carri sminatori, gittaponte , sminatori e minatori, carri recupero e da soccorso, i particolari Leopard da scuola guida per anni presenti alla scuola di Lecce. In quarta di copertina uno strano errore, una sagoma di M24 identificata come M 26, ma si tratta di un refuso che nulla toglie alla altra qualità di questa pubblicazione ottima per i neofiti ma anche per chi ha già nella propria personale libreria della documentazione sull'argomento. Il prezzo d'acquisto (solo € 10,00) poi è veramente allettante a dir  poco , tenuto conto degli ottimi livelli di questo dossier, veramente consigliabilissimo .

Gabriele Luciani
 

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