Colorazioni e insegne della Regia Aeronautica
(unità da) Caccia – Assalto
 Prima Parte (1940-1941)
Seconda Parte (1941-1943)
Terza Parte (1943-1945)
A cura di Paolo Waldis e Marino De Bortoli
 disegni a colori di Angelo Brioschi
Si ringrazia La Bancarella Aeronautica per le monografie gentilmente fornite in recensione
Testo e foto di Gabriele Luciani

 

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La mimetica dei velivoli italiani prodotti e/o utilizzati dalla Regia Aeronautica negli anni 30-40, venne esaminata per la prima volta a metà anni settanta e con una attenta analisi dall’ingegnere genovese Umberto Postiglioni con alcuni suoi articoli apparsi sul periodico Aerei. In questi interventi, Umberto Postiglioni cercava  di censire e descrivere gli schemi utilizzati sulle superfici esterne degli aerei della Regia Aeronautica, in quanto sembrava che questa forza aerea avesse avuto tutto un campionario di diverse configurazioni mimetiche. Era comunque un primo approccio finalmente razionale che si  scontrava però anche con la bassa qualità di stampa con la quale erano state pubblicate, fino ad allora, le immagini di aerei italiani del periodo bellico. Inoltre, foto che facevano parte di una o più sequenze erano spesso pubblicate in modo disomogeneo in diversi periodici e/o monografie: tutto ciò spesso poteva far nascere erronee interpretazioni, facendo addirittura riscontrare schemi in effetti mai utilizzati come ad esempio le superfici supeiori dei Breda 88 in un uniforme verde scuro. Sempre nello stesso periodo, apparivano analoghi studi sulle pubblicazioni delle due più longeve e note associazioni italiane di modellisti, ovvero l’I.P.M.S.-Italy ed il C.M.P.R. di Ravenna, anche loro a volte non esenti da alcune considerazioni che poi successivamente si sono rilevate infondate, tali da suscitava un discreto interesse non solo da parte degli iscritti ai due sodolizi ma un po’ in generale da parte di molti altri appassionati, italiani e non. Nel 1977 il C.M.P.R. decise di concretizzare i vari studi di Umberto Postiglioni ed Andrea Degli Innocenti, un socio dello stesso C.M.P.R. che era stato a sua volta autore di molti interventi, in una monografia intitolata “Colori e Schemi Mimetici della Regia Aeronautica 1935-1943” che sempre nel 1977 venne distribuito ai soci, al posto degli usuali Notiziari di Plastimodellismo editi sempre dal CMPR. La monografia divenne ben presto un punto fermo e di riferimento per chiunque voleva interessarsi della riproduzione in scala dei velivoli italiani del periodo preso in esame; per di più in allegato c’era anche un “pieghevole” con le chips di tutti i colori mimetici impiegati nello stesso periodo ed una tabella per poterli riprodurre con estrema esattezza, miscelando le varie tinte Humbrol, allora i più diffusi smalti per modellismo. In buona sostanza, i due ricercatori riscontrarono che dopo la prima guerra mondiale e fino al 1936, in generale i velivoli italiani non erano mimetizzati: la Regia Aeronautica, a seguito dell’impiego di suoi velivoli nella guerra civile spagnola, incominciò ad utilizzare per la mimetica delle superfici superiori degli aerei uno schema a bande non sfumate per poi passare nell’imminenza della 2° g.m. ad uno schema a chiazze irregolari di due colori, verde e marroni, poste  su fondo giallo. Le varie ditte costruttrici però non utilizzarono le stesse tonalità tanto che delle varie tinte si possono rinvenire quattro tipi di verdi, di marroni e di sabbia che a seconda del produttore venivano volta per volta usati e combinati fra loro quasi sempre  però con le due macchie di colore diverso e più scure messe a reticolo sul fondo più chiaro. Nel 1941 lo Stato Maggiore della R.A. decise di semplificare la situazione introducendo nuovi colori ma riducendo il loro impiego a sole due sole tinte da utilizzarsi per volta, ovvero un verde oliva scuro e un nocciola chiaro da combinarsi insieme per i velivoli destinati ad operare in Africa Settentrionale o ad una sola , cioè il verde oliva scuro steso uniformemente, per gli aerei che dovevano rimanere in Patria o comunque in territori europei. Alla circolare che definiva le nuove normative, veniva allegata una tabella con la denominazione dei colori e del loro impiego, definita “Tavola 10”, colori che vennero effettivamente usati con gli aerei costruiti dalla fine del 1941 in poi. Nel 1994, dopo la scomparsa nel dicembre 1991 di Umberto Postiglioni, tre altri ricercatori, Gregory Alegy e Marco Gueli del GAVS di Roma, Paolo Varriale dell’IPMS Italy, procedettero ad una riedizione della monografia “Colori e Schemi Mimetici della Regia Aeronautica 1935-1943”, oramai divenuta un “cult” ma praticamente irreperibile, ripubblicata oltre che dal CMPR e dal GAVS anche dal Gruppo Modellistico Trentino che ne curò anche la distribuzione. In questa seconda edizione, venivano decisamente migliorate la  veste grafica ed iconografica, nel contempo venivano rivisitate anche alcune delle precedenti deduzioni. Anche questa volta, l’opera confermò il suo ruolo di punto di riferimento anche se   lo studio di base della materia  era pur sempre quella del 1977…

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In effetti dopo la ristampa del libro del CMPR, per avere nuovi interventi almeno sul tema della mimetica dei caccia italiani della R.A. si è dovuto aspettare l’uscita delle varie monografie delle serie Ali d’Italia, sotto serie Ali e colori, edita dalla Bancarella Aeronautica di Torino, dapprima ai tre principali monomotori appartenenti alla cd. serie “zero” , seguiti dai due Macchi a motore lineare e poi da quelli della Reggiane. Nel novembre del 2002 due degli autori di alcune delle precedenti monografie, ovvero Paolo Waldis e Marino De Bortoli, (non è fuor di luogo rilevare che sono fra l’altro due provetti modellisti entrambi dell’I.P.M.S. Italy), hanno ritenuto opportuno di concentrare in una monografia le loro considerazioni inerenti proprio i velivoli da caccia ed assalto della R.A. dei primi anni di guerra ovvero quelli del periodo in cui si utilizzarono gli schemi a tre toni di colore, seguendo in pratica l’itinerario già dei volumetti della serie Dimensione Cielo edita nei primi anni 70. Il testo redatto in italiano ed inglese, era naturalmente completato da profili (molti di questi fino ad allora inediti) a colori realizzati dall’Ingegnere Angelo Brioschi già autore della maggior parte degli altri analoghi profili già editi sulle altre monografie. Questa era la prima monografia della serie “Colori & Insegne” ed era suddivisa in 7 capitoli: i primi sei erano dedicati ad altrettanti teatri dove operò la R.A. (fronte francese, Manica, Malta ed il Mediterraneo giugno 1940-Settembre 1941, Grecia, Africa settentrionale fino al settembre1941, A.O.I.), con l’ultimo dedicato ai colori usati sui velivoli con una attenta disamina degli stessi anche e soprattutto da un punto di vista modellistico con la traduzione delle tinte con gli smalti Humbrol che meglio possono riprodurre.  Venivano  descritti nelle grandi linee, gli impieghi operativi dei vari caccia ed assaltatori dei quali si esaminavano in dettagli gli schemi ed i colori mimetici nonché insegne di nazionalità e di reparto, con una ottimale distribuzione dei disegni che effettivamente integrano il testo e il periodo descritto seguono. La monografia era insomma un vero complemento delle altre della Serie Ali d’Italia anche se non era presi in considerazione alcuni velivoli minori come ad esempio i tuffatori SM.85 usati prima degli Ju.87 ma in buona sostanza era veramente un valido testo da affiancare alle due edizioni del volume del CMPR.

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Diverse foto dei velivoli presi in esame completavano l’opera e tutto lasciava presagire che alla monografia in questione presto sarebbero succedute altre inerenti il restante periodo d’impiego dei caccia ed anche degli aerei delle altre specialità…Stranamente, malgrado il successo delle altre monografie della serie (o forse proprio per questo e per l’impegno richiesto per la loro pubblicazione), si è dovuto attendere fino al 2009 per l’uscita di altre due monografie della serie Colori & Insegne con la prima monografia edita nel 2002 che è stata ripubblicata senza alcuna variazione se non nella prima di copertina che vede il cambiamento della indicazione degli anni presi in considerazione.

 

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La prime delle due nuove monografie della serie Colori & Insegne è dedicata al periodo in cui vennero adottate sui caccia di produzione nazionale il nuovo schema a due soli colori con le tinte della tavola 10, ovvero come dicono gli stessi autori gli anni in cui c’è il maggiore impiego delle forze italiane ma anche della loro sconfitte dopo l’estate del 1942. Anche questo testo segue le linee del precedente, ma in questo caso i profili di Angelo Brioschi sono quelli già pubblicati nelle altre monografie della serie; non ci sono altresì disegni inerenti alcuni tipi “minori” del periodo ovvero il Caproni Vizzola F.5 che pur prodotto in pochi esemplari dovrebbe avere la stessa attenzione di quella dedicata ad esempio al Re 2000,  prodotto in un numero quasi analogo di velivoli, o i caccia bimotori italiani effettivamente entrato in servizio come il FIAT CR. 25, il CANSA FC.20, il Romeo 57…

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La suddivisione del testo  è in sei capitoli, con  il primo e l’ultimo dedicati rispettivamente alle “Nuove norme di verniciatura” introdotte nel corso del 1941 e,anche qui,alla descrizione dei vari colori e della loro riproduzione modellistica con una esame in effetti molto approfondito. Gli altri quattro capitoli esaminano il fronte del Mediterraneo , la campagna di Russia, il fronte africano e la difesa del territorio nazionale fino all’armistizio dell’8.9.1943: i testi descrivono in questo caso con un maggiore impegno le operazioni belliche rispetto alle mimetiche dei velivoli impiegati. Troviamo anche in questa occasione una carrellata di insegne di reparto del periodo esaminato.

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La terza monografia completa l’arco temporale prendendo in esame il periodo che va subito dopo l’armistizio fino alla conclusione delle ostilità , naturalmente tenendo conto della suddivisione dei superstiti reparti italiani nelle due aviazioni nate una al nord, sorta alcuni mesi dopo la costituzione della Repubblica Sociale e l’altra una delle poche espressioni di indipendeza dell’effimero “Regno del Sud” tollerate dagli  anglo-americani.  Pochi i capitoli in cui è suddiviso il testo:  il primo è dedicati ai magmatici giorni post-armistiziali , il secondo alla A.N.R., il terzo alla R.A. cobelligerante, l’ultimo ai colori impiegati, con l’interesse doverosamente spostato verso le tinte e le mimetiche di origini straniere stante l’impiego di velivoli tedeschi da una parte, inglesi ed americani dall’altra. Anche in questo caso sono pochi i profili di Angelo Brioschi inediti anche se si segnalano alcune correzioni rispetto ad altre precedenti uscite: ad esempio il C.205 blu 1 della 3° sq. MM.9350 che nel relativo profilo pubblicato sul fascicolo 5 della serie Ali & Colori era identificato come un serie I di cui conservava però inalterato l’armamento alare, qui viene correttamente proposto con l’ala di un serie III (ovvero con i cannoncini da 20 mm) come appurato dalle foto pubblicate su “Camouflage and Markings of the Aviazione Nazionale Repubblicana 1943-1945”  di Ferdinando D’amico e Gabriele Valentini che credo di poter asserire tranquillamente, rimane comunque la principale opera di riferimento per le mimetiche appunto della A.N.R. . Anche alla luce di tale ultima considerazione non ritengo di poter convenire con Paolo Waldis e Marino De Bortoli, nonché con Angelo Brioschi quando asseriscono che gli ultimi 205 prodotti dalla Aer.Macchi avevano lo schema cd. Herringbone realizzato con bande trasversali di due grigi RLM e non con il verde oliva scuro 2 ed il nocciola chiaro 4 come i G.55 che la FIAT produceva nello stesso periodo basandosi su una presunta eccezione consentita alla fabbrica torinese: a parte la mancanza di una documentazione scritta di tale permesso, questa opinione difforme rispetto a quanto precisato da Ferdinando D’amico e Gabriele Valentini (ovvero che lo schema Herringone era con il verde oliva scuro 2 ed il nocciola chiaro 4 sia sui  G.55 che sui C.205) non mi persuade anche perché  non spiega come mai in reparto la mimetica dei C.205 a bande trasversali venne quasi del tutto ritoccata con grigi RLM (quale doveva essere la necessità di tale variazione se già i velivoli fossero stati dipinti in fabbrica dalla Aer.Macchi con colori tedeschi ?)  lasciando solo il muso con le bande…

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Anche in questa terza monografia compaiono delle foto a corredo del testo e dei profili: ad esempio una di queste è una rara immagine (l’ho vista solo in internet fino ad ora) del lato destro del Re.2002 rosso 5 della 239, importante perché è di sequenza di un’altra del lato sinistro dello stesso velivolo, più volte pubblicata ma molto scura e fa vedere anche il numero individuale di questo Ariete II…Pure qui trovano posto una carellata di insegne di reparto e personali usati sugli aerei ed una descrizione delle insegne di nazionalità. Sulle insegne di nazionalità usati sulle ali della A.N.R. noto che Angelo Brioschi le ha correttamente raffigurate per quanto attiene all’orientamento delle lame dei fasci del G.55 con la mimetica a losanghe della 1° sq. del 2° gr. C.T. “Gigi Tre Osei” ma non per il G.55 della Sq.Aut. Montefusco e quello con mimetica con i grigi RLM della 2° sq. del 2° gr. C.T. “Diavoli Rossi” (in questo casi i fasci erano speculari, vedi il mio elaborato pubblicato sul sito ufficiale dell’IPMS Italy e sul notiziario 3-2009 sempre dell’IPMS Italy) .
In conclusione sulle tre monografie qui prese in esame c’ è da dire che la prima con i suoi profili esclusivi può essere acquisita senza patemi anche da chi è già in possesso delle altre monografie delle varie serie “Ali d’Italia” edite dalla Bancarella mentre le altre due in effetti ripropongono, specie la seconda di Colori & Insegna, profili già visti, e poco di più aggiungono alla conoscenza dell’appassionato italianofilo sull’argomento colori e schemi mimetici dei velivoli italiani degli anni 40, ma per chi sullo stesso tema non ha ancora molto nella sua personale documentazione non farebbe affatto male a prenderle in considerazione, anzi !!!
Gabriele Luciani

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